Chemi Shalev Come Netanyahu, Trump incita per primo e piange dopo dichiarandosi innocente


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Sintesi personale


Da quando ha annunciato la sua candidatura alla presidenza quattro anni fa, Donald Trump ha incitato incessantemente contro gli immigrati ispanici illegali che attraversano il confine degli Stati Uniti con il Messico. Sono stupratori, assassini e spacciatori, dice. Portano criminalità, diffondono malattie, rubano il tuo lavoro e minano lo stile di vita americano, ha avvertito i suoi fan. È una "invasione" a tutti gli effetti, dice Trump, che deve essere fermata in ogni modo possibile.La scia della rabbia raggiunge il suo apice nei raduni di massa che Trump continua a tenere come se fosse su un percorso perpetuo di campagna elettorale . Agli occhi di Israele la rabbia della folla, scatenata e alimentata dalla retorica infiammatoria di Trump , ricorda le manifestazioni di protesta arrabbiate contro gli Accordi di Oslo che hanno preceduto l'assassinio di Yitzhak Rabin. Assomigliano alla famigerata manifestazione dell'ottobre 1995  a Gerusalemme, quella con Benjamin Netanyahu sul balcone .In uno di questi raduni tenutosi a maggio a Panama City Beach, i cui filmati sono riemersi sulla scia del massacro di El Paso, Trump dice alla folla ,in segno di scusa, che a differenza di altri paesi, gli Stati Uniti non possono ordinare al proprio esercito di fermare "l'invasione" con la forza . "Come fermare queste persone?" Trump ha chiesto alla folla infiammata, che ha risposto spontaneamente : "Sparagli!" Sorridendo mestamente al pensiero di una soluzione così brillante ,ma irraggiungibile, Trump ha lusingato i suoi fan dicendo: "Solo nel Panhandle puoi farla franca con quella frase. "Nonostante la sua ovvia strizzatina d'occhio al concetto di violenza vigilante contro gli "invasori", la paura e il disprezzo per gli immigrati,per  gli afro-americani e per altre minoranze che nutre e favorisce,   l'assassino di El Paso , come  quello alla  Sinagogaa Pittsburgh ,nei suoi occhi e in quelli dei suoi discepoli si  legge :  innocente. Salute mentale, videogiochi violenti, stampa "fake news", i suoi rivali politici e, naturalmente, gli stessi sfortunati immigrati sono colpevoli.Se e quando Trump sentirà il bisogno di difendersi,  ricorderà la condanna  che ha consegnato lunedì alla nazione, con l'entusiasmo di un robot . Non diversamente dal debole sforzo di Netanyahu per reprimere le grida della folla di "Rabin l'assassino" durante la seconda manifestazione avvenuta un mese prima dell'assassinio del primo ministro ( nella prima manifestazione ,Netanyahu aveva alzato  un pugno incoraggiante verso la  folla)  - l'affermazione di Trump è stata immediatamente cooptata dai  repubblicani kowtowing come prova incontrovertibile della sua innocenza. Hanno protestato contro gli sforzi per ritrarre Trump come un  incitatore  di odio, nonostante  le innumerevoli ore di registrazioni video che dimostra  il contrario.Trump, infatti, è come un Netanyahu : non fratelli di sangue, forse, ma fratelli di sangue. Prima sparano e piangono dopo. Entrambi hanno adottato una strategia politica per infiammare la propria base incitando contro rivali, minoranze e, naturalmente, i media; entrambi si rifiutano di spegnere i fuochi che accendono per paura di antagonizzare la loro base instabile, descrivendo gli autori di crimini d'odio come "mele cattive" mentalmente squilibrate; Come Netanyahu  dopo  l' assassinio di Rabin, Trump ora sta cercando di controllare le sue esplosioni odiose, ma con lui è solo una questione di giorni, se non ore, prima che torni al lavoro come al solito.Il ruolo di Trump nella storia dipende dal futuro: se la violenza anti-immigrazione e anti-minoranza persiste, l'indignazione pubblica continuerà a gonfiarsi e Trump perderà  le elezioni del 2020. La sua ripugnante retorica sarà universalmente condannata come depravazione morale . Se vince, tuttavia, i peccati di Trump saranno imbiancati e persino propagandati come una risposta giustificabile dinanzi a  una minaccia esistenziale.Se la recente storia israeliana è una guida, il ricordo del vile incitamento che Trump ha intenzionalmente iniettato nel discorso pubblico, svanirà nell'oblio, confermando la narrazione  , dettata da Trump, dai suoi fan e dai suoi successori,  di  come egli abbia  resistito coraggiosamente a una caccia alle streghe da parte della sinistra per emergere come il più grande presidente negli annali degli  Stati Uniti.




