Aziza Nofal :Nuova piattaforma per monitorare le violazioni dei diritti digitali in Palestina

 Traduzione sintesi

I palestinesi ora hanno una risorsa  per presentare reclami e tenere traccia delle violazioni dei loro diritti digitali sui social media, The Arab Center for the Development of Social Media ( 7amleh ) ha creato una nuova piattaforma per monitorare e agire sulle violazioni dei diritti digitali  palestinesi.

Le denunce includono la sospensione dell'account e la cancellazione dei contenuti da parte delle società di social media, nonché diffamazione, hacking, diffusione di notizie false, molestie di genere, commenti offensivi e incitamento all'odio da parte di individui. I denuncianti sottolineano che la restrizione e la sospensione dei loro account possono ridurre il numero di lettori e, in definitiva, ridurre l'impatto degli attivisti sull'opinione pubblica.

La  piattaforma è una risposta al blocco di decine di pagine appartenenti a siti e a istituzioni.

Ahmed Qadi, coordinatore della documentazione presso 7amleh, ha detto ad Al-Monitor che la piattaforma è stata creata all'inizio del 2021 per monitorare le violazioni dei diritti digitali e formare un database degli incidenti segnalati.

L'idea dell'Osservatorio, ha aggiunto, è quella di monitorare e documentare le violazioni dei diritti digitali commesse da autorità o aziende  o social media e collaborare con  loro    per porre fine  a tale tipo di azione.

Secondo la piattaforma, dall'inizio del 2012, il centro ha registrato un totale di 749 violazioni dei diritti digitali palestinesi, di cui 672 contro individui, 22 contro organizzazioni non governative, 15 contro media, 9 contro società private e 31 in altre categorie.Facebook ha commesso il maggior numero di violazioni :395, seguito da Instagram con 240 e Twitter con 77.

Secondo Qadi, la piattaforma ha stabilito partnership con otto istituzioni in Palestina e gli organizzatori stanno cercando ulteriori collegamenti con istituzioni locali e agenzie governative .

Nell'ottobre 2019, l'Autorità Palestinese ha  bloccato  siti internet di 50 media palestinesi, la maggior parte dei quali è ancora bloccata .

Il manager di 7amleh, Nadim al-Nashef, ha dichiarato che la piattaforma è il risultato di anni di ricerche e sforzi di documentazione:  "Questa piattaforma è venuta alla luce dopo anni di lavoro sulla questione delle violazioni dei diritti umani palestinesi, in particolare le violazioni contro la libertà di espressione e l'attività digitale di cittadini palestinesi e stranieri che esprimono solidarietà con la causa palestinese".

Nashef ha affermato che questa piattaforma trae la sua credibilità dal fatto che 7amleh detiene lo status di "partner fidato" con Facebook, Twitter e TikTok . Ha aggiunto che l'obiettivo finale del gruppo è quello di cambiare le politiche di queste società  e sono stati compiuti alcuni progressi.

Mahmoud Alfranji, coordinatore del Consiglio delle organizzazioni per i diritti umani in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, ha sottolineato ad Al-Monitor l'importanza della piattaforma come database delle violazioni commesse dai  social media, da Israele e dall'Autorità Palestinese . Questa raccolta di dati può essere utilizzata per archiviare denunce e integrare altri fascicoli legali, creando un'atmosfera di advocacy internazionale.

Secondo Alfrangi, i centri dedicati ai diritti digitali offrono una grande opportunità per difendere i diritti umani dei palestinesi. Ha affermato che  tale iniziative sono supportate dalla Coalizione palestinese per i diritti digitali, istituita dal Consiglio delle organizzazioni per i diritti umani nel 2019. "La piattaforma è un'opportunità per difendere i nostri diritti nei forum internazionali e resistere alla politicizzazione dei diritti del popolo palestinese da parte della comunità internazionale 



RAMALLAH — Palestinians now have a resource where they can file complaints about and track infringements of their digital rights on social media, The Arab Center for the Development of Social Media (7amleh) has created a new platform to monitor and take action on violations of Palestinian digital rights.

The complaints include account suspension and content deletion by the social media companies, as well as defamation, hacking, spreading false news, gender-based harassment, abusive comments and hate speech by individuals. Complainants point out that the restriction and suspension of their accounts can reduce viewership and ultimately reduce activists' impact on the public opinion.

Called “7or,” Arabic for "Free," the platform is a response to the blocking of dozens of pages belonging to sites and institutions.

Ahmed Qadi, documentation coordinator at 7amleh, told Al-Monitor the platform was first created in early 2021 to monitor digital rights violations and form a database of reported incidents.

The idea of ​​the observatory, he added, is to monitor and document digital rights violations committed by authorities or companies and work with companies and social media platforms to put an end to such practices.

Any person, company or organization can access the platform and report an account or page deletion, content deletion, misleading journalism, gender-based harassment, hacking, hate speech, incitement or smear campaigns.

According to the platform, since early 2012, the center has recorded a total of 749 violations of Palestinian digital rights, of which 672 were against individuals, 22 against nongovernmental organizations, 15 against media outlets, nine against private companies and 31 in other categories.

Facebook committed the most violations with 395, followed by Instagram with 240 and Twitter with 77.

According to Qadi, the platform has established partnerships with eight institutions in Palestine and the organizers are seeking more such connections with local institutions as well as government agencies.

In October 2019, the Palestinian Authority blocked the websites of 50 Palestinian media outlets, most of which are still blocked today.

7amleh manager Nadim al-Nashef told Al-Monitor that the platform is the result of years of research and documentation efforts. He said, “This platform came to light following years of work on the issue of Palestinian human rights violations, especially violations against free expression and the digital activity of Palestinian citizens and foreigners expressing solidarity with the Palestinian cause.”

Nashef said that this platform draws its credibility from the fact that 7amleh holds "trusted partner" status with Facebook, Twitter and TikTok. He added that the group's ultimate goal is to change the policies of these companies, saying that some progress has been made.

“The issue is huge and challenging, but we believe that there are some changes that have occurred,” he added.

Mahmoud Alfranji, coordinator of the Council of Human Rights Organizations in the West Bank and Gaza Strip, expressed to Al-Monitor the importance of the platform as a database of violations committed by social media companies, Israel and the PA that can be used to file complaints and supplement other legal files as well, creating an atmosphere of international advocacy.

According to Alfrangi, centers dedicated to digital rights offer a great opportunity to advocate for Palestinian human rights. He said that initiatives like 7or are supported by the Palestinian Coalition for Digital Rights, established by the Council of Human Rights Organizations in 2019.

Alfrangi said, “The platform is an opportunity to defend our rights in international forums and resist the international community's politicization of the rights of the Palestinian people.”


New platform to monitor digital rights violations in Palestine


Commenti

Post popolari in questo blog

Alberi,piante e fiori della Palestina: i gelsi

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Né Ashkenaziti né Sefarditi: gli Ebrei italiani sono un mistero - JoiMag

Lesbo : tre nonne e un nipotino venuto dal mare