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Amira Hass: chi vuol vivere a Gaza?

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La settimana scorsa ho incontrato un alto ufficiale dell’esercito. Mi ha assicurato che un palestinese scarcerato alcune settimane fa, dopo nove anni di prigione, è stato trasferito a Gaza rispettando la sua volontà.Non ho potuto fare a meno di ridere a questa palese bugia (raccontata ai militari dalle autorità carcerarie). L’uomo ha una moglie e un figlio in Cisgiordania che non vede da anni. Non ha mai vissuto a Gaza, tranne qualche mese negli anni novanta. È membro di Al Fatah e dell’Olp, due formazioni poco apprezzate a Gaza.Il 23 maggio alcuni uomini armati hanno dato fuoco a un campo estivo che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) gestisce per i bambini della Striscia di Gaza. Il campo era molto apprezzato dalla popolazione, ma i dirigenti di Hamas hanno fatto capire che non gradivano.Alcuni amici mi hanno raccontato che da qualche settimana in molte moschee viene criticato l’Acnur. Non sorprende che alcuni ignoti “esecutori della volontà di Dio” abbia

Zvi Schuldiner : Israele ,il fascismo che avanza

Le agenzie di stampa italiane riferiscono alcune dichiarazioni del ministro israeliano Moshe Yaalon (del partito di destra Likud): «Anche nelle università israeliane ci sono alcuni elementi che si mobilitano contro lo stato ebraico», ha detto: nemici interni che si allineano «ai nazionalisti arabi e i jihadisti di tutto il mondo».In Israele i media non hanno riferito queste dichiarazioni, ma la cosa non deve sorprendere: gli attacchi contro il dissenso qui stanno diventando routine. L'estrema destra sta usando diversi mezzi per distruggere le basi della democrazia in Israele. Uno è la delegittimazione di tutti coloro che non si allineano con l'ideologia ufficiale e le sue menzogne: questa strategia colpisce più duramente i rappresentanti politici della popolazione palestinese di Israele, ma ora anche tutte le forze democratiche di diverso colore che si oppongono alla politica guerrafondaia della destra, o lottano a favore di regole democratiche per tutti Il linguaggio di Yaa

GILBERT ACHCAR, “GLI ARABI E LA SHOAH”

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Roma, 29 maggio 2010, Nena News - «La condizione prima di ogni vera comunicazione è la possibilità di comprendere l’altro, l’interlocutore; detto altrimenti, di potersi mettere intellettualmente al suo posto, nella sua pelle – cosa che presuppone d’altronde che si sia in grado di praticare l’ascesa intellettuale che consiste nell’uscire temporaneamente dalla propria pelle per la necessità della riflessione. Nulla è più nefasto per la realizzazione di questa condizione sine qua non del dialogo dell’essenzializzazione dell’altro, che postula l’immutabilità del proprio essere e del proprio pensiero. Nessun dialogo è possibile a meno di riconoscere l’esistenza e l’esperienza, nella loro doppia dimensione individuale e collettiva, che formano la coscienza, compresa la comprensione dell’altro, e non un qualunque atavismo. L’essenzializzazione dell’altro è sempre essenzializzazione di sé – più spesso caricatura dell’altro e idealizzazione di sé, raramente il contrario» (Gilbert Achcar, Les

Editoriale di Haaretz: parlare con Hamas è meglio del blocco di Gaza

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Sintesi personale Navi adornate con striscioni e bandiere palestinesi a sostegno della Striscia di Gaza, carichi di beni di consumo per una popolazione sottoposta da circa quattro anni ad assedio, sono una minaccia per Israele. Ships adorned with banners and Palestinian flags in support of Gaza Strip residents, laden with consumer goods for a population that has been under siege for about four years, are threatening Israel. The Israeli government's response and its preparations to block the "peace flotilla" give the impression that Israel, not Gaza, is under a brutal siege. Israele sta trovando sempre più difficile spiegare la logica alla base del blocco al resto del mondo. Se lo scopo è quello impedire il lancio di razzi Qassam su Israele, allora a cosa è servita l'operazione "Piombo fuso"? Se Israele vuole utilizzare il blocco per porre sotto pressione la popolazione di Gaza fino a quando non si solleverà contro Hamas per rovesciarlo , tut

GUSH SHALOM SCRIVE ALL'AGREXCO

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Già da molti anni la vostra azienda ha l'abitudine di commercializzare a livello internazionale i prodotti provenienti dagli insediamenti nei territori occupati. Come siete senza dubbio a conoscenza - anche se non vi siete scomodati nel farlo sapere al pubblico israeliano - questa pratica sta suscitando una forte opposizione in tutto il mondo, particolarmente in Europa, nella forma di manifestazioni, petizioni di protesta e così via.In particolare, due grandi catene di supermercati in Italia, la COOP e Nordiconad, hanno annunciato ad associazioni attive nel loro paese che non sono più disponibili a commercializzare prodotti provenienti dagli insediamenti nei Territori Occupati, che sono distribuiti in Europa dall'Agrexco. Il sig. Maurizio Zucchi, il direttore della Qualità, scrive che la vostra azienda non è disposta ad indicare sulla confezione l'origine dei propri prodotti in vendità e quindi visibile ai clienti del supermercato, rendendo così impossibile per i consumator

Israele e l’apartheid: un matrimonio di convenienza e di potenza militare

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Chris McGreal Israele e l’apartheid: un matrimonio di convenienza e di potenza militare E’ un rapporto che non è mai esistito. Tenuto nell’ombra, è stato nascosto dietro accordi segreti e disinformazione, che hanno mascherato la cooperazione militare così come i contratti per le estrazioni minerarie. Ma quando i riflettori di tanto in tanto si posavano su una delle alleanze più segrete e durature degli anni del dopoguerra, Israele si affrettava a minimizzare i suoi profondi legami militari con il Sudafrica dell’apartheid, come nient’altro che una necessità di sopravvivenza senza un barlume di affinità ideologica.Ma come viene mostrato nel libro di Sasha Polakow-Suransky, “The Unspoken Alliance”, questo rapporto è andato oltre la semplice convenienza. Per anni, dopo la sua nascita, Israele è stato apertamente critico nei confronti dell’apartheid e ha cercato di costruire alleanze con gli stati africani di recente indipendenza, durante gli anni ‘60.Ma dopo la guerra dello Yom Ki