Amira Hass Israele ha ucciso migliaia di bambini a Gaza. Come possono tanti israeliani rimanere indifferenti?
di Amira Hass,
Haaretz, 18 dicembre 2023.
Forse perché per decenni siamo stati educati a credere che solo la forza militare possa garantire la sopravvivenza del nostro Stato, negando i diritti ai palestinesi. Questa è solo una delle tante tristi risposte alla domanda.
La Striscia di Gaza viene gradualmente cancellata, insieme alle sue famiglie, alla sua gente, ai suoi bambini, ai loro sorrisi e alle loro risate. Cosa spinge la maggioranza degli ebrei israeliani a sostenere questa eliminazione sistematica e di massa?
Cosa li spinge a considerarla l’unica risposta adeguata al massacro perpetrato da Hamas e dai suoi complici, all’umiliazione militare di Israele e all’indescrivibile sofferenza degli ostaggi, dei feriti, dei sopravvissuti, delle loro famiglie e delle famiglie delle centinaia di persone uccise?
L’esercito israeliano sta cancellando le strade delle città di Gaza e i vicoli dei suoi campi profughi. Sta cancellando le passeggiate sulla spiaggia di Gaza, i villaggi e le aree agricole inaspettate ma esistenti. Sta cancellando le istituzioni culturali, le università e i siti archeologici.
Le infrastrutture militari di Hamas sono state largamente distrutte e potrebbero essere distrutte del tutto. Migliaia dei suoi uomini armati sono stati uccisi e saranno uccisi. Ma l’organizzazione di Hamas sarà ricostruita; essa e i suoi leader fioriranno in ogni comunità e in ogni luogo in cui continuerà la graduale cancellazione di Gaza.
Cosa permette alla maggioranza degli ebrei israeliani di non scandalizzarsi per il fatto che in circa due mesi abbiamo ucciso circa 7.000 bambini (cifra provvisoria) con l’aiuto delle bombe migliorate dall’America?
Cosa permette alla maggior parte degli ebrei di non gridare all’orrore di fronte all’affollamento di 1,8 o 1,9 milioni di persone in circa 120 chilometri quadrati, una “zona sicura” che viene invece costantemente bombardata? Cosa impedisce agli ebrei israeliani di urlare quando sentono della sete e della fame di 2,2 milioni di civili palestinesi e delle malattie che si diffondono a causa dell’affollamento, della carenza d’acqua e degli ospedali fuori uso?
Cosa permette questa cancellazione e l’uccisione dei bambini con la nostra partecipazione attiva e passiva? Ecco alcune risposte:
– Per decenni siamo stati educati a credere che solo la forza militare possa garantire la sopravvivenza e la capacità di prosperare del nostro Stato, negando al contempo i diritti del popolo palestinese.
– Abbiamo cancellato qualsiasi “contesto”: l’incitamento ha reso questa parola un sinonimo di sostegno ad Hamas e di giustificazione dei suoi orrori.
– Noi ebrei abbiamo assunto il monopolio della sofferenza causata dalla crudeltà dell’altro.
– Abbiamo scelto di non guardare le immagini insopportabili di bambini palestinesi tremanti, con i volti grigi di polvere, che vengono tirati fuori da muri di cemento crollati per le bombe. E non c’è modo di sapere chi sia più fortunato: quei bambini o quelli che sono stati uccisi.
– Ogni uccisione, di massa o graduale, che stiamo compiendo contro i palestinesi da anni, ogni furto, umiliazione e abuso passa attraverso migliaia di filtri mediatici, psicologici e accademici. Il prodotto così filtrato diventa la nostra convinzione che i palestinesi stiano meglio dei somali o dei siriani, e che quindi non dovrebbero lamentarsi.
– Ricordiamo ogni massacro di israeliani da parte di palestinesi. Dimentichiamo ogni massacro di palestinesi da parte di israeliani.
– Per decenni ci siamo abituati a vivere nel comfort mentre, a cinque minuti di distanza, Israele (in altre parole, noi) demoliva case palestinesi e ne costruiva per gli ebrei, incanalava l’acqua agli ebrei e faceva morire di sete i palestinesi. Tutto il resto è scritto nei rapporti dei gruppi per i diritti HaMoked, B’Tselem e Adalah.
– Per decenni abbiamo ignorato l’avvertimento dei palestinesi “moderati” che la continua sottrazione di libertà e di terra e la violenza dei coloni – assistiti dallo Stato e ispirati dalla sua violenza – restringevano gli orizzonti dei loro figli e generavano disperazione e fiducia solo nelle armi e nella vendetta.
– Abbiamo abbracciato una visione del mondo essenzialista: i palestinesi sono terroristi perché sono fatti così. Sono nati con i geni per odiarci, sono figli dell’imperatore romano Tito e dei pogromisti dell’insurrezione di Khmelnytsky nell’Europa orientale del XVII secolo.
– Siamo convinti di essere una democrazia, anche se per 56 anni abbiamo governato su milioni di sudditi senza diritti civili, controllando la loro terra, il loro denaro e la loro economia.
– Abbiamo un profondo disprezzo razzista per i palestinesi, un disprezzo che abbiamo sviluppato per giustificare, sia cognitivamente che psicologicamente, il fatto che li stiamo calpestando.
– Abbiamo negato la storia palestinese e il radicamento dell’esistenza palestinese tra il fiume e il mare.
– La cancellazione di Gaza è possibile perché dal 1994 abbiamo deliberatamente perso l’opportunità – offertaci dai palestinesi – di liberarci di alcuni dei nostri tratti di entità espropriatrice e colonizzatrice e di permettere loro di avere uno Stato sul 22% dell’area a ovest del fiume Giordano (compresa Gaza). Nel luglio del 2021 ho scritto che “in tutto il calore dei discorsi sull’apartheid, una dimensione dinamica, attiva e pericolosa di esso – il colonialismo ebraico – è diventata opaca e smussata.”
“Secondo l’ideologia e le politiche del colonialismo ebraico, i palestinesi sono superflui. In breve, è possibile, utile e auspicabile vivere senza i palestinesi in questo paese compreso tra il fiume e il mare. La loro esistenza qui è condizionata, dipende dai nostri desideri e dalla nostra buona volontà – una questione di tempo.”
“L’ideologia del ‘superfluo’ è un veleno che si diffonde soprattutto quando il processo del colonialismo d’insediamento è al suo apice… Il colonialismo d’insediamento è un processo continuo di accaparramento della terra, di distorsione dei confini storici, di rimodellamento e poi di espulsione delle popolazioni indigene”.
Ho fatto riferimento al “superfluo” dei palestinesi in Cisgiordania e ho messo in guardia dalle intenzioni di espellerli. Ho ipotizzato allora che il considerare i gazawi come superflui fosse sufficiente a separarli dalla loro gente e dalle loro famiglie dall’altra parte del checkpoint di Erez che separa Gaza dal resto della terra (Israele e Cisgiordania).
Ma ora l’idea di “superfluità” si riflette nell’espulsione, mascherata come volontaria, sotto i bombardamenti. Si riflette nella cancellazione fisica dei gazawi e nei piani di ritorno dei coloni ebrei a Gaza. Sventure per loro e sventure per noi.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
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