Terrasanta.net : Il quartiere maghrebino di Gerusalemme ricostruito in Rete. Spianato da Israele nel 1967



Al posto del piazzale che oggi fronteggia il Muro del Pianto, a Gerusalemme, c'era un quartiere arabo, spianato dai bulldozer israeliani nel 1967. Internet ora ci permette di tornare virtualmente tra quegli edifici.


L’ampio piazzale che si estende ai piedi del Muro Occidentale dell’antico tempio di Gerusalemme non ha nemmeno sessant’anni. Fino al 1967 un agglomerato di edifici, piccoli e grandi, occupava quello spazio: il quartiere maghrebino, con i suoi mille abitanti. Fondato 800 anni fa da Saladino per i pellegrini musulmani provenienti dal Nord Africa, fu raso al suolo in poche ore dall’esercito israeliano – che aveva appena preso il controllo dei quartieri orientali della città – nella notte tra il 10 e l’11 giugno 1967, alla fine della Guerra dei Sei giorni.

Una veduta aerea di Gerusalemme vecchia, con il quartiere maghrebino ancora in piedi. (foto: Matson Photograph Collection – U.S. Library of Congress)

Poco conosciuta, se non dimenticata, la storia di questo quartiere scomparso è stata ricostruita grazie al minuzioso lavoro dello storico francese Vincent Lemire, autore del libro Au pied du mur: Vie et mort du quartier maghrébin de Jérusalem (1187-1967) – edizioni Seuil, 2022 –, opera pubblicata anche in inglese nell’aprile scorso e frutto di sette anni di ricerche archivistiche e di raccolta di testimonianze dirette (sono previste anche edizioni in arabo e in ebraico).

«La storia di quel quartiere è inaccessibile, bisognava metterla a disposizione», dice Vincent Lemire. Spinto da questa convinzione, il ricercatore ha voluto raccontare quel pezzo di Gerusalemme che non c’è più anche con una ricostruzione in 3D, logico sviluppo del lavoro di indagine sfociato nel libro.

Spazi ridotti a disposizione degli ebrei in preghiera ai piedi del Muro occidentale del Tempio fino al 1967. (foto: Matson Photograph Collection – U.S. Library of Congress)

In collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e con un’agenzia italiana specializzata nella realizzazione di modelli digitali tridimensionali, Vincent Lemire ha progettato un’applicazione web che permette di passeggiare virtualmente tra i vicoli del quartiere scomparso alla scoperta della storia delle sue moschee, delle scuole e di altri importanti edifici.

Durante la conferenza di presentazione al pubblico, avvenuta il 15 giugno scorso a Gerusalemme, Vincent Lemire ha sottolineato che «questo modello 3D è uno strumento rivolto a tutte le persone che vogliono scoprire la storia, non raccontata, di uno dei luoghi più identificabili al mondo – eppure uno dei più nascosti della storia».

L’applicazione riunisce informazioni presenti in documenti sul quartiere maghrebino ora dispersi negli archivi ottomani di Istanbul, in quelli dello Stato di Israele e delle pie fondazioni musulmane di Gerusalemme, oltre che negli archivi diplomatici francesi e della Croce Rossa a Ginevra. Nei prossimi mesi l’applicazione si arricchirà via via di altri documenti archivistici, dati archeologici e testimonianze orali.

Giugno 1967. Sul terreno restano poche macerie del quartiere appena raso al suolo. (foto Bernard Nantet/Saif images)

La ricostruzione in 3D del quartiere maghrebino fa parte di un progetto più ampio denominato Gerusalemme aperta (Open Jerusalem), ideato e coordinato da Vincent Lemire, e finanziato dall’Unione europea, tramite il Consiglio europeo della ricerca (Erc). Tra il 2014 e il 2019, una sessantina di ricercatori in varie discipline hanno raccolto archivi e documentazione sulla Gerusalemme degli anni 1840-1940. L’esito è una banca dati digitale accessibile gratuitamente e contenente circa 40mila voci e documenti in 12 lingue.

(testo a cura della redazione in lingua francese – Terresainte.net)

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