AMIRA HASS - ALLA RICERCA DI "ORIZZONTI POLITICI", L'INCONTRO TRA ABBAS E GANTZ È STATO PIÙ CHE PROFICUO

Anche se l'obiettivo di Abbas nel suo incontro con Gantz era puramente diplomatico, gli incentivi economici promessi, se realizzati, sono importanti per la sopravvivenza della dirigenza palestinese.
Di Amira Hass - 30 dicembre 2021
Mahmoud Abbas non si è recato a casa del Ministro della Difesa Benny Gantz per ascoltare proposte economiche e umanitarie, comunque già concordate in incontri di livello inferiore. Né è andato lì per sentire delle decisioni che da anni la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale raccomandano a Israele di prendere. Questo è ciò che ha detto un funzionario dell'OLP prima di ricevere un aggiornamento sui dettagli dell'incontro. Il funzionario era convinto, in base al carattere e all'atteggiamento di Abbas, che il Presidente palestinese si fosse preso la briga di recarsi a casa di Gantz per discutere di questioni politiche e diplomatiche.
La domanda è se si sia recato lì perché la parte israeliana ha promesso in anticipo che sarebbero stati compiuti alcuni progressi sul fronte diplomatico, o se voleva esprimere un messaggio politico che suonasse più credibile e risoluto se consegnato direttamente, in un incontro faccia a faccia, e non come un resoconto dei media. Date le politiche estremiste del governo israeliano, è difficile credere che l'incontro avrebbe potuto includere un messaggio diplomatico per la dirigenza palestinese, preoccupata per la sua posizione e la sua stessa esistenza. Un'ipotesi più probabile è che Abbas si sia recato a questo incontro per consegnare un messaggio che indica che la situazione è sull'orlo di un'esplosione: Potete parlare con me, e sono ancora in un ruolo e in una posizione che potrebbero far avanzare il processo diplomatico per evitare un'esplosione. Ma il tempo stringe, con un'esplosione o un immediato cambiamento nelle nostre posizioni.
Il problema è che questo messaggio viene espresso da Abbas e dai suoi associati ogni pochi mesi, se non più frequentemente, e l'opinione pubblica palestinese ha smesso di prendere sul serio i suoi avvertimenti. Questo è lo stesso pubblico in cui il 75% chiede che Abbas si dimetta, secondo l'ultimo sondaggio del Centro di Ricerca Politica e Statistica Palestinese. È molto probabile che la dirigenza palestinese veda Gantz come l'unico membro anziano dell'attuale governo di destra che possa essere attento a questi avvertimenti, motivo per cui Abbas ha ritentato a rischio di danneggiare ulteriormente la sua immagine, andando a casa di qualcuno che agli occhi dei palestinesi è un criminale di guerra responsabile della morte di migliaia di palestinesi.
Le congetture sull'essenza dell'incontro sono legate a un altro incontro, tenutosi nell'ufficio di Abbas a Ramallah una settimana fa. Ha invitato un centinaio di accademici, intellettuali, scrittori, giornalisti e rappresentanti della società civile palestinese. Uno degli invitati ha detto ad Haaretz che l'aspettativa era che avrebbe consegnato un messaggio importante sugli affari interni e politici palestinesi. Ma con sorpresa di tutti si è dilungato a dismisura sulle origini degli ebrei ashkenaziti (khazari convertiti all'ebraismo, dice), e sulle differenze tra ashkenaziti e mizrahim, ebrei di paesi arabi e islamici. Secondo questo invitato, a un certo punto Abbas si sarebbe detto stufo del congelamento diplomatico e che il Consiglio Centrale dell'OLP si sarebbe riunito da lì a due mesi per prendere decisioni cruciali. Domenica scorsa, il Ministro degli Esteri palestinese Riyad al-Maliki ha ripetuto lo stesso impegno/avvertimento. In un'intervista rilasciata all'emittente radiofonica ufficiale Voce di Palestine, ha affermato che la dirigenza palestinese non aspetterà ancora a lungo dato che Israele prende le distanze dagli accordi presi, e che a fine gennaio il Consiglio Centrale si riunirà e prenderà importanti decisioni. Non ha specificato quali potrebbero essere, ma quello stesso consiglio ha deciso nell'ottobre 2018 di smettere di rispettare gli impegni assunti nell'ambito degli accordi di Oslo, a causa della continua costruzione negli insediamenti. La decisione non è mai stata attuata.
