Amira Hass Un premio disonorevole dato in un giorno che è tutta ipocrisia


Traduzione sintesi 



Non c'è gloria nel ricevere un premio che il governo israeliano assegna agli israeliani i cui risultati parlano da soli. Non c'è onore in un premio assegnato dal ministro dell'Istruzione, un ex comandante dell'esercito responsabile della politica di imprigionamento della Striscia di Gaza. Non c'è splendore in un premio ufficiale che viene dato in un giorno che è tutto ipocrisia: quando si dice indipendenza e ciò significa espulsione, si fa poesia sulla libertà mentre si pianifica il prossimo furto di terra, si elogia la nostra visione progressista e si rafforza il dominio della supremazia ebraica. Non si possono denunciare scienziati, artisti e scrittori per aver bisogno di riconoscimento e stima da parte del pubblico, ma si può dire che vale la pena prestare attenzione alla parte fasulla della cerimonia, all'ipocrisia e all'arroganza dei suoi organizzatori e alla pretesa che qui tutto vada bene e sia normale ed è come dovrebbe essere.  Si  può chiedere di non far parte di questa normalizzazione criminale.
Israele non è l'ultimo paese la cui festa nazionale si basa su continue violazioni verso gli altri. Non è l'unico prodotto del colonialismo dei coloni e della mentalità di supremazia a cui ha dato origine. Non è l'unico luogo  dove  le disparità sociali ed economiche, basate sulla separazione etnica e religiosa ,si perpetuano nonostante un quadro formale di democrazia.
Ma mentre una parte significativa della società civile in paesi come Francia, Germania, Nuova Zelanda e persino Stati Uniti è consapevole delle ingiustizie incorporate alla base della nascita e dello sviluppo di questi stati e cerca di rimediare, almeno alcuni di loro, lo stesso non si può dire di Israele.
Al contrario: sotto la copertura del "processo di pace", Israele nega sempre più ogni legame storico, emotivo, culturale o materiale dei palestinesi con la loro patria. Negli ultimi 30 anni lo stato ebraico ha dimostrato più e più volte la correttezza delle argomentazioni avanzate dai palestinesi dagli anni '20 e '30:
il sionismo è un movimento colonialista ed ha espulso un popolo dalla sua terra .
Se la maggioranza dei cittadini ebrei israeliani fosse contraria alla politica del governo, si potrebbe dire che il premio non appartiene a Likud, Kahane Chai e alle organizzazioni di coloni di destra Ad Kan, Regavim e Amana. Si potrebbe dire che il premio appartiene alle persone, ai creativi e ai registi che ritraggono accuratamente la realtà piena di contraddizioni e ,pertanto, sono i rappresentanti di quel popolo e sono degni della sua stima. Non mentiamo a noi stessi. La politica israeliana nei confronti dei palestinesi, su entrambi i lati della Linea Verde, è sostenuta dalla maggior parte degli ebrei israeliani . Su questo non c'è differenza tra Kahol Lavan e Yamina, o tra i devoti del rapper di estrema destra The Shadow e la maggior parte dei manifestanti di Balfour.
Molti sono illuminati quando si parla di diritti LGBT o della violenza contro le donne e della necessità di penalizzare seriamente gli autori. I principi dello stato sociale parlano ancora al cuore della maggior parte del pubblico. Il riconoscimento della discriminazione sistematica contro gli israeliani di origine mediorientale e nordafricana è cresciuto notevolmente,ma  questa visione progressista ha chiaro confini geografici ed etnici. Medici, assistenti sociali e ricercatori non hanno chiesto in massa che i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania siano vaccinati contro il coronavirus. Avvocati, geografi, lavoratori high-tech e storici non si stanno mobilitando per fermare la violenta conquista della Cisgiordania da parte dell' Amministrazione Civile, dei consigli di insediamento e dei teppisti in cima alle colline. Né si stanno unendo a pianificatori e architetti per chiedere l'immediata restituzione della terra alle città e ai villaggi palestinesi sovraffollati in Israele (come Nazareth e Umm el Fahm). L'espulsione dei palestinesi a Gerusalemme dalle loro case e quartieri con un timbro legale di approvazione, non ha spinto i  rettori  di università e di  college e gli studenti a scendere in piazza per protestare. Il silenzio, l' ignorare i problemi e la mancanza di interesse sono l'equivalente di un supporto attivo.
Poiché il popolo ebraico in Israele è di destra e sciovinista, la politica del governo è 
espressione dei suoi desideri e non li  contraddice. Un premio stimato da questo popolo e dal suo governo è un premio disonorevole.

