Amira Hass : Privatizzazione della violenza: i pogromisti fascisti di Gerusalemme sono un braccio dello stato

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Privatizzazione della violenza: i pogromisti fascisti di Gerusalemme sono un braccio dello stato

"Quando sentite le grida 'Lasciate bruciare il vostro villaggio', questo vi rappresenta?" ha chiesto Suleiman Masswadeh, un reporter della Kan Public Broadcasting Corporation, a una giovane donna che ha partecipato ai moti di Lehava - un'organizzazione di destra dura e antiaraba - nel centro di Gerusalemme giovedì. Esibendo un adesivo "Kahane aveva ragione" sul petto, ha risposto: "Non così. Non sto dicendo che dovremmo bruciare, ma che voi dovreste lasciare il villaggio e noi andremo a vivere lì".

 

Questa è una risposta che riassume la nostra storia: non c'è bisogno di appiccare il fuoco, basta espellere i palestinesi e vivere nelle loro case.

 

La gente di Lehava non è sola in questa battaglia. Quasi all'inizio del mese sacro del Ramadan, il 12 aprile, la polizia israeliana ha lanciato una provocazione bloccando la spianata della Porta di Damasco, luogo di ritrovo dei giovani a Gerusalemme, con la scusa patetica di facilitare l'accesso alle masse di fedeli. Eppure, una tale misura non è stata presa prima del periodo del coronavirus, quando il numero di fedeli era molto maggiore.

 

Allora perché ora? Che la provocazione sia il risultato della stupidaggine, o un tentativo deliberato di distruggere l'atmosfera di convivialità tipica di questi giorni di Ramadan - deve essere vista in un contesto più ampio, come scrivono Yudith Oppenheimer e Aviv Tatarsky di Ir Amim, una ONG che si occupa delle politiche di Israele a Gerusalemme, sul sito Siha Mekomit (Local Call, la versione ebraica del sito +972): "Chi segue ciò che è successo a Gerusalemme negli ultimi due anni individuerà una linea diretta che collega le incessanti molestie della polizia [nel quartiere di Gerusalemme Est di] Isawiyah e gli eventi degli ultimi giorni alla Porta di Damasco".

 

"Ciò che i due hanno in comune è l'aver preso di mira un'area in cui c'è vita attiva palestinese, l'ingresso in quell'area con grandi forze di polizia e tentativi incessanti di causare attrito per un periodo di tempo senza una fine in vista".

 

"Perché la polizia israeliana ha dichiarato il coprifuoco proprio lì?", chiedono Oppenheimer e Tatarsky e rispondono: "Il messaggio implicito è questo: Volete un giorno di festa? Bene, osservatelo in casa vostra, dietro muri e porte. Le luminarie festive sono appese sopra la Porta di Damasco, come ogni anno, ma la piazza è vuota, livida e insanguinata, e il comune che ha installato le luci tace. La polizia crea "prove" attraverso l'attrito costante con i residenti palestinesi. Alla fine, se non con la forza, allora con ancora più forza, le immagini inquietanti vengono a galla, il che a sua volta giustifica l'ulteriore uso della forza e l'ulteriore rimozione dei residenti palestinesi dalla loro sfera pubblica".

 

Proprio come c'è una connessione tra le molestie della polizia a Isawiyah e la Porta di Damasco, c'è una connessione tra gli spettacoli di destra di odio e brutalità nel centro di Gerusalemme e nella Città Vecchia - e gli attacchi dei coloni in tutta la Cisgiordania (un altro è stato riportato al momento di scrivere, sabato: coloni venuti dall'avamposto Havat Ma'on hanno attaccato i contadini nel villaggio di Al-Tawani che stavano lavorando la loro terra. Secondo i primi rapporti, due palestinesi e due attivisti del gruppo israelo-palestinese anti-occupazione Ta'ayush, che li scortavano, sono stati feriti).

 

Lehava e i giovani appassionati che rispondono al suo appello fanno parte dei rami privatizzati del governo, della municipalità di Gerusalemme e della polizia, che stanno attuando la loro politica di rimozione dei palestinesi dalla sfera pubblica - proprio come gli hooligans delle colline (intorno a Hebron) sono un altro ramo privatizzato per attuare la politica del governo di affollare i palestinesi in enclavi densamente popolate e prendere la maggior parte della Cisgiordania.