Il giorno dopo l'intervista, al-Maliki ha incontrato i suoi omologhi giordani ed egiziani al Cairo, per discutere dello stallo nel processo diplomatico tra Israele e palestinesi e dei modi per superarlo. Un annuncio ufficiale alla fine dell'incontro diceva che "è stata discussa la possibilità di aprire un nuovo orizzonte politico, che avrebbe raggiunto una soluzione completa e giusta basata su due Stati ai confini del 4 giugno 1967". I media palestinesi hanno riferito che gli americani hanno visto favorevolmente questo incontro.
Non a caso il termine "orizzonte politico" è apparso in un tweet di Hussein al-Sheikh, capo dell'Autorità Generale per gli Affari Civili che ha preso parte all'incontro del Cairo oltre a quello in casa di Gantz. All'ultimo incontro era presente anche Majed Faraj, il capo del Servizio di Sicurezza Generale Palestinese. Nonostante la loro vaghezza e la loro natura stereotipata, queste dichiarazioni sottolineano la natura diplomatico-politica dell'incontro con Gantz, almeno per quanto riguarda i palestinesi. Ciò è in contrasto con la natura economico-paternalistica dell'allentamento delle restrizioni che è stata evidenziata nei rapporti israeliani. "L'incontro è una sfida e un'ultima possibilità prima di un'esplosione, prima di ritrovarci su una strada senza uscita", ha twittato al-Sheikh. "Questa è una mossa seria e audace, un tentativo di aprire una via diplomatica basata sulla legittimità internazionale, che porrà fine alla violenta recrudescenza contro il popolo palestinese". In un altro tweet al-Sheikh ha affermato che "è stata discussa l'importanza di creare un orizzonte politico che porti a una soluzione".
La formulazione è sufficientemente vaga perché i lettori palestinesi possano dedurre che è stato raggiunto un accordo tra le due parti per aprire tale strada, indicando che sono stati compiuti progressi. Il giornalista Mohammed Daraghmeh dell'agenzia di stampa Asharq ha fornito dettagli, sulla base di indiscrezioni che ha sentito da alti funzionari palestinesi, sulle richieste avanzate dai palestinesi durante l'incontro. Questi includevano il ripristino dell'autorità di sicurezza palestinese sulle città come esisteva prima della Seconda Intifada (vale a dire, limitando le incursioni militari israeliane nell'Area A), l'espansione dell'area in cui l'Autorità Palestinese ha giurisdizione sulla sicurezza (vale a dire, un rinnovo del processo in base al quale l'IDF ripiega, trasferendo aree dalla categoria B, dove l'Autorità ha l'autorità di pianificare e costruire, senza autorità in materia di sicurezza, alla categoria A), e il ritorno del personale di sicurezza dell'Autorità Palestinese al ponte di Allenby che porta in Giordania. Daraghmeh ha sottolineato che questi funzionari non prevedono una svolta diplomatica. Hanno detto che Gantz, che ha parlato di costruire la fiducia, non ha dato alcun segno di tornare al canale diplomatico a questo punto.
Dopo l'incontro, i funzionari palestinesi hanno lasciato che gli israeliani riferissero prima sui gesti e sull'allentamento delle restrizioni, principalmente sulla concessione dello status di residenza a 6.000 coniugi di palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, e l'aumento del numero di permessi di viaggio per uomini d'affari e personalità dell'Autorità Palestinese. Già domenica, il Vice Ministro per gli Affari Civili, Ayman Qandil, ha dichiarato pubblicamente agli attivisti del movimento che sostengono la riunificazione delle famiglie palestinesi che entro la fine di questa settimana sentiranno parlare di una nuova lunga lista di persone che otterranno lo status di residenza. Ciò indica l'esistenza di accordi preliminari tra le parti in questioni importanti per i palestinesi, che, se Israele avesse rispettato gli accordi di Oslo, non sarebbero mai diventati argomento di discussione tra il Presidente palestinese e il Ministro della Difesa israeliano.
Un sondaggio di dicembre del Centro di Ricerca Politica e Statistica Palestinese ha rilevato che, nonostante lo scarso consenso di Fatah e Abbas, il 60% degli intervistati era interessato a iniziative volte a rafforzare la fiducia con Israele, che migliorerebbero le loro condizioni di vita quotidiana in Cisgiordania e Gaza. Quindi, anche se l'obiettivo di Abbas nell'incontro era puramente diplomatico, gli incentivi economici promessi, se rispettati, sono fondamentali per la sopravvivenza della dirigenza palestinese che guida. Questo è un messaggio al quale non solo Gantz, ma anche altri ministri possono associarsi.

Tradotto da :  Beniamino Benjio Rocchetto

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