Lettera da Gerusalemme di Angela Godfrey Goldstein a Jared Kushne

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Caro  Jared Kushner:

Sono una dei tanti attivisti di pace israeliani che lei non hai mai incontrato. Ho il sospetto che lei non abbia cercato di mettersi in contatto con noi, proprio come non ha contattato i principali uomini d’affari palestinesi come Sam Bahour prima di lanciare il suo piano di “pace economica”, che a me fa venire in mente il vitello d’oro, non la risoluzione dei conflitti.

E visto che gli Stati Uniti hanno chiuso il programma USAID in Palestina quest’anno, sono scettica riguardo al fatto che la consegna di miliardi dal Bahrain possa essere attuabile logisticamente senza un meccanismo di consegna o la necessaria memoria del pregresso da parte delle istituzioni che possa produrre efficienza anzichè corruzione.

Avendo incontrato nei mesi precedenti alti funzionari sia all’ambasciata che al consolato ho notato che non erano nelle priorità americane né i diritti civili fondamentali dei palestinesi né il loro bisogno di una coesistenza libera e pacifica. Quando l’argomento era la Palestina non era nemmeno più usata la parola sostenibilità.

Come attivista per la pace vedo da parte di Israele e degli Stati Uniti la negazione della libertà per i palestinesi seguire una traiettoria tragica: creiamo ciò di cui abbiamo paura. Se neghiamo obiettivi più alti o cediamo a ragioni così più basse, come egoismo, avidità, o al bisogno di sentirsi superiori o “scelti”, io credo che noi israeliani non vivremo mai la libertà a cui aneliamo, come citata nel nostro inno nazionale HaTikva, mentre soffochiamo deliberatamente quelli che con accanimento cerchiamo di controllare.

Se continuiamo su questa strada di distruzione morale non possiamo né adempiere ai valori intrinseci ebraici che ci raccomandano di non fare agli altri quello che non vorremmo che fosse fatto a noi stessi, né allevare le nuove generazioni a riconoscere come sacra e a immagine di Dio TUTTE le forme di vita.

Jared Kushner, magari crede di dare supporto a Israele con le sue posizioni, dichiarazioni ed azioni? Per quelli come noi che per diversi decenni hanno lottato per la pace, niente può essere considerato più sbagliato. Dal nostro punto di vista lei sta condannando Israele al suicidio. Come dice l’adagio, “gli amici non lasciano gli amici guidare ubriachi”. Poiché Israele ha un problema di dipendenza, è molto arrogante, continua a seguire politiche che creano ciò che teme maggiormente senza che ci sia un adulto responsabile che tracci dei confini, metaforici e letterali.

Lei e il suo collega Jason Greenblatt  tendete a incolpare i palestinesi per gli anni di trattative fallite. Questo è l’opposto dalla realtà vista di prima mano da quelli di noi che vivono qui. Noi ricordiamo le bugie della campagna elettorale di Barak del 2000 che affermava che c’era stata una generosa offerta respinta da Arafat (non ce n’era stata nessuna – come potrebbero essere in pace con noi se non eravamo neanche pronti a dividere l’acqua con loro?).  Hanno affermato che non c’era un partner, o che i palestinesi avevano respinto la pace – cosicché Barak potesse vincere le elezioni incolpando Arafat. Oggi, l’assistente di Barak Eldad Yaniv1)  si assume la responsabilità per quelle posizioni in mea culpa senza fine in TV e in stampa, confessando che egli non aveva compreso che gli israeliani avrebbero allora creduto alle bugie e avrebbero continuato a crederci fino ad adesso.

Israele, pregiudicando il suo stesso futuro a lungo termine – non almeno come Stato ebraico e democratico – ha energicamente aumentato il suo colonialismo strategico di insediamento (220.000 coloni nel 1991: più di 600.000 oggi, soprattutto nella regione di Gerusalemme, ma anche a cavallo delle principali sorgenti d’acqua di montagna), mentre ha lavorato per minare l’economia palestinese. Secondo la Banca Mondiale, a causa delle politiche dell’occupazione, l’economia palestinese sta perdendo miliardi ogni anno.

La graduale annessione di fatto è una realtà, mentre soggetti come il Comitato centrale del Likud e i loro partner nella coalizione di destra chiedono che l’annessione sia ufficializzata. Jared, perfino suo suocero, subito dopo la sua nomina ha fatto appello a Netanyahu di andarci piano con la costruzione di insediamenti. (Non è un segreto che gli insediamenti siano stati costruiti per impedire l’autonomia palestinese). Ma né Trump né Netanyahu ha dato seguito a questa richiesta.

Come israeliana trovo tragico che  Israele non abbia mai riconosciuto i diritti palestinesi o abbia fatto dei passi per arrivare ad un’autonomia palestinese. Non solo questo, le nostre politiche israeliane creano le condizioni in cui il terrore prospera.