 

Le ONG di estrema destra con una patina religiosa e messianica che arraffano terreni, come Regavim, Amana, Elad, Ateret Cohanim e Ad Kan, con le loro impressionanti risorse finanziarie, costituiscono un vento di coda per le istituzioni statali e la loro coerente politica sionista. La loro nave madre è il movimento Gush Emunim e la sua incarnazione come Consiglio Regionale della Yesha (Giudea e Samaria, il nome sionista della Cisgiordania).

 

La violenza individuale, sfrenata e messianica - alla quale le forze dell'ordine hanno risposto per decenni chiudendo un occhio e strizzando l'altro - è una componente essenziale della belligeranza nel paese più ebraico del mondo. Nel suo modo democratico (cioè con l'appoggio della maggior parte dei suoi ebrei), questo stato ebraico lavora per cancellare il passato, il presente e il futuro dei palestinesi in questa terra.

 

L'appetito di questi rivoltosi, i teppisti di destra ultra-nazionalisti di Gerusalemme e delle colline meridionali di Hebron, aumenta ad ogni decisione del tribunale che permette ad una ONG di destra di appropriarsi di un quartiere palestinese come Sheikh Jarrah e Silwan, con ogni attacco impunito a un contadino palestinese sulla sua terra da parte di israeliani che escono da Havat Ma'on o Yitzhar, con ogni permesso che permette all'amministrazione civile di dichiarare un terreno palestinese come terra statale, e assegnarlo a una colonia o a un avamposto adiacente.

 

"Far sparire" i palestinesi dalla sfera pubblica e stiparli in enclavi sovraffollate può rivelarsi un preludio a un'altra espulsione di massa di palestinesi dal paese. Questo crimine contro l'umanità è stato propugnato in passato da un ebreo religioso come Meir Kahane e da un ebreo laico come Rehavam Ze'evi, e viene ora ripetuto dai loro successori, gli Hardalim (nazionalisti haredi) Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, in varie forme.

 

Non considerate i rivoltosi di Gerusalemme come semplici eccentrici Hardalim e Haredim, una marmaglia che non ha alcuna relazione con noi israeliani civilizzati che, con buon gusto e buone maniere, rispettiamo apparentemente lo stato di diritto. I rivoltosi crescono e si moltiplicano, perché gli israeliani che si considerano centristi "decenti" (e sostengono partiti come i Laburisti, Kahol Lavan e Yesh Atid) hanno vissuto e vivono in pace con questi atti spregevoli dei governi di Israele e dei loro satelliti privatizzati e potenziati.

 

Forse se gli amici di questo paese - Europa e USA - mettono in guardia Israele sulla sua politica e impongono sanzioni contro di esso - il "centro" israeliano si sveglierà e smetterà di essere silenzioso, indifferente, seduto in disparte o di sostenere attivamente questa  politica 


Per concessione di Tlaxcala
Fonte: https://cutt.ly/FboPJEa
Data dell'articolo originale: 26/04/2021
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=31509



ARTICOLO IN INGLESE QUI 


The privatization of violence: Right-wing Jerusalem thugs are

 an arm of the State

 

 

“When you hear the cries ‘May your village burn down,’ does that represent you?” Suleiman Masswadeh, a reporter for the Kan Public Broadcasting Corporation, asked a young woman who participated in the rioting by Lehava – a hard-right, anti-Arab organization – in downtown Jerusalem on Thursday. Sporting a “Kahane was right” sticker on her chest, she replied: “Not in that way. I don’t say that it should burn down, but that you should leave the village and we’ll go live in it.”

Now that’s an answer that sums up our history in a nutshell: It’s not necessary to burn things down, it’s enough merely to expel the Palestinians and then inhabit their homes.

The Lehava people are not alone in this battle. Almost at the outset of the holy month of Ramadan on April 12, the Israel Police created a provocation when they blocked the Damascus Gate plaza as a sitting and gathering place for Jerusalem’s young men, with the pathetic excuse of easing access for the masses of worshippers. And yet such a step wasn’t taken prior to the coronavirus period, when the number of worshippers was far greater.

