LE ANPI DEL VENETO E LA LETTERA DELL’ASSESSORA DONAZZAN ALLE SCUOLE
ANPI 7 Martiri Venezia (tratto da Facebook)
Nella sua lettera alle scuole l’assessora Elena Donazzan compie tre operazioni culturali profondamente sbagliate e che suscitano una totale indignazione:
1 - Tace totalmente in modo assolutamente incomprensibile sulle responsabilità fasciste nella Shoah. L’ “orrore assoluto” della Shoah è infatti ascrivibile senza ombra di dubbio al nazionalsocialismo tedesco. Ma anche al fascismo italiano. In genere, quando si affronta il problema del rapporto tra l’Italia e la Shoah, si effettua una duplice operazione:
a) la prima - riduzionistica - tende a limitare il coinvolgimento italiano alle c.d. “leggi razziali” del ‘38
b) la seconda - di fatto negazionistica - è indirizzata a separare la responsabilità italiana da quella nazista nell’attuazione della Shoah sulla base del mito del “bravo italiano” e del “cattivo tedesco”.
La storiografia più recente e accreditata da conto invece di un attivo e imponente coinvolgimento del fascismo italiano nell’Olocausto.
Già nella metà degli anni Trenta la progressiva curvatura in senso totalitario del regime accentuò i caratteri razzisti del fascismo in parallelo con il rinsaldarsi delle relazioni con la Germania nazionalsocialista. Seguirono il Manifesto degli scienziati razzisti che proclamò la superiorità della razza italiana e, nell’autunno del 1938, le leggi razziali con l’espulsione degli ebrei dalle scuole e dalle Amministrazioni pubbliche e pesanti limitazioni sul piano delle professioni, delle attività economiche e delle proprietà ebraiche.
E’ su questa base che si innestò la radicalizzazione antisemita del fascismo prima e della Repubblica Sociale Italiana poi.
Con la guerra vi fu una escalation nelle misure di detenzione degli ebrei - con prevalenza degli stranieri - già prima dell’8 settembre, segno che il combinato disposto ideologia razzista / eventi bellici conduceva ad un inasprimento delle persecuzioni.
Ecco allora che il Manifesto di Verona - tavola ideologica di Salò - all’art. 7 definiva gli ebrei con la qualifica di “stranieri” e “nemici”, premessa delle persecuzioni e deportazioni.
Gli italiani furono a tutti gli effetti responsabili del genocidio degli ebrei; gli italiani identificarono gli ebrei su base razziale come gruppo da isolare e perseguitare, li stanarono casa per casa, li arrestarono, li tennero prigionieri, ne depredarono beni e averi, li trasferirono e rinchiusero in campi di concentramento e di transito, e infine li consegnarono ai tedeschi. Il coinvolgimento italiano dunque fu vastissimo, pur con gradi di responsabilità diversi, e anche in Italia vi fu una “burocrazia dello sterminio”, che coinvolse moltissime persone.
Le responsabilità italiane e fasciste nella persecuzione degli ebrei e nel loro annientamento non trovano spazio nella lettera dell’assessora Donazzan.
1 - Tace totalmente in modo assolutamente incomprensibile sulle responsabilità fasciste nella Shoah. L’ “orrore assoluto” della Shoah è infatti ascrivibile senza ombra di dubbio al nazionalsocialismo tedesco. Ma anche al fascismo italiano. In genere, quando si affronta il problema del rapporto tra l’Italia e la Shoah, si effettua una duplice operazione:
a) la prima - riduzionistica - tende a limitare il coinvolgimento italiano alle c.d. “leggi razziali” del ‘38
b) la seconda - di fatto negazionistica - è indirizzata a separare la responsabilità italiana da quella nazista nell’attuazione della Shoah sulla base del mito del “bravo italiano” e del “cattivo tedesco”.
La storiografia più recente e accreditata da conto invece di un attivo e imponente coinvolgimento del fascismo italiano nell’Olocausto.
Già nella metà degli anni Trenta la progressiva curvatura in senso totalitario del regime accentuò i caratteri razzisti del fascismo in parallelo con il rinsaldarsi delle relazioni con la Germania nazionalsocialista. Seguirono il Manifesto degli scienziati razzisti che proclamò la superiorità della razza italiana e, nell’autunno del 1938, le leggi razziali con l’espulsione degli ebrei dalle scuole e dalle Amministrazioni pubbliche e pesanti limitazioni sul piano delle professioni, delle attività economiche e delle proprietà ebraiche.
E’ su questa base che si innestò la radicalizzazione antisemita del fascismo prima e della Repubblica Sociale Italiana poi.
