“Oggi siamo noi i nazisti,” afferma il membro di un gruppo israeliano di ebrei estremisti

 

Ali Abunimah e Tamara Nassar

19 maggio 2021 The Electronic Intifada

Ebrei israeliani estremisti hanno utilizzato servizi di messaggistica istantanea per organizzare milizie armate con lo scopo di attaccare palestinesi di cittadinanza israeliana.

Messaggi vocali, sms e altro indicano che hanno coordinato attacchi in città dove i palestinesi vivono in stretta vicinanza con gli ebrei – quali Haifa, Bat Yam e Tiberiade a nord, Ramla e Lydd – Lod in ebraico – al centro fino a Beersheba [Be’er Sheva in ebraico, ndtr] nel sud di Israele.

Agli attacchi coordinati si sono uniti anche coloni di insediamenti coloniali ebraici in Cisgiordania, sembra con la conoscenza e collusione di funzionari israeliani.

La comunicazione è avvenuta tramite WhatsApp e Telegram, oltre a gruppi Facebook.

In molti casi gli estremisti organizzatori hanno detto di avere contato sul sostegno attivo o passivo delle autorità israeliane.

Gli organismi di ricerca israeliani Fake Reporter e HaBloc hanno intercettato dei messaggi di alcuni gruppi e hanno riferito le loro scoperte alla polizia israeliana definendole una “bomba ad orologeria.”

“E’ triste sapere che nonostante i nostri sforzi, si sia fatto concretamente pochissimo,”, ha dichiarato Fake Reporter.

“Nessuna autorità competente potrebbe sostenere di non avere saputo,”, ha dichiarato HaBloc.

“Siamo noi i nazisti”

Fake Reporter ha pubblicato schermate dove membri di quei gruppi discutevano quali armi usare e decidevano dove incontrarsi per attaccare palestinesi e bruciare moschee. Animati da violento razzismo, impegnati nelle provocazioni contro i palestinesi.

Tali messaggi venivano diffusi contestualmente a recenti attacchi di estremisti ebrei israeliani contro i palestinesi, le loro case e imprese, e mentre Israele nell’ultima settimana intensificava gli attacchi contro Gaza e la Cisgiordania occupata.

“Non siamo più ebrei oggi,” scriveva un utente di un gruppo Telegram che si definisce “Il popolo di Holon, Bat Yam e Rishon Lezion scende in guerra.”

“Oggi siamo nazisti.”

Questi paesi si trovano nella cintura meridionale di Tel Aviv.

I video postati da HaBloc, che sembra siano stati girati il 12 e 13 maggio, mostrano persone già presenti a Bat Yam o che lo stanno raggiungendo, ed alcuni di loro scandiscono “morte agli arabi.”

Il 12 maggio una gran folla di ebrei israeliani ha trascinato fuori dalla macchina un palestinese e lo ha brutalmente percosso mentre l’aggressione veniva trasmessa dal vivo in televisione.

La vittima, Said Musa, è rimasto gravemente ferito prima di venire trasportato in ospedale.

“Mi hanno chiesto se fossi arabo, credevo che avessero bisogno di aiuto e ho detto: sì, posso aiutarvi?” ha raccontato Musa ad un giornalista israeliano.

In un gruppo WhatsApp che si chiama “Gruppo di combattimento – Morte agli arabi di Haifa”, i partecipanti avevano ricevuto istruzioni di portare bandiere israeliane e di trovarsi mascherati all’ingresso della città vecchia di Acri.

In un altro gruppo WhatsApp denominato “Fanculo gli arabi, sede di Afula, morte agli arabi” che conta 165 membri, uno ha postato la foto di una fiocina.

Sempre lo stesso ha scritto, “bottiglie molotov, ecco l’arma per oggi.”

Un video postato nello stesso gruppo mostra due uomini mascherati, uno dei quali impugna due grandi coltelli e dice, “coltellate in testa, oggi terrore.”

In un altro messaggio per i membri del gruppo La Familia, una persona incita a dar fuoco ad una moschea a Lydd.

La Familia è il famigerato gruppo di ultrà del Beitar Jerusalem, la squadra di calcio che dall’anno scorso è proprietà congiunta di un membro della famiglia reale di Abu Dhabi.

