Gaza: “Ogni cosa è stata colpita: case, strade, alberi”

 

Almeno 42 le vittime, tra cui 10 bambini e 2 medici.

È il bilancio ufficiale reso noto dal Ministero della Salute di Gaza rispetto agli attacchi aerei israeliani avvenuti ieri a Gaza City, nell’area in cui si trova la nostra clinica. I bombardamenti hanno danneggiato anche la nostra clinica, dove vengono forniti trattamenti per traumi e ustioni.

Un membro del nostro staff, presente nel momento dell’attacco, ha descritto una scena di orrore assoluto mentre fragorose esplosioni hanno scosso il quartiere e donne e bambini sono corsi in strada urlando e piangendo.

Il numero delle vittime continua a salire

La situazione è orribile da una settimana, il numero di vittime civili aumenta ogni giorno. Quando ho visto i danni nell’area e alla nostra clinica la mattina dopo l’attacco, sono rimasto senza parole. Ogni cosa è stata colpita: case, strade, alberi. Nella clinica, dove vediamo oltre 1.000 bambini all’anno con ustioni e ferite da trauma, mancava un muro e i detriti erano ovunque. La clinica ora è chiusa non solo per i danni subiti, ma anche perché la strada per accedervi è stata totalmente distrutta e la zona è ancora pericolosa”.
Mohammed Abu Mughaiseeb
Vicecoordinatore medico MSF a Gaza

Gli attacchi aerei israeliani hanno danneggiato molte strade che portano agli ospedali, per cui l’accesso all’assistenza sanitaria per le persone con ferite gravi è fortemente limitato. Inoltre, molti operatori sanitari sono preoccupati per la loro sicurezza durante il tragitto verso il lavoro e le forniture mediche si stanno esaurendo.

Secondo il Ministero della Salute, a oggi sono almeno 200 le persone rimaste uccise a Gaza, tra loro anche 59 bambini. In Israele 10 persone, tra cui 2 bambini, sono le vittime dei razzi e dei missili lanciati da Gaza.

Gli orrendi attacchi contro la popolazione e le infrastrutture civili a cui stiamo assistendo a Gaza sono imperdonabili e intollerabili. La situazione è critica. Il numero dei feriti e degli sfollati sta aumentando mentre personale umanitario supplementare e qualsiasi tipo di fornitura non possono ancora entrare a Gaza. L’autorità sanitaria locale ha segnalato che in 24 ore si esaurirà la disponibilità di sacche di sangue e non si potranno più effettuare trasfusioni ai pazienti, un intervento fondamentale nella cura dei feriti di guerra”.
Ely Sok
Capomissione MSF nei Territori palestinesi

Il nostro intervento a Gaza

Una nostra équipe lavora 24 ore su 24 per supportare lo staff medico nel pronto soccorso e nelle sale operatorie dell’ospedale di Al-Awda, nella zona di Jabalia, e cura ogni giorno dai 40 ai 45 pazienti con ferite e ustioni gravi. Abbiamo anche donato forniture mediche a diverse strutture della Striscia durante la scorsa settimana. In questa situazione di insicurezza non è possibile attuare i programmi regolari di cura per le ustioni e i traumi post-operatori.

La situazione a Gaza è critica. Gli attacchi avvengono senza tregua e si intensificano di notte. Il nostro staff locale è sotto pressione perché da giorni le autorità locali non permettono agli operatori internazionali di uscire perché è impossibile garantirne la protezione. Siamo in collegamento costante h24 con i nostri colleghi palestinesi. Insieme a loro abbiamo valutato via video decine di feriti, fatto triage per capire chi andava sottoposto a cosa, aiutato in ogni modo possibile. Riceviamo casi gravi, amputazioni, traumi alla testa e al torace dovuti a schiacciamento.”
Gino Roberto Manciati
Responsabile medico MSF a Gaza

“Questi attacchi si devono fermare”

Mentre Israele continua i bombardamenti su Gaza, secondo le Nazioni Unite sono oltre 38.000 i palestinesi che hanno abbandonato le loro abitazioni e almeno 2.500 persone sono rimaste attualmente senza casa, tra cui alcuni membri dei nostri team. Molte persone del nostro staff hanno trovato rifugio a casa di parenti e abbiamo predisposto alloggi temporanei.

Israele deve fermare questi attacchi nel cuore di Gaza che uccidono civili. È impossibile limitare gli effetti dei bombardamenti in un luogo così densamente popolato. C’è inoltre un urgente bisogno di garantire un accesso sicuro agli operatori umanitari e alle forniture mediche”.

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