Pasquale Camuso Coronavirus, il caso UK conferma che la macchina della InfoWar è attiva




Il caso UK conferma che il coronavirus è il nuovo scenario della Information Warfare (InfoWar). Le parole iniziali di Johnson sulla pandemia del COVID-19 sono state travisate dai media UE

Il caso sulle presunte comunicazioni iniziali del governo UK, legate al coronavirus, conferma che l’Information Warfare (InfoWar) è un’arma sempre più usata in ambito geopolitico. Moltissime testate giornalistiche europee hanno riportato la notizia che il Primo Ministro britannico Boris Johnson, avesse parlato di un piano per combattere il COVID-19, il quale prevedeva un’espansione il più rapida possibile dell’epidemia. Ciò al fine di contenere la durata dell’infezione in un intervallo temporale ridottissimo (trascurando le vittime così generate, ritenute inevitabili) e mirando al raggiungimento dell’immunità di gregge nel più breve tempo possibile. In realtà quanto riportato è assai lontano da ciò che Johnson o i suoi collaboratori hanno affermato. Ascoltando il discorso originale per intero, si noterà che l’unica volta in cui si nominano le morti “obbligatoria” è quando il premier accenna a ciò che sarà inevitabile. Cioè la morte di alcune persone a causa della diffusione del virus e che, quindi, i cittadini debbano prepararsi con anticipo alla possibilità di perdere i propri cari. Il suo consigliere sull’emergenza, invece, parla di immunità di gregge. Sì, ma riferita a un contesto di gestione della pandemia a lungo e lunghissimo termine, riferendosi al momento in cui non ci sarà più necessità della quarantena.

Per valutare quale sia la reale strategia di Londra per contrastare la pandemia, è sufficiente visitare il sito web del governo

Del resto il Governo britannico dimostra la propria trasparenza sul suo sito web, riportando chiaramente le misure che sono state intraprese e quelle che potrebbero venire in futuro. Possiamo inoltre notare come nello stesso sito sia incluso un piano del 2011 proprio contro le pandemie di tipo influenzale, dove si può verificare come quando adottato finora, sia aderente a questo piano. Non solo. L’esecutivo UK infatti ha adattato e sta adattando le proprie strategie di risposta, verificando l’azione dei governi già coinvolti nell’emergenza. Nelle più recenti direttive riguardo il coronavirus e la quarantena, infatti, sono da subito incluse misure per regolamentare anche lo sport all’aperto. Con un’attenzione particolare a ciclisti e corridori. Evidente rimando alle questioni che in Italia hanno tanto diviso l’opinione pubblica.

L’obiettivo della InfoWar contro il Regno Unito è aumentare la distanza con il popolo UE. Non a caso in molti articoli ci sono rimandi alla Brexit

Per quale motivo queste fake news sul governo UK sono state diffuse? In moltissimi di questi articoli possiamo notare il rimando alla Brexit. Ciò con un sottofondo emotivo, che influenza il lettore con un ben preciso bias cognitivo: chi ha minato la stabilità europea, adesso è vittima di se stesso. L’azione di infoWar ha quindi un obiettivo specifico: aumentare la distanza tra il popolo europeo e la nazione, rea di essere sfuggita all’influenza UE. In altre situazioni, però, i “goals” possono essere molto diversi. Più complessi e con termini ed effetti di lungo respiro, quindi maggiormente insidiosi. Cerchiamo, però, di capire meglio di cosa si tratti e quali siano i suoi fondamenti.

Informazione, Comunicazione e Notizia

L’informazione, per sua definizione, è un insieme di dati, fatti o nozioni, collegati da un’idea, e utili ad un fruitore che la riceve. La comunicazione è il trasferimento di un’informazione da un individuo ad un altro, tramite una forma di scambio dell’informazione stessa, anche detta messaggio. Una notizia è una informazione, riguardante un fatto in corso o concluso, comunicata da un giornalista, e ritenuto di rilevanza tale da essere di interesse per il fruitore. In tal senso, l’informazione è ciò che è utile a chi fruisce di notizie, mentre la notizia ha sempre dei caratteri (in gergo definiti anche “notiziabilità”) per cui il giornalista ritiene l’informazione di interesse. Quindi opera una scelta basilare sulla comunicazione dell’informazione, verso l’individuo che ne farà uso.

