Siria: Israele e Russia riaprono il dialogo - Piccole Note



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Dopo la tempesta, in Siria sembra si sia aperta una finestra di trattative. I tre raid effettuati dall'aviazione israeliana nelle ultime due settimane inducevano a temere un'escalation. Invece nessun attacco nell'ultima settimana. Gli attacchi in Siria L'ultimo raid è stato particolarmente duro: di...



Dopo la tempesta, in Siria sembra si sia aperta una finestra di trattative. I tre raid effettuati dall’aviazione israeliana nelle ultime due settimane inducevano a temere un’escalation. Invece nessun attacco nell’ultima settimana.

Gli attacchi in Siria

L’ultimo raid è stato particolarmente duro: diciotto i morti e l’aeroporto di Damasco colpito.
Tanto che Bashar Jaafari, che rappresenta la Siria all’Onu, dopo aver esortato ancora una volta le Nazioni Unite a fermare i raid, aveva aggiunto provocatoriamente: forse “per attirare l’attenzione dei creatori di guerra in questo Consiglio dobbiamo esercitare il nostro legittimo diritto all’autodifesa? Cioè rispondere all’aggressione israeliana contro l’aeroporto internazionale di Damasco lanciando un attacco contro l’aeroporto di Tel Aviv?”.

La reazione russa

Mosca aveva reagito in maniera più brusca del solito all’attacco contro il suo alleato. Aveva chiesto a Israele di fermare quegli “attacchi arbitrari”. Ma evidentemente, nel segreto, ha aggiunto altro.
La Russia, va ricordato, ha consegnato ai siriani gli S-300, rimasti inerti n occasione degli attacchi.
Ciò perché i russi non hanno ancora portato a termine la formazione dei militari siriani addetti alle batterie antiaeree.
Perché i russi vogliono che siano i siriani a utilizzarli e non loro: per mediare con Tel Aviv per conto di Damasco non possono abbattergli gli aerei.
Ma la reazione tanto dura di Mosca ai raid lasciava presagire che qualcosa avrebbe potuto cambiare. Da qui la necessità di trovare un qualche accordo.

Yair Lapid

Le critiche israeliane

Gli attacchi, giustificati come mezzo di contrasto alla presenza iraniana nel Paese confinante, erano stati rivendicati da Netanyahu come un grande successo, suscitando le critiche dell’opposizione israeliana (Timesofisrael).
Il leader del partito centrista Yair Lapid ha affermato che avevano “motivazioni politiche”: Netanyahu li avrebbe usati per rafforzare la sua immagine in vista delle elezioni del prossimo aprile.
Una strumentalizzazione delle Forze armate che avrebbe messo a repentaglio l’alleanza con Mosca, indispensabile per la sicurezza di Israele.
Tzipi Livini, altra figura di peso nell’opposizione, ha invece criticato l’ostentazione dell’azione, in contrasto con la tradizionale “ambiguità” delle Forze armate israeliane, le quali hanno sempre ritenuto controproducenti le rivendicazioni.
Un’azione militare tacita suscita meno reazioni di una palesata, dato che in questo secondo caso i Paesi colpiti, per motivi di immagine, sono obbligati a dare una qualche risposta. Strategia un po’ cinica, ma con una sua logica.

Il filo del dialogo
Le critiche che non hanno scalfito Netanyahu, che però, ha ritenuto di riprendere il filo del dialogo con Putin.
E oggi una delegazione russa di alto profilo è sbarcata a Tel Aviv. Mossa preceduta da un’apertura del viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, il quale, interpellato dalla Cnn sull’alleanza tra Russia e Iran in Siria, ha risposto che non avrebbe usato tali parole per esprimere la natura del rapporto tra le due nazioni.
E ha aggiunto che la “maggior preoccupazione dei russi è la sicurezza di Israele”. Al di là delle interpretazioni forzate, che intravedono una svolta epocale dei rapporti con l’Iran, è vero che egli ha voluto far intendere che la Russia non supporta la strategia iraniana sul territorio siriano.
Mosca vuol essere arbitro tra le parti: vuole cioè mediare tra Teheran e Tel Aviv per porre fine allo stillicidio di attacchi israeliani sul territorio siriano.

L’aviazione israeliana

L’apertura russa è stata ben accolta da Netanyahu, il quale ha sempre cercato un’intesa con Mosca, nonostante gli strappi.
In attesa di impervi sviluppi, appaiono importanti le parole dell’ex Comandante delle forze aeree israeliane Amir Eshel, secondo il quale Tel Aviv, nonostante la sua forza, non ha “le capacità militari” per mandar via l’Iran dalla Siria.“. Può farlo “solo la Russia”.
Dichiarazione Interessante per il riconoscimento del ruolo di Mosca, ma anche perché a dirlo è un esperto di Forze aeree: la strategia israeliana sulla Siria sia basa proprio sull’aviazione.

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