There is no glory in receiving a prize that the Israeli government awards to Israelis whose accomplishments speak for themselves. There is no honor in a prize that is awarded by the education minister, a former army commander who was a party to the policy of imprisoning the Gaza Strip. There is no splendor in an official prize that is given on a day that is all hypocrisy: when they say independence and mean expulsion, wax poetic about freedom while planning the next land theft, praise our enlightenment and bolster the rule of Jewish supremacy. One cannot denounce scientists, artists and writers for needing public recognition and esteem. But one can say that it’s worth paying attention to the phony part of the ceremony, the self-righteousness and arrogance of its organizers and the pretense that everything here is fine and normal and the way it should be. And one may request: Don’t be a part of this criminal normalization.
Israel is not the last country whose national holiday rests upon continuous wrongdoing to others. It is not the only product of settler colonialism and the mentality of supremacy to which it gave rise. It is not the only place where social and economic disparities based on ethnic and religious separation are perpetuated despite a formal framework of democracy.ut while a significant portion of civil society in countries like France, Germany, New Zealand and even the United States is conscious of the built-in, primal injustices that were part of the birth and development of these states, and seeks to remedy at least some of them, the same cannot be said of Israel.
On the contrary: Under the cover of the “peace process,” Israel increasingly denies any historical, emotional, cultural or material ties of the Palestinians to their homeland. In the past 30 years, the Jewish state has proven over and over again the correctness of the arguments made by Palestinians since the 1920s and 30s – that Zionism is a colonialist movement, and that expelling a people from its land is its purpose and its side effect.
If a majority of Israel’s Jewish citizens were opposed to government policy, one could say that the prize does not belong to Likud, Kahane Chai and the right-wing settler organizations Ad Kan, Regavim and Amana. One could say the prize belongs to the people, and that creative mathematicians and filmmakers who accurately portray the contradiction-filled reality are representatives of that people, and worthy of its esteem. But let’s not lie to ourselves. When it comes to Israeli policy toward the Palestinians, on both sides of the Green Line, most Jewish Israelis support it. On this there is no difference between Kahol Lavan and Yamina, or between devotees of radical right-wing rapper The Shadow and most of the Balfour protesters.
Many are enlightened when it comes to LGBT rights, or awareness of violence against women and the need to seriously penalize the perpetrators. The principles of the welfare state still speak to the heart of most of the public. Recognition of systematic discrimination against Israelis of Middle Eastern and North African background has grown substantially.
But this enlightenment and progressiveness have clear geographic and ethnic boundaries. Doctors, social workers and researchers did not demand en masse that the Palestinians in Gaza and the West Bank be vaccinated against coronavirus. Lawyers, geographers, high-tech workers and historians are not rallying to halt the violent takeover of West Bank lands by the Civil Administration, the settlement councils and the hilltop thugs. Nor are they joining planners and architects to demand the immediate return of land to overcrowded Palestinian towns and villages in Israel (like Nazareth and Umm el Fahm). The expulsion of Palestinians in Jerusalem from their homes and neighborhoods with a legal stamp of approval, did not spur university and college heads and students to take to the streets in protest. Silence, ignoring the issues and a lack of interest are the equivalent of active support.
Because the Jewish people in Israel is right-wing and chauvinist, government policy is an expression of its desires, and does not contradict them. An esteemeed prize from this people and its government is a dishonorable prize.


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