Gideon Levy : È nata un'altra stella, ma lo Shin Bet rimane un'organizzazione crudele
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Traduzione sintesi
13 ottobre 2021
È ciclico, ogni quattro o cinque anni: il servizio di sicurezza dello Shin Bet ottiene un nuovo capo con il curriculum di una superstar, l'aspetto di James Bond. Che mente, dirà la gente, un eroe israeliano.
Ogni importante posizione di sicurezza in Israele è invariabilmente occupata da "un ufficiale altamente stimato". Sono sempre molto apprezzati quando iniziano, ma finiscono come Elazar Stern . Questo è particolarmente vero per i nuovi capi Shin Bet. Emergono dalle ombre, il che non fa che aumentare la loro aura. R. diventa improvvisamente Ronen Bar, e chi lo ha conosciuto come R. ne canta le lodi. "Israele può contare su di lui", "Puoi seguirlo ad occhi chiusi". Non si sente mai una parola cattiva sul nuovo capo dello Shin Bet o sul capo dello staff dell'IDF. Sono la cosa più vicina che abbiamo agli dei. La maglietta attillata, la valigetta di classe, la casa in periferia e la barba ben curata sono tutti un bonus nel caso di Bar. Così come la bizzarra storia dell'auto in fiamme di un arabo israeliano le cui fiamme R. ha spento con le sue mani mentre stava per diventare Ronen. Che gioia.
Ogni volta che viene nominato un capo dello Shin Bet o del Mossad o dell'IDF, le aspettative e le promesse aumentano. Il tempo passa. Finisce quasi sempre in lacrime, vergogna, imbarazzo o almeno sgomento. Alla fine fine del loro mandato, l'oscurità si rivela.
"Lo scudo invisibile" è il motto dello Shin Bet, forse le loro teste non dovrebbero essere viste, per il loro bene. Figure scialbe, impiegati dotati di un'aura speciale per qualche motivo. Nessuno è mai diventato un leader nazionale . Diversi sono anche finiti nei guai. Avraham Shalom diede l'ordine di spaccare le testi ( nell'affare Bus 300 del 1984) e poi ha mentito:
Jacob Perry ha fatto soldi e ha dovuto lasciare la politica in circostanze imbarazzanti ; Carmi Gilon fu responsabile dell'assassinio di Yitzhak Rabin ; Ami Ayalon sembrava promettente, ma svanì. Yuval Diskin riemerge occasionalmente ,niente di entusiasmante; Yoram Cohen è già dimenticato, come lo sarà presto Nadav Argaman.
È vero siamo un po' maturati adorando i generali, ma non abbastanza. In nessun'altra area c'è lo stesso tipo di trambusto, non nell'economia o nell'industria o nella scienza o nella politica, certamente non nella vita intellettuale, ma un nuovo capo dello Shin Bet viene sempre accolto con questo tipo di fanfara. Il problema è che Israele non solo dimentica chi è il soggetto ma, cosa più importante, qual è il soggetto.
Non molti paesi sono così orgogliosi dei loro servizi segreti. I servizi segreti sono un male necessario. In Israele quando l'aspetto più importante dell'attività dello Shin Bet consiste nel sostenere l'occupazione attraverso il controllo tirannico su un popolo occupato, la vergogna è particolarmente grande. Puoi ammirare lo Shin Bet per le sue operazioni di successo, per le sue incredibili capacità e spettacolari fuochi d'artificio., ma alla fine, stiamo parlando di un'organizzazione spregevole. Una organizzazione che non esclude alcun mezzo, che tortura le persone e gioca con le loro vite, che sfrutta le debolezze umane per i propri scopi, che viola ogni diritto individuale, che non tratta i palestinesi come esseri umani, che li controlla giorno dopo giorno e notte, che fa irruzione nelle loro case e camere da letto, comprese le stanze dei bambini, che conosce il colore della loro biancheria intima;
La persona che guida questa agenzia può essere un laureato audace ed eloquente , può anche parlare correntemente il linguaggio della democrazia, ma è a capo di un'organizzazione crudele che non si occupa solo della sicurezza degli israeliani, ma soprattutto di perpetuare l'occupazione. Senza Shin Bet non c'è occupazione, perché non c'è occupazione senza resistenza, che lo Shin Bet è sempre pronto a schiacciare con i mezzi più avanzati del mondo. Le persone che perpetuano questo orrore non sono degne di alcun onore o rispetto, anche quando servono ai tavoli del Baghdad Café di Tel Aviv, come faceva una volta Bar.