Ever since he announced his candidacy for president four years ago, Donald Trump has relentlessly incited against illegal Hispanic immigrants who cross the U.S. border with Mexico. They are rapists, murderers and drug dealers, he says. They bring crime, spread disease, steal your jobs and undermine the American way of life, he’s warned his fans. It’s an “invasion” for all intents and purposes, Trump says, which must be stopped in any way possibleThe rabble-rousing hits its peak in the mass rallies that Trump continues to hold as if he’s on a perpetual campaign trail. In Israeli eyes, the crowd’s anger, sparked and fueled by Trump’s inflammatory rhetoric, is reminiscent of the angry protest demonstrations against the Oslo Accords that preceded Yitzhak Rabin’s assassination. They resemble the infamous October 1995 demonstration in Jerusalem’s Zion Square, the one with Benjamin Netanyahu on the balcony – albeit on steroids.n one such rally held in May in Panama City Beach, clips of which have resurfaced in the wake of the El Paso massacre, Trump tells his crowd apologetically that unlike other countries, the U.S. cannot order its army to stop the “invasion” by force. “How do you stop these people?” Trump asked his inflamed mob, which responded spontaneously with cries of “Shoot them!” Smiling ruefully at the thought of such a brilliant but unattainable solution, Trump flattered his fans by saying, “Only in the Panhandle you can get away with that statement.”
But notwithstanding his obvious wink at the concept of vigilante violence against the “invaders”; the fear and loathing of immigrants, African-Americans and other minorities that he nourishes and fosters; and the undeniable fact that the El Paso killer – like his predecessor at the Tree of Life Synagogue in Pittsburgh, the Florida letter-bomber sentenced this week to 20 years in jail, and two dozen other hate crime perpetrators and wannabes who have been apprehended by the police – quoted his vile invective almost word for word, in his own eyes and in those of his disciples, Trump is innocent. Mental health, violent video games, “fake news” press, his political rivals and, of course, the hapless immigrants themselves are the guilty parties.
If and when Trump feels the need to defend himself, he will point to the otherwise worthy condemnation that he delivered to the nation on Monday, with all the enthusiasm of a robot reading from a teleprompter. Like Netanyahu’s brief effort to quell the crowd’s cries of “Rabin the murderer” during the second mass demonstration held in Zion Square, a month before the November, 1995 assassination of the prime minister – in the first, held a year earlier, Netanyahu made do with lifting an encouraging fist to the crowd – Trump’s statement was immediately coopted by kowtowing Republicans and like-minded pundits as incontrovertible proof of his innocence. They protested efforts to portray Trump as a hate-monger, despite countless hours of video recordings that prove Trump, in fact, is like a turbo-powered Netanyahu, albeit with worn breaks and a shorter fuse; not blood brothers, perhaps, but brothers in blood. They shoot first and cry foul later. Both have embraced a political strategy of inflaming their base by inciting against rivals, minorities and, of course, the media; both refuse to put out the fires they ignite for fear of antagonizing their volatile base, describing perpetrators of hate crimes as mentally deranged “bad apples”; and both take umbrage at any effort to link the fear and loathing they disseminate with the violence and murder they prompt. Like Netanyahu in the immediate aftermath of Rabin’s assassination, Trump is now trying to control his hateful outbursts, but with him it’s only a matter of days, if not hours, before he goes back to business as usual.
Trump’s place in history depends on the future: If anti-immigrant and anti-minority violence persists, public outrage continues to swell and Trump loses the 2020 election, he will depart the stage as a freak accident. His repugnant rhetoric will be universally .condemned as moral depravity and a losing campaign strategy to boot. If he wins, however, Trump’s sins will be bleached lily-white and even touted as a justifiable response to an existential threat.If recent Israeli history is any guide, in half a generation the memory of the vile incitement that Trump has intentionally injected into public discourse will recede and fade into oblivion.  History, dictated by Trump, his fans and his successors, would recount how he courageously withstood a leftist witch-hunt to emerge as the greatest president in the annals of these United States.

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