So why now? Whether the provocation was the result of foolishness, or a deliberate attempt to destroy the atmosphere of togetherness typical of these days of Ramadan – it should be viewed in a more general context, as Yudith Oppenheimer and Aviv Tatarsky of Ir Amim, an NGO that focuses on Israel’s policies in Jerusalem, write on the website Siha Mekomit (Local Call, the Hebrew version of the +972 website): "Those who are following what’s been happening in Jerusalem in the past two years will detect a direct line linking incessant police harassment in [the East Jerusalem neighborhood of] Isawiyah and the events of recent days at the Damascus Gate.

"What the two have in common is the targeting of an area in which there is active Palestinian life, entering it with large police forces and unrelenting attempts to cause friction during a period whose end is not in sight.”

“Why did the Israel Police declare a curfew here of all places,” ask Oppenheimer and Tatarsky, and reply: “The implied message is: You want a holiday? Fine, observe it in your own home, behind walls and doors. The holiday lights are on display above Damascus Gate as they are every year, but the city square is empty, battered and bleeding, and the municipality that put up the lights is keeping mum. The police are creating ‘evidence’ by means of ongoing friction with the Palestinian residents. In the end, if not by force then by even more force, the disturbing pictures surface, which in turn justify the additional use of force and the further displacement of Palestinian residents from their public sphere.”

Just as there is a connection between the police harassment in Isawiyah and at Damascus Gate, there’s a connection between the right-wing spectacles of hatred and high-handedness in downtown Jerusalem and the Old City – and the attacks by the settlers throughout the West Bank (another one was reported at the time this article was being written on Saturday: Israelis leaving the outpost of Havat Ma’on attacked farmers from the village of Al-Tawani who were working their land. According to initial reports, two Palestinians and two activists from the Israeli-Palestinian anti-occupation group Ta’ayush, who escorted them, were wounded).

Lehava and the impassioned young people who answer its call are among the privatized branches of the government, the Jerusalem Municipality and the police, who implement their policy of making Palestinians disappear from the public sphere – just as the hilltop hooligans are another privatized arm for implementing the government policy of cramming Palestinians into densely populated enclaves and taking over most of the area of the West Bank.

Land-grabbing right-wing NGOs with a religious and messianic patina, such as Regavim, Amana, Elad, Ateret Cohanim and Ad Kan, are other nongovernment branches, which, with their impressive financial resources, constitute a tailwind for the state’s institutions and their consistent Zionist policy. Their mother ship is the Gush Emunim movement and its incarnation as the Yesha (Judea and Samaria) Regional Council.

Individual, unbridled and messianic violence – which for decades has been met by one blind eye and one winking eye of the law enforcement authorities – is a vital component of the belligerence of the most Jewish country in the world. In its democratic way (namely, with the support of most of its Jews), this Jewish state is working on the erasure of the Palestinian past, present and future in this land.

The appetite of those rioters, the ultranationalist right-wing posses in Jerusalem and the South Hebron Hills, increases with every judicial decision that permits the takeover by a right-wing NGO of a Palestinian neighborhood such as Sheikh Jarrah and Silwan, with every uninvestigated attack against a Palestinian farmer on his own land by Israelis who emerge from Havat Ma’on or Yitzhar, with every license allowing the Civil Administration to declare Palestinian land as state land, and to allocate it to a settlement or adjacent outpost.

“Disappearing” the Palestinians from the public sphere and crowding them into enclaves may turn out to be a preface to another mass expulsion of Palestinians from the country. That crime against humanity was in the past advocated by a religious Jew like Meir Kahane and a secular Jew like Rehavam Ze’evi, and is now being repeated by their successors, the Hardalim (Haredi nationalists) Itamar Ben-Gvir and Bezalel Smotrich, in various guises.

Don’t look at the rioters in Jerusalem as just some eccentric Hardalim and Haredim, a rabble that is unrelated to us, the civilized Israelis who, with good taste and good manners, ostensibly uphold the rule of law. The rioters are becoming stronger and multiplying, because Israelis who consider themselves “decent” centrists (and support parties including Labor, Kahol Lavan and Yesh Atid) have lived and are living in peace with these despicable acts of Israel’s governments and their privatized and reinforced satellites.

Perhaps if this country’s friends – Europe and the United States – warn Israel about its policies and impose sanctions against it – the Israeli “center” will wake up and stop being silent, indifferent, remaining on the sidelines or actively supporting that policy.


Per concessione di 
Ha'aretz
Fonte: 
https://cutt.ly/FboPJEa
Data dell'articolo originale: 26/04/2021

URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=31488

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