Risoluzioni delle Nazioni Unite del 2020 riguardanti la Palestina occupata e il Golan siriano

 Palestina occupata - Golan -Valle del Giordano


Risoluzioni delle Nazioni Unite del 2020 riguardanti la Palestina occupata e il Golan siriano da    Assopace Palestina

Ogni novembre, i 193 stati membri delle Nazioni Unite votano una serie di sette risoluzioni relative allo Stato di Palestina occupato e, in un caso, al Golan siriano occupato. Questi voti, che, se non altro, riflettono le opinioni formali e la coscienza del mondo, sono sempre presi a larghissima maggioranza. I conteggi dettagliati delle votazioni di quest’anno sono riportati nelle schermate trasmesse qui sotto, mentre i testi delle risoluzioni possono essere letti cliccando sui link sopra ogni schermata.

Su due dei voti, nessun altro stato è stato così sfacciato da associarsi a Israele e agli Stati Uniti, confermando chiaramente “l’eccezionalismo” americano e smentendo la tanto decantata rivendicazione di una “leadership americana”.

La galleria degli stati canaglia che si sono uniti a Israele e agli Stati Uniti nel votare quest’anno contro il diritto internazionale, i diritti umani e la decenza umana comprende almeno una volta Australia, Brasile, Canada, Colombia, Repubblica Ceca, Guatemala, Honduras, Ungheria, Malawi, Isole Marshall, Micronesia e Nauru. Stranamente, e forse in modo incoraggiante, Palau –che, come le Isole Marshall e la Micronesia, è uno “stato liberamente associato” degli Stati Uniti con un codice postale statunitense e un Trattato di Libera Associazione che lo obbliga ad essere guidato dagli Stati Uniti nelle sue relazioni estere– si è astenuto o non ha votato le risoluzioni di quest’anno.

Il Canada ha votato con Israele e gli Stati Uniti in cinque occasioni, il che spiega perché il Canada, un paese con una reputazione di decenza su altre questioni, è stato clamorosamente sconfitto quest’anno nella sua candidatura per un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e una sua nuova candidatura sarebbe inutile in assenza di un cambiamento radicale nelle sue scelte anti-palestinesi.

Il Malawi non ha mai avuto problemi ad accettare l’apartheid. È stato l’unico stato africano indipendente a mantenere piene relazioni diplomatiche con il Sudafrica durante l’era dell’apartheid. (Ha quindi svolto un ruolo essenziale nella mia impresa del 1969 di visitare tutti i paesi dell’Africa, permettendomi di entrare e uscire dal “Sud bianco” attraverso il Malawi, utilizzando uno dei miei due passaporti americani solo per gli stati paria e le colonie portoghesi del sud, mentre non avevo prove incriminanti di aver visitato queste terre proibite nell’altro passaporto con cui ho continuato la mia odissea africana.) Sentendosi quindi a suo agio con l’apartheid, il Malawi ha recentemente annunciato che nel 2021 intende istituire un’ambasciata a Gerusalemme.

Il fatto che nessun altro stato abbia votato con i due stati canaglia (USA e Israele) contro la risoluzione relativa al Golan siriano occupato, che ha stabilito “che tutte le misure e le azioni legislative e amministrative prese o da intraprendere da parte di Israele, la potenza occupante, che pretendono di alterare la carattere e status giuridico del Golan siriano occupato sono nulle, costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale e della Convenzione di Ginevra … e non hanno alcun effetto giuridico” e ha invitato ancora una volta gli stati membri “a non riconoscere alcuna delle disposizioni legislative o le misure e le azioni amministrative di cui sopra” ridimensiona il riconoscimento” storico” di Donald Trump della pretesa sovranità di Israele su quel territorio occupato.

Sebbene Joe Biden abbia chiarito che non intende revocare il riconoscimento di Trump della sovranità di Israele sulla Gerusalemme Est occupata (una violazione altrettanto flagrante del diritto internazionale) o spostare l’ambasciata degli Stati Uniti a Tel Aviv, sarà interessante –e potenzialmente significativo– vedere se decide di mostrare un decoroso rispetto per l’opinione mondiale e il diritto internazionale annullando il riconoscimento fatto da Trump della pretesa sovranità di Israele sul Golan siriano occupato.

Risoluzioni del Quarto Comitato delle Nazioni Unite per il 2020

4 novembre 2020 – Il Comitato per la Decolonizzazione dell’Assemblea Generale dell’ONU, che comprende tutti i 193 Stati membri, ha adottato oggi sette risoluzioni sulla questione palestinese. I link al testo delle risoluzioni e i risultati delle votazioni si trovano nel titolo di ogni schermata.

1. “Assistenza ai rifugiati palestinesi” [A/C.4/75/L.9]: Approvato con una votazione di 153 – 2 – 12.

2.  “Operazioni dell’UNRWA – United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East” [A/C.4/75/L.10]Approvato con una votazione di 151 – 5 – 9

3. “Proprietà e redditi dei rifugiati palestinesi” [A/C.4/75/L.11]Approvato con una votazione di 151 – 6 – 8

4. “Lavori del Comitato Speciale per indagare sulle pratiche israeliane che hanno un impatto sui diritti umani del popolo palestinese e di altri Arabi dei Territori occupati” [A/C.4/75/L.12]Approvato con una votazione di 72 – 13 – 76

5. “Insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Geriusalemme Est e il Golan siriano occupato” [A/C.4/75/L.13]Approvato con una votazione di 142– 7 – 14

6. “Pratiche israeliane con un impatto sui Palestinesi del Territorio Palestinese Occupato, inclusa Gerusalemme Est” [A/C.4/75/L.14]Approvato con una votazione di 138 – 9 – 16

7. “Il Golan siriano occupato” [A/C.4/75/L.15]Approvato con una votazione di 142 – 2 – 19

Commento consolatorio: L’Italia fortunatamente ha solo un’astensione e tutti voti a favore per le altre 6 risoluzioni.

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