It’s cyclical, every four or five years: The Shin Bet security service gets a new chief. The resume of a superstar, the looks of James Bond, all the old stories come out about his glory days in “the unit,” his bold “service.” Degrees from Harvard and from Tel Aviv. What a mind, people will say, an Israeli hero.Every important security position in Israel is invariably filled by “a highly-regarded officer.” They’re always highly regarded when they start. But it ends like Elazar Stern. This is especially true for new Shin Bet heads. They emerge from the shadows, which only adds to their aura. R. suddenly becomes Ronen Bar, and anyone who knew him as R. sings his praises. “Israel can count on him,” “You can follow him with closed eyes.” You never hear a single bad word about the new Shin Bet chief or IDF chief of staff. They are the closest thing we have to gods. The tight shirt, classy briefcase, house in the suburbs and groomed stubble are all a bonus in Bar’s case. As is the bizarre story about the burning car of an Arab Israeli whose flames R. put out with his hands on the way to becoming Ronen. What joy.
Whenever a Shin Bet or Mossad or IDF head is appointed, expectations and promises soar. Time goes by. It almost always ends in tears, shame, embarrassment or at least dismay. The mountains turn into molehills; in the end you’re left with Avi Dichter. When he was hired, we were also promised a star. He, too, was in “the unit” and in a “daring operation.” When they really come to light, at the end of their term, the darkness is revealed. “The unseen shield” is the Shin Bet motto, and perhaps the best idea is that its heads should not be seen – for their own good. Drab figures, clerks given a special aura for some reason. None has ever become a national leader. Several even got in trouble. Avraham Shalom gave the order to smash skulls (in the 1984 Bus 300 affair) and then lied and covered it up; Jacob Perry made money and had to leave politics in embarrassing circumstances; Carmi Gilon bore responsibility for Yitzhak Rabin’s assassination; Ami Ayalon seemed promising but faded away. Yuval Diskin occasionally resurfaces – nothing to write home about; Yoram Cohen is already forgotten, as Nadav Argaman will be soon.
True, we’ve matured a bit from worshiping generals, but not enough. In no other area is there the same kind of hoopla. Not in the economy or industry or science or politics, certainly not in intellectual life. But a new Shin Bet chief is always greeted with this kind of fanfare. The problem is that Israel not only forgets who is the subject here but, more importantly, what is the subject.
Not many countries take such pride in their secret services. Secret services are a necessary evil. In Israel, when the bulk of the Shin Bet’s activity involves sustaining the occupation by means of tyrannical control over an occupied people, the disgrace is particularly great. You can admire the Shin Bet for its successful operations, for its amazing capabilities and spectacular pyrotechnics. But ultimately, we’re talking about a despicable organization. One that does not rule out any means, one that tortures people and plays games with their lives, that exploits human weaknesses for its own purposes, that violates every individual right, that does not treat Palestinians as human beings, that snoops after them day and night, raids their homes and bedrooms, including the kids’ rooms, knows the color of their underwear; the Shin Bet is the sewage pipe from which the rotten stench of the occupation wafts.
The person who leads this agency may be a bold and eloquent Harvard graduate, even someone who is fluent in the language of democracy. But he heads a cruel organization that is not only concerned with Israelis’ security, but first and foremost with perpetuating the occupation. Without the Shin Bet there is no occupation, because there is no occupation without resistance, which the Shin Bet is ever ready to put with the most advanced means in the world. The people who perpetuate this horror are not worthy of any honor or respect, even when they wait tables at Tel Aviv’s Baghdad Café, as Bar once did).
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