I tifosi del club sono tristemente noti per le violenze ai danni dei palestinesi, generalmente accompagnate da cori di “morte agli arabi.”

La polizia “ci darà man forte”

Adalah, gruppo che sostiene i diritti dei palestinesi in Israele, è venuto in possesso di messaggi vocali e comunicazioni interne fra estremisti ebrei che concertavano aggressioni contro i palestinesi.

Tutti i messaggi vocali pubblicati da Adalah sono del 13 maggio, serata che numerosi osservatori hanno paragonato ad un pogrom.

“La polizia non ci farà nulla, ci darà man forte e farà finta di niente,” dice un israeliano in un messaggio vocale ad altri attivisti ebrei di estrema destra.

“Le regole non valgono più. Tutto brucia,” dice una persona.

“In marcia con le armi, in marcia con quello che ti pare,” dice un altro.

“I tizi di Yitzhar, loro sono già arrivati, arrivati con sei pullman,” dice un altro in un diverso messaggio vocale.

Yitzhar è una colonia costruita su centinaia di acri di terra rubati ad Urif e ad altri villaggi palestinesi nella Cisgiordania occupata.

E’ abitata da coloni estremamente violenti, che attaccano sovente sia i palestinesi sia le loro greggi, frutteti e proprietà.

“Sei pullman vuol dire 380 persone, 380 persone tutte armate, raga. Tutti mascherati,” aggiunge.

“Ognuno di loro, raga, non vede l’ora di ammazzare gli arabi, raga. Vogliono ammazzare gli arabi.”

L’Alto Comitato di Controllo per i Cittadini Arabi di Israele (High Follow-Up Committee for Arab Citizens of Israel) ha dichiarato che “le autorità di polizia conoscono bene questi gruppi” e “risulta che proteggano i giustizieri ebrei israeliani e i gruppi dei coloni.”

L’Alto Comitato di Controllo, formato da rappresentanti eletti, dirigenti di partito e rappresentanti della comunità, è l’organismo rappresentante de facto dei palestinesi di cittadinanza israeliana.

Con l’approvazione delle autorità

Ci sono ulteriori prove che le autorità israeliane non solo ne fossero al corrente, ma che addirittura abbiano sostenuto le premeditate violenze di massa.

Un video diffuso il 12 maggio da alcuni giornalisti israeliani mostra Yossi Harush, vicesindaco di Lydd, mentre dice a diversi parlamentari di primo piano che centinaia di coloni stavano arrivando dalla Cisgiordania per “proteggere” le case degli ebrei.

“Il consiglio che darei a tutti i cittadini arabi è di non lasciare le proprie case,” dice Harush.

Ha poi detto che i coloni si erano “offerti volontari” per “incrementare la sicurezza.”

Un video in possesso di Adalah mostra una dozzina di auto in sosta con diverse persone intorno e un uomo che parla in ebraico.

“Questa è gente della Giudea e Samaria,” dice, usando i nomi con cui Israele chiama la Cisgiordania occupata.

“Fucili a canna corta M-16, chiunque voglia venire a proteggere lo Stato è il benvenuto,” dice.

“Oggi gli spacchiamo le ossa.”

Adalah ha annunciato che avrebbe proceduto per vie legali contro le autorità israeliane per non avere impedito le aggressioni contro i palestinesi da parte di queste bande di ultranazionalisti.

In diverse schermate di messaggi Telegram e WhatsApp postate da israeliani e utenti di social media si vedono tattiche e istigazioni simili.

Il gruppo israeliano di diritti umani B’Tselem ha rivelato che gruppi di coloni, quali l’organizzazione di estrema destra Regavim e un’altra chiamata My Israel, stavano costituendo milizie armate per recarsi in città miste all’interno di Israele il 13 maggio.

My Israel ha chiamato a raccolta “veterani militari armati”, “proprietari di mezzi corazzati” e “diplomati a corsi per ufficiali di combattimento” perché si coalizzassero.

Le bande ultranazionaliste sono state di parola: la scorsa settimana hanno devastato città, distrutto imprese commerciali palestinesi, marchiato case di palestinesi e aggredito cittadini palestinesi nelle strade.

