AMIRA HASS - IL RAGAZZO CHE UNÌ LA PATRIA PALESTINESE CON LA SUA MORTE

Tradotto da :

Beniamino Benjio Rocchetto



"Suo padre è nato a Gaza", ha detto categoricamente il mio amico Yusuf. Ci siamo incontrati venerdì al cimitero di Betlemme durante il funerale del quattordicenne Amjad Abu Sultan, che aveva in mano una bottiglia incendiaria quando i soldati israeliani in agguato lo hanno ucciso.
"No, è nato a Damasco", risposi. Nelle ultime due settimane ho incontrato alcune volte i genitori di Amjad e ho sentito molto parlare delle loro vite.
Yusuf insisteva. "Damasco?" ha chiesto di nuovo, notando che pronuncia "q" come "g" come fanno gli abitanti di Gaza. "L'ho incontrato nel movimento Fatah in Libano. Abbiamo seguito un corso in Unione Sovietica insieme", ha detto Yusuf. E poi ho finalmente capito che si riferiva al nonno di Amjad, non a suo padre.
L'ho corretto. Il nonno è nato ad Hamama, 24 chilometri a nord di Gaza, vicino alla costa. Hamama significa colomba, così come il nome Peleia, il villaggio bizantino del quinto secolo nel sito. Questo è ciò che ci racconta Walid Khalidi nel suo libro "Tutto Ciò Che Rimane: I Villaggi Palestinesi Occupati e Spopolati da Israele nel 1948".
I residenti di questo grande villaggio possedevano circa 10.000 acri (40 km2) di terra. Fu occupato nell'ottobre 1948 nell'operazione dell'esercito israeliano nota come Operazione Yoav, e precedentemente chiamata Le Dieci Piaghe. Nel suo libro "La Nascita del Problema dei Rifugiati Palestinesi", Benny Morris scrive che l'operazione era comandata da "Yigal Allon che in tutte le sue precedenti operazioni non ha lasciato nessuna popolazione araba nel territorio conquistato".
Prima della Nakba, Hanama contava circa 5.800 residenti. Il nonno di Amjad è nato lì e da bambino è diventato un rifugiato con i suoi genitori a Gaza. Da adolescente si è unito ai ranghi di Fatah e ha vagato tra Giordania, Libano, Siria e altri paesi arabi.
È così che ha incontrato sua moglie, la nonna di Amjad, nata a Nablus dalla famiglia Arafat locale (da non confondere con gli Arafat di Gaza). È stata tra le donne fondatrici di Fatah.
"Vengo da ogni luogo, quindi per me non c'è differenza tra abitanti di Gaza e della Cisgiordania, rifugiati o residenti", ha detto Osama, il padre del ragazzo ucciso. "Sono cresciuto come palestinese. Ma è vero: gli abitanti di Gaza sono più amichevoli e più calorosi rispetto ai residenti in Cisgiordania, a volte anche troppo".
Secondo la mia esperienza, la sua osservazione è assolutamente corretta.
Nel 1994, la famiglia di Osama tornò in patria. Il suo futuro come membro delle forze di sicurezza palestinesi fu difficile fin quasi dall'inizio. Dopo aver studiato in una scuola militare in Algeria, si è unito alla guardia costiera palestinese a Gaza. Fu lì che incontrò sua moglie, Ghada Khader, un'infermiera dell'ospedale del campo profughi di Jabaliya.
I suoi genitori sono nati a Najd, un villaggio di circa 3.500 acri (14 km2) di terra situato 14 chilometri a nord di Gaza. L'IDF espulse i suoi residenti nel maggio 1948. Sderot e Kibbutz Or Haner furono costruiti sulla sua terra. Prima della guerra del 1948, Najd contava 720 abitanti, secondo Zochrot.
La famiglia allargata di Ghada Khader ha una pagina Facebook in cui è stato pubblicato un annuncio sull'uccisione di Amjad. C'era anche un messaggio di ringraziamento da parte di uno zio a Gaza a coloro che erano venuti a porgere le condoglianze. Il padre di Ghada Khader era un membro del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina.
Amjad, nato a Gaza nel febbraio 2007, era il più giovane della sua famiglia, con una sorella e tre fratelli. Aveva meno di due anni quando la famiglia ha vissuto la guerra su Gaza all'inizio del 2009. A differenza dei suoi fratelli, non aveva memoria della paura dei bombardamenti aerei israeliani.
Nel 2011, Israele ha permesso alla famiglia di trasferirsi a Betlemme. "Gli israeliani mi hanno informato da un giorno all'altro che ci era stato permesso di andarcene", ha raccontato Osama. "Nel giro di un giorno, abbiamo dovuto fare i bagagli, prendere i documenti e le cose dei bambini e lasciare tutte le tante persone che sono venute a salutarci".
Osama, che è nato a Damasco, ha detto che quando è arrivato a Gaza, parlava l'arabo come gli abitanti delle città: pronunciando "q" come "a". "E poi ho iniziato a parlare come fanno a Gaza, con la 'g'", a differenza di Osama, il figlio più giovane non è mai andato all'estero.
Non avevo notato come Ghada pronunciasse la "q". Nelle occasioni in cui ci siamo incontrati, non ha parlato molto. Suo marito, durante l'attesa delle spoglie di Amjad, ha cercato di ricostruire le circostanze della sua uccisione e lottato per riavere il suo corpo, parlando continuamente di lui. Sua moglie, invece, è rimasta in silenzio, fissando il vuoto e talvolta piangendo. Da quando non sente più la risata di suo figlio dentro casa casa, è riuscita solo ad addormentarsi nel suo letto.
Nelle quattro stazioni del corteo funebre del ragazzo (l'ospedale, la moschea Omar di fronte alla chiesa della Natività, l'abitazione e poi il vicino cimitero), molti dei presenti erano bambini.
"Solo quando è morto, ho capito quanti amici aveva", ha detto il padre. Dopo aver visto il corpo del loro amico e avergli baciato la fronte, si sono resi conto che se n'era andato per sempre.
Stavano quasi correndo nel corteo, diffondendo impotenza mista a un'energia rabbiosa e addolorata che non sa come o dove esprimersi.
Solo gli uomini della sicurezza al funerale portavano armi. A dispetto delle istituzioni, gli adolescenti portavano bandiere nere della Jihad islamica e bandiere rosse del Fronte Popolare. C'erano alcune bandiere di Fatah; alcuni adulti si sono assicurati di portarne altre. Era presente solo una bandiera verde di Hamas che si vedeva a intermittenza. "Le forze di sicurezza hanno ordinato di piegare le bandiere", ho sentito dire a un ragazzo al suo amico.
La bandiera palestinese avvolgeva il corpo di Amjad. Su di essa furono deposte due ghirlande. Sulla pagina Facebook della famiglia Khader del villaggio distrutto di Najd, è stato pubblicato un articolo intitolato: "La morte di un ragazzo ha unito la patria palestinese".

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