Yehudit Karp :È giunto il momento di ammettere: Israele è un regime di apartheid

 Traduzione sintesi


Un ragazzo guarda i soldati israeliani durante una protesta a sostegno dei contadini palestinesi e contro gli insediamenti israeliani, oggi a Beita, in Cisgiordania. Credito: Reuters/ Raneen Sawafta
11 ottobre 2021

la parola tabù del buon sionista , del lettore medio e dello scrittore medio

Un buon ebreo non pronuncia il sacro nome di Dio, il tetragramma, per paura e soggezione .Allo stesso modo, c'è una parola che, a causa di un tabù, un buon sionista si astiene dal pronunciare. Crede che Israele sia un paese democratico con legittimità morale per difendersi e che le esigenze di sicurezza siano un fluido correttivo kosher capace di cancellare qualsiasi ingiustizia.
Il lettore medio è inorridito e smette di leggere quando incontra questa parola se si riferisce a Israele, e crede che la sua attribuzione esprima menzogna, eresia e antisemitismo, e che chiunque la usi sia un radicale di sinistra, un disertore di Israele che odia i suoi e il proprio paese. Lo scrittore medio, bisogna ammetterlo, si astiene anche dal menzionare la parola specifica per paura di perdere l'ultimo dei suoi lettori. Coloro che ricorrono all'Alta Corte di Giustizia preferiscono cautela, sostenendo che esiste una discriminazione illecita e scelgono di non chiamare i fatti con il loro nome difficile da pronunciare.

Il significato di apartheid

Per apartheid si intende il controllo di un gruppo di persone di origine etnica/nazionale su un altro gruppo etnico/nazionale e il governo mantiene un doppio sistema di leggi in un'unica area geografica.
In un tale sistema vengono preservati i diritti umani dei cittadini del paese regnante e viene mantenuto un regime istituzionalizzato, che include il trattamento disumano e l'oppressione sistemica dell'altro gruppo etnico/nazionale, minando i diritti umani fondamentali dei suoi membri. La comunità internazionale ha chiamato questa situazione "apartheid".


La petizione presentata all'Alta Corte di Giustizia
Questa è la storia di una petizione presentata all'Alta Corte di Giustizia da sei palestinesi residenti nell'area controllata da Israele, insieme a Yesh Din – Volontari per i Diritti Umani, e Medici per i Diritti Umani, contro un'ordinanza sulle direttive di sicurezza che ,secondo la petizione ,consente di entrare e perquisire le case palestinesi senza un ordine giudiziario o alcun controllo esterno e senza chiare limitazioni, evidenziando un uso arbitrario dell'autorità.
La petizione si basava sulla documentazione dei metodi di entrata e di perquisizione utilizzati dalle Forze di difesa israeliane, sui gravi danni collaterali causati alla dignità umana, alle persone e alle proprietà , al diritto alla privacy, alla libertà individuale, al senso di sicurezza dell'individuo e, di conseguenza, alla salute emotiva di adulti e bambini che sono presenti durante la ricerca, causando shock, umiliazione e paura. Ciò è parte integrante dei metodi di perquisizione, regolarmente effettuati a tarda notte da soldati armati che svegliano l'intera famiglia e la minacciano.
I firmatari si sono lamentati dell'illegalità dell'ordine dal punto di vista del diritto internazionale e del diritto israeliano e della discriminazione illegale che comporta la sua esecuzione. Infatti lede i diritti fondamentali della popolazione rispetto agli ebrei residenti nella stessa area

L'Alta Corte ha respinto la petizione, spiegando che non si tratta di una discriminazione tra pari, ma piuttosto di una distinzione consentita tra popolazioni che differiscono per motivi di sicurezza . Inoltre ritiene che i diritti fondamentali dei palestinesi siano preservati per quanto possibile nel contesto determinato da esigenze di sicurezza.
Non ho intenzione qui di discutere con le ragioni della corte, anche se sono scioccato dalle dure implicazioni determinate dalla sentenza sulla vita degli esseri umani che hanno la sfortuna di essere palestinesi e di vivere nei territori sotto occupazione, ma intendo illuminare sulle affermazioni che la corte ha fatto nel tentativo di respingere la petizione

Il giudice Uzi Vogelman ha dichiarato : “Riferendosi alle implicazioni della disparità tra l'autorità di perquisire le case dei residenti palestinesi della regione e l'autorità di perquisire le case dei cittadini israeliani che vivono nella regione, noteremo che di norma il regime giudiziario applicabile a questi ultimi differisce da quello applicabile a un residente della regione.
I cittadini israeliani sono sottoposti alla legislazione israeliana interna , applicata individualmente e in modo extraterritoriale "

Due sistemi legali separati

Pertanto, in pratica, l'Alta Corte di Giustizia in Israele ha fornito un sigillo legale di approvazione per l'esistenza di due sistemi legali separati nella stessa area geografica sotto un unico governo. Uno è per i cittadini ebrei dell'autorità dominante che vivono nella regione (in contrasto con il diritto internazionale) e ne garantisce diritti umani , l'altro – discriminatorio, oppressivo e draconiano – è per coloro che sono governati, residenti nella regione e identificati in base a una diversa appartenenza nazionale o etnica.
La disparità discriminatoria non esiste solo nell'ambito del diritto penale; si applica a tutti gli aspetti della vita dei palestinesi che vivono nei territori occupati, i cui diritti umani fondamentali e naturali sono negati dalla potenza occupante in nome della sicurezza dello Stato di Israele. Infatti se vi è discriminazione in un ambito giudiziario a causa di leggi diverse che si applicano nello stesso territorio a due popolazioni distinte , nulla vieta di discriminare anche in altri ambiti.
Tuttavia, questa discriminazione, la cui esistenza è ammessa dal tribunale, è vietata dal diritto internazionale umanitario e, quindi non può essere classificata come l'autorità legale di un occupante .
Questo è l'elefante che è nella stanza sotto l'egida dell'Alta Corte ed è giunto il momento di chiamare le cose con il loro nome: un regime di apartheid è il nome dato nel diritto internazionale dalla comunità internazionale a un regime come     quello che sta mantenendo Israele nei territori occupati.
Yehudit Karp è membro del consiglio del New Israel Fund e di Yesh Din e Friends of Breaking the Silence.

Israel Is an Apartheid Regime:
The average reader is horrified and stops reading when he encounters this word if it is referring to Israel, and believes that its attribution expresses a lie, heresy and antisemitism, and that whoever uses it is a radical leftist, an Israel-basher who hates his people and his country.
This name was given by the international community in two international conventions, to a situation that is defined as a crime, in which in order to maintain control by a group of people of one ethnic/national origin over another ethnic/national group, the government maintains a dual system of laws in a single geographic area.
In practice the High Court of Justice in Israel provided a legal seal of approval for the existence of two separate legal systems in the same geographic area under a single government. One is privileged for the Jewish citizens of the ruling authority who live in the region (as opposed to international law), and whose human rights are protected, and the other – discriminatory, oppressive and Draconian – for those being ruled, residents of the region, who are identified based on a different national or ethnic affiliation.
That is the elephant that is in the room under the aegis of the High Court. And with the granting of a specific seal of approval by the Israeli court, the time has come to call a spade a spade: An apartheid regime is the name given in international law by the international community to a regime of the type that Israel is maintaining in the occupied territories.


The time has come to admit: Israel is an apartheid regime | Opinion

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