Con la guerra vi fu una escalation nelle misure di detenzione degli ebrei - con prevalenza degli stranieri - già prima dell’8 settembre, segno che il combinato disposto ideologia razzista / eventi bellici conduceva ad un inasprimento delle persecuzioni.
Ecco allora che il Manifesto di Verona - tavola ideologica di Salò - all’art. 7 definiva gli ebrei con la qualifica di “stranieri” e “nemici”, premessa delle persecuzioni e deportazioni.
Gli italiani furono a tutti gli effetti responsabili del genocidio degli ebrei; gli italiani identificarono gli ebrei su base razziale come gruppo da isolare e perseguitare, li stanarono casa per casa, li arrestarono, li tennero prigionieri, ne depredarono beni e averi, li trasferirono e rinchiusero in campi di concentramento e di transito, e infine li consegnarono ai tedeschi. Il coinvolgimento italiano dunque fu vastissimo, pur con gradi di responsabilità diversi, e anche in Italia vi fu una “burocrazia dello sterminio”, che coinvolse moltissime persone.
Le responsabilità italiane e fasciste nella persecuzione degli ebrei e nel loro annientamento non trovano spazio nella lettera dell’assessora Donazzan.
2 - Nella sua lettera la Donazzan cita più volte lo Stato di Israele. Qualsiasi antisemitismo va combattuto e sradicato totalmente. Ma il ricordo della Shoah e il contrasto nettissimo con ogni tipo di antisemitismo nulla hanno a che fare con la possibilità di dissentire da politiche dello Stato d’Israele, ad esempio nei confronti dei palestinesi.
La Donazzan fa dunque uno scarto logico e politico e confonde popolo ebraico e Stato di Israele, quasi che ogni critica a quest’ultimo sia una manifestazione di antisemitismo, quello stesso antisemitismo che muoveva il nazifascismo su cui tace completamente.
3 - Infine sottolinea in modo totalmente inappropriato il ruolo del fondamentalismo islamico quale esclusiva minaccia agli ebrei e allo Stato di Israele. Ora, il fondamentalismo islamista e tutti i fondamentalismi religiosi ed ideologici vanno combattuti sul piano della difesa e promozione della civiltà dei diritti, delle libertà e della tolleranza, innanzitutto sul piano culturale e, ove assumano una veste terroristica, vanno estirpati con adeguate misure repressive. Ma tematizzare la demonizzazione dell’Islam quale promotore di una nuova Shoah vuole creare un approccio islamofobo, di negazione della convivenza tra diversi e di contrasto alle società democratiche aperte, imperniate sul multiculturalismo, sul pluralismo culturale, religioso e politico, sulla tolleranza e sull’accoglienza.
La lettera dell’assessora Donazzan - in coerenza con gli orientamenti della destra sovranista europea - davvero distorce la storia, tacendo le autentiche responsabilità, inquina la politica, negando i diritti dei popoli, e diseduca i giovani, evocando la religione quale ineluttabile elemento di frattura sociale.
ANPI BELLUNO, PADOVA, ROVIGO, TREVISO, VENEZIA, VERONA, VICENZA
La Donazzan fa dunque uno scarto logico e politico e confonde popolo ebraico e Stato di Israele, quasi che ogni critica a quest’ultimo sia una manifestazione di antisemitismo, quello stesso antisemitismo che muoveva il nazifascismo su cui tace completamente.
3 - Infine sottolinea in modo totalmente inappropriato il ruolo del fondamentalismo islamico quale esclusiva minaccia agli ebrei e allo Stato di Israele. Ora, il fondamentalismo islamista e tutti i fondamentalismi religiosi ed ideologici vanno combattuti sul piano della difesa e promozione della civiltà dei diritti, delle libertà e della tolleranza, innanzitutto sul piano culturale e, ove assumano una veste terroristica, vanno estirpati con adeguate misure repressive. Ma tematizzare la demonizzazione dell’Islam quale promotore di una nuova Shoah vuole creare un approccio islamofobo, di negazione della convivenza tra diversi e di contrasto alle società democratiche aperte, imperniate sul multiculturalismo, sul pluralismo culturale, religioso e politico, sulla tolleranza e sull’accoglienza.
La lettera dell’assessora Donazzan - in coerenza con gli orientamenti della destra sovranista europea - davvero distorce la storia, tacendo le autentiche responsabilità, inquina la politica, negando i diritti dei popoli, e diseduca i giovani, evocando la religione quale ineluttabile elemento di frattura sociale.
ANPI BELLUNO, PADOVA, ROVIGO, TREVISO, VENEZIA, VERONA, VICENZA
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