Gaza: un massacro annunciato nel silenzio del mondo . Frammenti da Facebook di vite palestinesi spezzate nel buio

 

While on duty, doctor Ayed Soboh rushed to provide medical care to injured Palestinians inside the Indonesian hospital, northern #Gaza, as Israeli forces have been hitting the area heavily, only to find his children among them.
This family was lucky enough to find their children alive, however, hundreds of other families are still in search of their children uncertain if they are alive, dead, or lost.
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HAPPENING NOW: Gaza is under Israeli attack from air, land, and sea. Hundreds of airstrikes have hit in just the last hour. Residents are saying this is even worse than the attacks of 2014.
Being under blockade, the residents have nowhere to hide and nowhere to go. They’re psychologically preparing themselves and their loved ones for death.
All eyes on Gaza, especially since residents are losing internet and electricity and will soon no longer be able to share their blood-curdling reality with the world.

Gaza FREEstyle

Siamo al telefono con Ali Tayeh, vogliamo dirvi cosa ci ha detto:
I massicci bombardamenti in corso su Gaza stanno colpendo le case dei civili, indiscriminatamente tutti i palazzi residenziali.
Il lancio è incessante da ore, si immaginano già diversi morti. Nonostante questo, le strade sono piene di persone che stanno fuggendo dalle macerie delle loro case verso nessun posto, perché a Gaza non si scappa da nessuna parte.
I bombardamenti stanno preparando il terreno prima dell'invasione via terra.
La voce di Ali, al buio, non supera il rumore delle bombe che cadono vicinissime anche alla sua casa. Il suo cellulare scarico tra poco si spegnerà, ma manca l'elettricità per ricaricarlo. Stanno preparando psicologicamente se stessi e i loro cari alla morte. Tutti gli occhi puntati su Gaza, soprattutto perché i residenti stanno perdendo Internet e l'elettricità e presto non saranno più in grado di condividere la loro realtà agghiacciante con il mondo.

Ieri, mentre andavano in scena cortei bipartisan di solidarietà alla sicurezza di Golia, nei minuti in cui Golia infieriva con una spranga su Davide, al prezzo di qualche profonda ferita da taglio, sui giornali italiani ho contato almeno 30 volte letterali in 2 ore la parola “razzi su Israele”, tra titoli e sinossi, aperture di tg, eccetera, una copertura degna della seconda guerra mondiale, per un numero di morti complessivo pari a quelli prodotti tra i palestinesi in 3 minuti.
Da Gaza arrivano conferme sull’uso di fosforo, si bombarda in modo totalmente indiscriminato, non c’è niente che non meriterebbe un mondo in grado di fermare Israele. Mentre a Gaza bruceranno tutte le foglie, qui e ovunque non se ne muoverà alcuna: un altro mattone nel grattacielo di convinzione di un palestinese che la sua vita non interessi a nessuno al mondo, che forse in certi casi non valga nemmeno la pena di essere vissuta. E così i suoi figli, così già i suoi nonni. Mi escono parole stanche, demotivate, avvolte in un fastidioso dejavu.
Perché al prossimo giro sarà lo stesso e peggio: i nostri editorialisti e politici si uniranno in un ecumenico coro e ribadiranno che è la guerra è brutta e sbagliata ma i palestinesi, mentre in tempo di “pace” vivono in apartheid o in riserva indiana, devono prima di tutto assolutamente importantissimo mi raccomando “riconoscere l’esistenza di Israele”, e nessuno gli dirà che questo ridondante riconoscimento di una esistenza che appunto esiste e si amplia dovrebbe avvenire dopo che lo Stato che esiste da 80 anni, non dichiara i confini e spende come la Cina per il comparto militare deciderà di permettere e garantire l’esistenza dello Stato da cui desidera essere riconosciuto, anche al di là di Gerusalemme e del diritto al ritorno.
Nessuno che sottolineerà sdegnato che se proprio dobbiamo metterla sulle dichiarazioni, sui formalismichesonosostanza, sulla teoria mentre la pratica è sfuggita di mano da un pezzo, sul parlare di aria mentre i palestinesi vivono in condizioni che rendono offensiva e forse anche illogica l’idea di un qualunque tipo di resa (devi aver qualcosa da perdere, non poi solo qualcosa che sia più rilevante della tua terra), è certamente più urgente permettere un’esistenza che sottoscriverla.



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