L’importanza del bias cognitivo in relazione alle informazioni

La notizia quindi è diversa dalla pura informazione: la prima infatti può contenere elementi estranei al dato, alla nozione, ma utile per rendere il contenuto di maggiore interesse e in grado di catturare meglio l’attenzione del cliente del giornalista, il lettore. Elementi narrativi emotivi, politicizzati e finanche “armati” (weaponized), possono far parte della notizia per scopi assai diversi e lontani da quelli di fornire una informazione all’utente. Il dato stesso è suscettibile di interpretazioni, differenti metodi di raccolta e trasmissione, che nel contesto giusto possono essere raccolti dall’utente finale ed elaborati in maniera diversa a seconda della direzione in cui verte il proprio bias cognitivo. Come l’ottimista vede il bicchiere mezzo pieno e il pessimista mezzo vuoto, chiunque ha un certo livello di bias cognitivo. Questo potrebbe quindi cambiare la percezione della stessa informazione che la persona riceve.

L’interpretazione dei dati sul COVID-19 in Italia ha determinato una bolla cognitiva

Un esempio di bias cognitivo, legato soprattutto alla distribuzione dei dati sul coronavirus in Italia, è quello secondo cui moltissime persone ritengono una buona notizia un minore aumento del numero di infetti giornalieri. Quindi, affermano che la crisi stia diminuendo, mentre per altri l’aumento continuo dei morti giornalieri rappresenta il fatto che stia peggiorando. Nessuno dei due gruppi in realtà valuta i dati nella sua complessità, ma ogni singola persona acquisisce in questo caso l’informazione che più preferisce e che risponde alla sua esigenza di vedere confermato il proprio pensiero. Fenomeno conosciuto oggi come bolla cognitiva: la rete riesce ad amplificare questo fenomeno, in quanto gli algoritmi che scelgono quali elementi farci visualizzare sui social network, tendono a proporre temi affini ai nostri interessi, analizzando i gusti grazie ai dati che noi stessi forniamo.

La bolla cognitiva viene sfruttata da attori interni ed esterni a uno Stato per azioni di InfoWar

Sfruttando questi elementi, attori esterni e interni ad uno Stato possono riuscire ad influenzare le masse. Ciò per ottenere uno sfasamento di percezione rispetto a fatti e dati, in modo da ottenere un effetto ben preciso. Effetto che può spaziare in qualsiasi campo: da vantaggi economici, a influenze geopolitiche, fino ad arrivare alla possibilità di intervenire su asset strategici col favore della popolazione coinvolta. Tutto ciò è la Info War, un metodo di guerra asimmetrica col quale, tramite l’esposizione di notizie, uno Stato o altre entità, riescono a trarre vantaggi da questo tipo di comportamenti. E’ un’arma usata già dall’inizio del secolo scorso, ma che recentemente ha avuto la sua esplosione in occasione delle elezioni presidenziali Usa del 2016. Finora, però, è stata usata soprattutto con “esche” politiche ed economiche, viste come le più accattivanti per colpire il target audience. Oggi, invece, l’emergenza coronavirus conferma che qualsiasi tema è valido.

“Ciascuno deve stare al suo posto: la polizia a reprimere, la magistratura a condannare, la stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi, e tutti in fondo stanno facendo il loro dovere. Sono gli operai che non stanno al gioco. Non lavorano abbastanza, se ne fregano. Vogliono sempre soldi. Non riusciamo a rialzare la produzione, questo è il vero guaio. Che cosa vuole che conti di fronte a tutto questo l’innocenza o la colpevolezza di un qualsiasi Mario Boni?”

(il giornalista Montelli nel film “Sbatti il mostro in prima pagina”, 1972)

L’autore

Pasquale Camuso ha collaborato fin dal 2009 con varie agenzie di sicurezza e contractors in Italia e all’estero. Si occupa di analisi inerente la sicurezza, terrorismo e geopolitica in ottica war-gaming e roleplay nel comportamento degli attori coinvolti. Ha pubblicato diverse analisi e articoli in collaborazione con i principali siti di informazione del settore. Al momento collabora con Analytica for Intelligence and Security Studies, curandone anche le comunicazioni.

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