Hagai El-Ad :La sanguinosa eredità dei valori condivisi. Biden e Israele
Un cartellone affisso da B’Tselem a Betlemme dà il benvenuto al presidente Joe Biden in visita in Cisgiordania, 13 luglio 2022. (Heidi Motola/B’Tselem)
Il “legame indissolubile” di Israele con gli Stati Uniti significa che Biden, durante il suo viaggio, non farà altro che rendere omaggio a due Stati continuando a sostenere l’apartheid.
Prima della sua visita in Israele-Palestina, il presidente Biden ha chiarito alle controparti israeliane che la Casa Bianca è interessata alla “moderazione”. A quanto pare, il sangue palestinese versato dopo la visita del presidente è più facilmente lavabile rispetto a quello più viscoso – quello che tende a lasciare macchie sgradevoli se versato nei giorni precedenti.
Per quanto grottesco, questo atto di micro-diplomazia americana è significativo. Perché illustra realmente la politica estera delle amministrazioni statunitensi che si sono succedute nel corso dei decenni: l’infinita sottomissione palestinese incorniciata come “stabilità”; la generosa sottoscrizione dell’apartheid israeliana mentre si rende occasionalmente omaggio alla “soluzione dei due Stati”, che attribuisce pari responsabilità all’occupante e all’occupato; e la protezione di Israele da qualsiasi conseguenza reale. Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano ad evitare il problema, a patto che l’intero posto non vada in fiamme troppo a lungo (si applicano termini e condizioni: qualche settimana di inferno a Gaza ogni tanto, con morti palestinesi nell’ordine delle migliaia, è perfettamente accettabile).
Il “legame indissolubile” e i “valori condivisi” tra Stati Uniti e Israele faranno di nuovo notizia. Eppure, lontano da questi luoghi comuni, a Masafer Yatta – contro ogni previsione – questi palestinesi stanno letteralmente facendo fiorire il deserto. Lo stanno facendo a spese di nessuno, mentre affrontano un esercito che, nei giorni più gentili, distrugge le loro linee d’acqua improvvisate e, nei giorni meno gentili, manda i suoi carri armati e gli elicotteri ad “allenarsi” intorno e dentro le loro stesse comunità. Le strade sterrate sono chiuse, giornalisti e attivisti sono detenuti – a volte picchiati o arrestati – e Masafer Yatta è tagliata fuori dal mondo.
Agli ulivi e ai modesti campi non interessa che l’amministrazione Biden si rifiuti di definire la politica di Israele in questa parte della Cisgiordania occupata come un crimine di guerra, né gli abitanti di Masafer Yatta si aspettano che la Casa Bianca muova un dito per aiutarli. Ma perché l’amministrazione Biden non dovrebbe almeno togliere il pollice dalla bilancia? Non c’è parità di potere tra Israele e i palestinesi. Non si tratta di due parti uguali. L’America può almeno smettere di far pendere la bilancia a favore della parte che ha già tutto in pugno contro chi cerca di guadagnarsi da vivere tra polvere e cieli vuoti?
I luoghi comuni saranno presto dimenticati e l’attuale presidente andrà e verrà. La richiesta americana di “moderazione” israeliana svanirà, insieme a tutte le fanfare e all’ipocrisia disinvolta. Si firmeranno accordi sulle armi, si celebrerà la cosiddetta sicurezza regionale. Gli elicotteri dell’esercito israeliano – prodotti e probabilmente pagati dagli Stati Uniti – torneranno. Anche qui, i palestinesi non hanno tregua.
Ma un giorno la polvere si poserà e i nostri occhi potranno vedere fino all’orizzonte aperto: un deserto fatto fiorire da persone che non chiedono altro che giustizia
Commenti
Posta un commento