Ha studiato lei questioni come le demolizioni di case, la suddivisione in zone e la pianificazione, che deliberatamente impediscono ai palestinesi dal costruire nella loro terra di proprietà, a Gerusalemme Est, nella zona C, e anche – l’ultima volta a Sur Baher – nelle aree A e B?

Gli accordi di Oslo, firmati da Israele (anche firmatario delle Convenzioni di Ginevra e dell’Aia) citano che le aree A e B sono da essere sotto il controllo amministrativo palestinese. E l’area C doveva essere solo provvisoriamente sotto controllo israeliano, fino al 1999.

Sento che suo suocero crede di poter cavalcare la “tigre” del sionismo fondamentalista cristiano (la base dell’amministrazione Trump, molti dei quali credono che “la mano di Dio sia su Donald Trump”), che sostanzialmente dà potere a coloro che seguono un’agenda di guerra, all’opposto degli insegnamenti di Gesù Cristo. Certamente gli strumenti sperimentati per la risoluzione dei conflitti, e i principi fondamentali come il bisogno di generosità, di parità, e di costruzione di fiducia non sarebbero più in tono con il cristianesimo che il cercare la fine del mondo nell’Apocalisse? Non almeno in un tempo in cui gli scienziati concordano nel dire che una terza guerra mondiale potrebbe portare all’estinzione della terra specie se  fosse nucleare. Solo i cultori della morte e i particolarmente stupidi e ignoranti potrebbero andare volontariamente su quella strada! L’amministrazione Trump nega il cambiamento climatico, malgrado le informazioni ed i dati scientifici – Noam Chomsky accusa l’amministrazione di crimini contro la vita per questa complicità. Gesù insegnò a porgere l’altra guancia quando colpiti; egli dice, “Sono benedetti i portatori di pace” – non quel condannare altri a distruzione gratuita per un culto di morte!

Infine, mi lasci citare una conversazione che ho avuto alla fine del 2013 con Ron Dermer, che è stato recentemente nominato come nostro ambasciatore negli Stati Uniti. Riconoscendolo nel mio ufficio postale locale, ho chiesto se potevo porgli una domanda.

“Sì, certo”, rispose.

“Voi non siete molto seri riguardo alla pace, vero?”

La risposta arrivò con immediatezza istintiva: “No, certo che vogliamo la pace! Ma … bisogna essere in due! Devi avere un partner! “

L’ho confutato con un rapido, “No. I palestinesi vogliono la pace “.

L’ambasciatore Dermer aveva in qualche modo perso la parola per la mia convinzione, e poi disse: “Allora, qual è la sua soluzione?”

Allora gli ho detto quello che le dico ora: “Dobbiamo aprire i nostri cuori ed essere generosi, dare loro ciò di cui hanno bisogno per essere in pace con noi, fermare questa mentalità da commerciante di automobili e smettere di approfittare di loro, ucciderli e umiliarli. Nella consapevolezza che, come parte più forte, abbiamo una quota maggiore di responsabilità nel trovare la via d’uscita dalla realtà attuale. E poi andare avanti per salvare il pianeta. “

Un grazie borbottato, quasi nessun contatto visivo e Dermer è scomparso. Perché coloro che seguono il pensiero “vinci-perdi”, piuttosto che “vinci-vinci”, coloro che hanno bisogno di dominare o essere la corte suprema, non sono né democratici per istinto, né spirituali per principio. Dato che i palestinesi sono semitici, si potrebbe persino chiamarli antisemiti.

Jared Kushner, il suo progetto non porterà pace. È una ricetta per ulteriore tensione e strappi su una popolazione già in sottosviluppo e sotto occupazione. Questo mentre consente a Israele di continuare a eliminare le ricchissime culture palestinesi, non ultima quella dei beduini che sanno come vivere nel deserto con grazia. In un momento in cui la desertificazione in Israele ha reso Israele il secondo paese più sotto tensione al mondo per quanto riguarda le risorse idriche, si sarebbe potuto pensare che mantenere viva la saggezza su come sopravvivere in modo sostenibile in condizioni meteorologiche estreme sarebbe stata una competenza di valore.

Ah, sì, ma suo suocero e la sua amministrazione non credono nei cambiamenti climatici o nel riscaldamento globale, vero? O nella natura olistica della sopravvivenza, la necessità di empatia in modo da rimanere umani e partner a pieno titolo nella razza umana. Dio ci aiuti. E proteggici dai cosiddetti “amici” come lei, sir.



Angela Godfrey-Goldstein dirige Jahalin Solidarity, un’organizzazione palestinese che lotta contro l’occupazione israeliana. Attivista ambientale nel Sinai, in Egitto, per quattro anni e vincitrice del premio Rebuilding Alliance Peacemaker del 2018, ha scritto un capitolo sulla sua esperienza negli ultimi 20 anni con Beduini in un libro del 2018, pubblicato da Veritas, “Defending hope”.

Traduzione: Giorgio Canarutto – Torino


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