L’Albania rompe con l’Iran e la sfida Usa con Tehran arriva sull’Adriatico

 


L’Albania rompe con l’Iran e la sfida Usa con Tehran arriva sull’Adriatico - Remocontro

Tirana ha interrotto le relazioni diplomatiche con Tehran accusata di aver lanciato lo scorso luglio un massiccio attacco informatico all’Albania. L’Iran nega e a sua volta accusa il governo di Edi Rama di lavorare per conto di altri paesi. Gli Stati Uniti sottintesi ma fortemente presenti attraverso la Nato a recuperare vecchie ma strategiche basi militari prima sovietiche e poi cinesi. Un Adriatico sempre più armato.

Una rottura che viene da lontano

La rottura delle relazioni diplomatiche tra Albania e Iran, annunciata a metà settimana da Tirana, viene da lontano e non ha come causa solo l’attacco informatico che Teheran avrebbe lanciato lo scorso luglio al paese balcanico. Il passo era nell’aria proprio a luglio quando le autorità albanesi annunciarono gli arresti di un numero imprecisato di presunte spie iraniane. Verbi tutti al condizionale parlando attacchi informatico che non muovono eserciti che puoi vedere, di spie che dovresti poter esibire in qualche processo, e di due Paesi la cui trasparenza, dove c’è, è esperienza politica molto recente.

Il sostegno a certifica dei fatti

Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan che telefono al primo ministro albanese, Edi Rama, dopo il presunto attacco informatico che l’Iran avrebbe compiuto il 15 luglio scorso all’Albania. E subito le parti hanno concordato di rafforzare la difesa informatica dell’Albania e discusso delle “sfide regionali e globali della Nato” di cui l’Albania fa parte dal 2009., ci informa su ‘Pagine Esteri’, Michele Giorgio. Ma non basta: «Gli Stati Uniti ieri hanno promesso che ‘intraprenderanno ulteriori azioni per ritenere l’Iran responsabile di azioni che minacciano la sicurezza di un paese alleato», come se agli Stati Uniti servisse molto per ritenere l’Iran colpevole di un po’ di tutto.

Ma di cosa si tratta, oltre eventuali montature?

Il governo di Tirana. «Il 15 luglio, il nostro Paese è stato oggetto di un grave attacco informatico, che aveva come obiettivo la distruzione dell’infrastruttura digitale del governo della Repubblica d’Albania, la paralisi dei servizi pubblici, nonché il furto di dati e comunicazioni elettroniche dai sistemi governativi. L’attacco non ha raggiunto il suo obiettivo. Rispetto agli obiettivi dell’aggressore, il danno può essere considerato minore. Tutti i sistemi sono stati ripristinati e nulla è andato irrimediabilmente perso». Qualcosa è certo successo, danni compresi, ma Teheran nega il suo coinvolgimento nell’attacco informatico.

Albania-Iran, Tirana-Tehran perché?

I due paesi sono ai ferri corti da lungo tempo, in particolare per la decisione di Tirana di dare ospitalità a circa 3.000 uomini del movimento iraniano d’opposizione People’s Mojahedin Organization of Iran (PMOI), una organizzazione considerata “terrorista” dall’Iran, scrive Pagine Esteri, ma ci sono precedenti molto più solidi e concreti denunciati da Marco Santopadre, sempre su Pagine Esteri. L’Albania nella Nato già dal 2009, ma fini ad oggi marginale. Ora, scenario geopolitici europei e balcanici particolarmente inquieti, la disponibilità ad un ruolo più attivo e strategico nello schieramento atlantista. Con fatti concreti sul dare e avere, già dal vertice Nato di fine giugno.

La base navale di Porto Romano

Jens Stoltenberg in uscita Nato vorrebbe vuna base navale nei pressi di Durazzo, per destinarla ad offrire supporto logistico e militare alle operazioni nel Mediterraneo. L’Italia evidentemente non basta, o forse, serve un più marcato presidio nei sempre travagliati Balcani. L’area prescelta è quella di Porto Romano e la realizzazione dell’installazione dovrebbe essere cofinanziata dall’Albania e dal Patto Atlantico. La Nato paga e il porto anche commerciale di Dirazzo raddoppia gratis. Lavori in corso anche alla base di Pashaliman, 180 chilometri a sud della capitale, costruita negli anni ’50 con l’Unione Sovietica. Fino alla rottura tra Enver Hoxha e Mosca, nel 1960-61, diventata poi base cinese, per finire come cimitero navale a cielo aperto.

L’Albania vuole volare, base aerea di Kuçovë

In attesa di capire se Stoltenberg o chi gli succederà accetterà l’offerta di Tirana, la Nato ha comunque già avviato dall’inizio dell’anno i lavori per potenziare la base aerea di Kuçovë, 85 km a sud di Tirana, in modo possa essere utilizzata dai caccia dell’Alleanza. Per ora ha deciso di investire nell’operazione circa 50 milioni di euro. La base originaria – all’epoca la località era stata ribattezzata Qyteti Stalin (“Città di Stalin”) – venne realizzata tra il 1952 e il 1955, e fu utilizzata dal governo albanese per ospitare decine di caccia prima sovietici (MiG, Yakovlev e Antonov) e poi, dopo la rottura con Mosca, di fabbricazione cinese (Shenyang J-5 e J-6), alcuni dei quali sono stati impiegati fino al 2005.

Qyteti Stalin, la ‘Città di Stalin’

Ora la vecchia base aerea nell’Albania centro-meridionale, diventerà una base operativa tattica della Nato – la prima dell’Alleanza nei Balcani occidentali – in grado di ospitare una squadriglia di caccia F-16. «Un importante accesso agli hub di trasporto nei Balcani e una maggiore flessibilità logistica» diceva a gennaio Soceur, il Comando per le operazioni speciali degli Stati Uniti in Europa. Il 20 gennaio scorso a Kuçovë l’inaugurazione dei nuovi importanti lavori. La struttura è stata già scelta come quartier generale dell’Aviazione Militare albanese, al momento formata di fatto soltanto da alcuni elicotteri ma da nessun caccia.

Contro la cattive intenzioni di chi?

Il ministro albanese della difesa: «La costruzione di questa base è un chiaro messaggio inviato ad altri attori con cattive intenzioni nella regione dei Balcani occidentali. (…) La crescente presenza occidentale in tutta la nostra regione non consentirà la penetrazione e l’influenza di questi rivali, che hanno programmi e interessi diversi da quelli in cui crediamo e condividiamo».

 

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