Un Ponte Per :“Scongiurare il rischio di una guerra civile in Iraq

 

  • CAOS #IRAQ : “Scongiurare il rischio di una guerra civile”
    Nella giornata di ieri sono stati assaltati i palazzi del governo nella Zona Verde di #Baghdad con scontri armati durissimi tra le diverse milizie. Nella notte almeno 25 morti e 385 feriti.
    “La situazione drammatica in cui sta precipitando l’Iraq ha molte cause e affonda le sue radici nelle conseguenze dell’occupazione militare e delle varie guerre imposte al popolo iracheno dalle potenze straniere e dalle loro ingerenze” - affermano i due co-presidenti di Un Ponte Per Alfio Nicotra e Angelica Romano.
    “Come Un Ponte Per abbiamo sempre sostenuto le legittime richieste di cambiamento del popolo iracheno. La crisi in atto è figlia delle mancate riforme istituzionali e sociali richieste dallo straordinario movimento giovanile che dal 2019 in poi si è mobilitato nelle piazze dell’Iraq, chiedendo il superamento del sistema politico settario, della corruzione e l’avvio di una politica includente e socialmente equa. Il rischio di precipitare in una nuova sanguinosa guerra civile è altissimo, così come alta è la probabilità di tentazioni autoritarie sostenute anche da potenze straniere con il pretesto di voler riportare l’ordine in Iraq” - concludono i due co-presidenti.
    Esprimiamo enorme preoccupazione per le sorti del popolo iracheno, incluse le centinaia di nostri/e dipendenti e collaboratori/e (circa il 95% iracheni/e) che lavorano quotidianamente per la #pace sul suolo iracheno.
    Leggi il comunicato integrale qui: https://bit.ly/3RmXQbK

    Roma, 30 agosto 2022 – “La situazione drammatica in cui sta precipitando l’Iraq ha molte cause e affonda le sue radici nelle conseguenze dell’occupazione militare e delle varie guerre imposte al popolo iracheno dalle potenze straniere e dalle loro ingerenze” – affermano i due co-presidenti di Un Ponte Per Alfio Nicotra e Angelica Romano.

    “Come Un Ponte Per abbiamo sempre sostenuto le legittime richieste di cambiamento del popolo iracheno e non possiamo esimerci dal far notare che la crisi in atto è figlia delle mancate riforme istituzionali e sociali richieste dallo straordinario e partecipato movimento giovanile, che dal 2019 in poi si è mobilitato nelle piazze dell’Iraq, chiedendo il superamento del sistema politico settario, della corruzione e l’avvio di una politica includente e socialmente equa sul terreno economico” – continuano i due presidenti di UPP. “Il mancato accoglimento delle proposte del movimento popolare, trasversale e anti-settario, ha comportato una mancata legittimazione delle ultime elezioni politiche (ottobre 2021, ndr.): le elezioni sono state boicottate da più soggetti politici, tanto da essersi svolte con una delle percentuali di votanti più basse dalla caduta di Saddam Hussein in poi. Questa scarsa rappresentatività del Parlamento ha rafforzato le tendenze delle varie fazioni a risolvere la contesa politica attraverso vie extraparlamentari”.

    Ne è l’esempio ciò che è accaduto fino a stamani, come l’occupazione del Parlamento, l’assedio al Consiglio Superiore della Magistratura e al Palazzo Presidenziale. Secondo Un Ponte Per le decine di morti di questi giorni non possono che evidenziare la fragilità dell’attuale assetto istituzionale iracheno e l’urgenza di superare il sistema basato sulla spartizione religiosa ed etnica dei ruoli di governo e dei vertici istituzionali. Si impone inoltre un’altra urgente necessità: cioè quella di smilitarizzare le varie milizie partitiche e la costruzione di istituzioni di polizia e dello stesso esercito iracheno in modalità effettivamente rappresentative del pluralismo della società. 

    Il rischio di precipitare in una nuova sanguinosa guerra civile è altissimo, così come alta è la probabilità di tentazioni autoritarie sostenute anche da potenze straniere con il pretesto di voler riportare l’ordine in Iraq”- concludono i due presidenti di Un Ponte Per. 

    Un Ponte Per esprime enorme preoccupazione per le sorti del popolo iracheno, incluse le centinaia di dipendenti e collaboratori dell’organizzazione (circa il 95% iracheni) che lavorano quotidianamente per la pace sul suolo iracheno. 

    L’organizzazione tutta auspica che un intervento di mediazione tra le parti ad opera delle Nazioni Unite, a tutela dell’indipendenza dell’Iraq, consenta l’avvio di un processo di riconciliazione nazionale davvero inclusivo e che possa rendere fattuale lo svolgimento di elezioni effettivamente democratiche, con la partecipazione al voto del maggior numero possibile di iracheni.


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