Morti e feriti

I palestinesi di cittadinanza israeliana hanno protestato nelle strade in solidarietà con i palestinesi di Gaza e della Cisgiordania occupata.

Sono stati segnalati i casi di una sinagoga di Lydd data alle fiamme e di aggressioni ad israeliani, poliziotti e militari compresi.

Lunedì scorso Yigal Yehoshua, un ebreo di 56 anni, è deceduto per una ferita alla testa che sembra sia stata causata da un mattone scagliato contro la sua macchina durante una rivolta palestinese avvenuta a Lydd il martedì precedente.

Secondo quanto riferito da Sheikh Yusef al-Bazz, l’imam locale, Yehoshua sarebbe stato aggredito da ebrei israeliani che lo avevano scambiato per un arabo.

La causa della ferita mortale di Yehoshua non è stata ancora chiarita.

La sera prima che Yehoshua rimanesse ucciso, Moussa Hassouna, palestinese con cittadinanza israeliana, era stato colpito a morte da abitanti ebrei di Lydd, che avevano invocato la “legittima difesa”, secondo il Times of Israel.

Secondo quanto scritto dal giornale, l’inchiesta iniziale aveva evidenziato che “Hassouna si trovava a decine di metri dagli ebrei indiziati quando è stato colpito dallo sparo.”

Le autorità israeliane hanno arrestato per poi rilasciarli quattro ebrei sospettati del crimine.

E a Giaffa un dodicenne palestinese ha riportato gravi ustioni dopo che la sua casa è stata attaccata con bombe incendiarie. Anche la sorellina di dieci anni ha riportato ferite, seppur meno gravi, nel corso dell’attacco.

Sembra che le videocamere di sorveglianza abbiano ripreso prima dell’attacco due uomini incappucciati in un vicolo contiguo.

La polizia ha arrestato un sospetto arabo. Ma secondo Haaretz, il padre dei bambini “stenta a credere che chi ha aggredito la sua famiglia fosse un arabo, e che la polizia abbia fatto un errore di identificazione.”

Infatti la sua casa era decorata con mezzelune per il Ramadan – anche se le luci delle decorazioni non funzionavano.

In un discorso del 15 maggio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha esortato i cittadini ebrei e palestinesi di Israele ad astenersi dall’uso della violenza. Il suo linguaggio, però, rifletteva il razzismo sistemico dello Stato di Israele.

“Non lasceremo che i nostri cittadini ebrei vengano linciati o minacciati da bande di arabi assassini,” ha dichiarato Netanyahu, che contestualmente si è limitato ad ammonire i cittadini ebrei a non “farsi giustizia da soli e aggredire arabi innocenti, o linciare un arabo innocente.”

Minimizzando la portata della violenza degli ebrei israeliani, Netanyahu ha dichiarato che “si era in effetti verificato un caso simile.”

Adalah ha affermato che Netanyahu “continua a rimarcare che la polizia israeliana, che agisce con brutale violenza nei confronti dei cittadini palestinesi, otterrà il pieno sostegno politico alle sue azioni.”

I palestinesi con cittadinanza israeliana sono i sopravvissuti e discendenti della Nakba, la pulizia etnica della Palestina perpetrata dalle milizie sioniste prima e dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948.

A differenza dei milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, essi godono di qualche diritto civile, quale il diritto di voto. Sono però soggetti a radicate forme di discriminazione sancite da decine di leggi.

“La certezza del diritto non vale quando si tratta di palestinesi” e questo riguarda l’intera Palestina storica, aggiunge Adalah. Come affermato all’inizio dell’anno da B’Tselem, la “supremazia ebraica” è “l’unico principio guida” di Israele.

“I cittadini palestinesi, a livello collettivo, temono per la propria vita,” ha dichiarato domenica l’Alto Comitato di Controllo per i Cittadini Arabi di Israele, appellandosi alla comunità internazionale perché intervenga per aiutare a proteggerli “sia dallo Stato sia dai privati.”

Tamara Nassar è direttore associato e Ali Abunimah è direttore esecutivo di The Electronic Intifada.

traduzione dall’inglese di Stefania Fusero


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