Nicola Mirenzi "La sinistra non ricada nel vecchio vizio di trasformare Carola in eroe da adorare"



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Intervista al filosofo Salvatore Natoli, docente a Milano Bicocca. "Il nichilismo attraversa la nostra società, dominata dalla paura di non avere alcun avvenire"



A Lampedusa, c’è chi l’ha accolta augurandole lo stupro: “Eppure, la capitana Carola Rackete è un esempio di resistenza civile. Ha portato in salvo i 42 naufraghi della Sea Watch 3, contestando una legge sbagliata e mostrando che, oltre alla politica delle frontiere sbarrate, c’è un’altra possibilità”. Il bene e il male, nella filosofia di Salvatore Natoli, docente di filosofia teoretica all’Università Milano Bicocca, uno dei massimi filosofi italiani, hanno sempre i piedi ben piantati per terra. Vivono accanto a noi. Spesso, dentro ciascuno di noi. E guai ad allontanarle da questo mondo per farne delle divinità o dei demoni: “La sinistra italiana deve stare attenta a non trasformare questa donna, di certo coraggiosa ed esemplare, in un eroe da adorare. È un vecchio vizio, questo. Una scorciatoia che la sinistra ha percorso diverse volte. Di fronte alla propria difficoltà, si aggrappa a una bandiera e la sventola incautamente. Dimenticando l’ammonimento di Bertold Brecht: “Maledetto il paese che ha bisogno di eroi’”.
Per ora, il titolo che il ministro dell’interno Matteo Salvini le ha assegnato è “sbruffoncella”: “È una tecnica tipica del capo della Lega – dice Natoli, da poco in libreria con Il fine della politica (BollatiBoringhieri) –: degradare la persona, per cancellare l’importanza dei gesti che compie. Anche gli ebrei venivano uccisi ad Auschiwitz in nome di una legge dello stato tedesco. Non voglio dire che siamo in quella situazione, per carità. Voglio dire però che esiste il diritto di contestare una legge se si ritiene che quella legge sia sbagliata e ingiusta. È quello che ha fatto Carola. Piuttosto, il vero problema èrimasto sotto traccia in questa discussione. Salvini finge di poter affrontare un problema enorme come quello dell’immigrazione mettendo in campo degli atti scenografici come il blocco di una nave″.
È solo teatro?
Il dramma è reale. E Salvini non è l’unico protagonista. L’Europa sta facendo il suo gioco. Anziché dire subito: “Li accogliamo noi quei migranti”, è rimasta in silenzio e ha accettato di farsi carico della situazione solo al termine di un duello tremendoe rivelatore.
Rivelatore di cosa?
Che una parte dell’umanità è considerato uno scarto, portatore di una malattia che indebolisce la società e la mette in pericolo di vita, comese si trattasse di esseri umani infetti, che bisogna tenere alla larga.
Le ricorda qualche ideologia novecentesca?
Non amo parlare del ritorno del fascismo. Però la non accoglienza è di fatto una forma di esclusione e selezione umana, fatta in nome della difesa dei propri privilegi, o quantomeno del proprio quieto vivere.
E cosa c’è di male?
Che Salvini offre alla paura di perdere il proprio benessere delle persone una soluzione perversa. È come se dicesse: “I colpevoli del vostro stato d’animo sono loro, gli stranieri. Affidatevi a me. Vi libererò dall’angoscia”. È il classico meccanismo del capro espiatorio.
Perché funziona ancora?
Perché non è vero che le ideologie sono morte. Sono finite le ideologie che pretendevano di liberare definitivamente gli uomini dal male, sia quello rappresentato dalla disuguaglianza tra le classi sociali (il comunismo), sia quello paranoico dell’impurità della razza (il nazismo). In realtà, ogni società secerne ideologia. E il sovranismo è una delle ideologie di questo tempo.
Che tempo è?
È il tempo in cui il potere politico ha perso la capacità di dirigere e governare l’esistente. Perché la scienza, la tecnica, l’economia e quasi ogni altro settore della vita sociale hanno una propria autonomia. Dunque, il potere politico non dirige più ogni cosa. Infatti, ha smesso di prospettare l’ipotesi di mettere fine alla storia e di realizzare la felicità in terra. Può solo mediare, amministrando l’esistente.
Dunque, il sovranismo è nostalgia di un potere superato?
Il sovranismo è un’ideologia inadeguata rispetto alla realtà. È un auto-inganno. L’illusione che si possa ripristinare un potere centrale verticale, in grado di controllare ogni aspetto della vita di uno stato e di una nazione. La sua realizzazione equivarrebbe alla creazione di un conflitto permanente. Una guerra di tutti contro tutti. È una perversione della nostra società.
E l’idea di Europa?
Può essere l’antidoto al sovranismo. Gli elettori europei lo hanno già dimostrato, votando in maggioranza per l’Europa, contro i partiti che vogliono metterla in discussione. Però non basta. L’Europa vincerà se riuscirà a sviluppare un’idea di sovranità realmente sovranazionale. Altrimenti, farà un favore sterminato ai sovranisti.
La pura amministrazione basta a mobilitare le persone?
L’amministrazione non è routine, è progetto. L’Europa non è imbrigliata dall’amministrazione. È bloccata da una mentalità spartitoria degli stati. Pensi alle discussioni sulle quote, i seggi, le cariche apicali.
Invece, a cosa dovrebbe aspirare?
A rendere il mondo migliore per i propri figli. Le grandi utopie pensavano in termini astratti, all’umanità che sarebbe venuta. Mentre oggi si dovrebbe cercare di rendere il mondo migliore per le persone che abbiamo accanto e ci sopravviveranno.
Ma come possono gli europei pensare in questi termini se non fanno più figli?
Questo è il segno del nichilismo che attraversa la nostra società, dominata dalla paura di non avere alcun avvenire.
È un timore del tutto infondato?
Nella nostra società la dimensione dell’anti-Cristo, il principe del male che agisce nella storia, sta fiorendo sotto forma di un sentimento apocalittico, il terrore della catastrofe. Da una parte, assume la forma della distruzione ambientale. Dall’altra, quella della disintegrazione della civiltà occidentale, minacciata dall’invasione straniera.
In entrambi gli scenari, siamo spacciati.
Nient’affatto. Perché accanto all’idea che corriamo disperatamente incontro alla devastazione, sono nati altrettanti progetti di salvezza dell’umanità, come l’idea ecologica incarnata da una giovane come di Greta Thunberg, e l’umanesimo universale di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3.

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