Lorenzo Fargnoli. : La lunga marcia contro l'apartheid di Israele» il Trio Joubran e Roger Waters







Dopo sette anni di silenzio, è uscito The Long March, il nuovo album del Trio Joubran, simbolo della cultura e della musica palestinese e da sempre impegnato nella lotta per la liberazione della loro terra. Tre fratelli e tre oud, che per la prima volta nella musica araba suonano assieme, donando all'ascoltatore il miraggio uditivo di un'unica anima, grazie a una tecnica perfetta e una sintonia eccezionale nell'improvvisazione. «L'improvvisazione non è solamente un elemento fondamentale della musica del trio, è anche il pane quotidiano dei palestinesi. Dobbiamo trovare un modo di vivere e di trovare piacere nel farlo. E la stessa cosa per la nostra musica», spiegano i tre musicisti. Samir, Wissam e Adnan, virtuosi suonatori di oud, strumento principe della musica araba, tessono, grazie alle sue undici corde, trame ipnotiche, ma allo stesso tempo fortemente evocative, generando perfomance incredibilmente potenti ed emotive. Con questo nuovo album hanno deciso di dare una svolta al loro sound, sotto l'impulso di Renaud Letang, già produttore di Bjork e Manu Chao, senza però tradire le loro origini, immerse fino alla pancia nella cultura musicale palestinese, con un padre celebre liutaio e una madre cantante di Muwashshah (un poema epico arabo, ndr). «Vogliamo raggiungere un pubblico più ampio - raccontano - una musica che parli a tutte le generazioni e che rifletta ciò in cui crediamo. O:i però l'importante è che l'identità del trio sia salda. La vera domanda è: come possiamo promuovere la nostra cultura e difendere la nostra eredità e allo stesso tempo dare un tocco moderno e internazionale al nostro universo?» Ci riescono facendo dialogare la tradizione con sintetizzatori, strumenti ad arco e grazie alla collaborazione di numerosi artisti. Spiccano, fra questi, il nome di uno dei più grandi poeti del Levante, Mahmoud Darwish, e quello dell'ex leader dei Pink Floyd e noto attivista per la causa del popolo palestinese, Roger Waters, ma anche quello del pianista Vincent Taurelle, del cantante iraniano Mohammad Motamadi o del loro percussionista Youssaef Hbeisch. Particolarmente intenso è stato il rapporto con Mahmoud Darwish, scomparso una decina di anni fa, a cui hanno dedicato un intero album (In the Shade of the Words, 2009) e che ritroviamo con la sua voce profonda e i suoi versi nella prima canzone, "Time must go by". «E il maestro che ci ha insegnato ad apprezzare la vita, a combattere per la libertà e a vedere la musica attraverso i colori e le parole. Ma ci ha anche assegnato l'immensa responsabilità di essere dei musicisti professionisti e di portare avanti la nostra carriera internazionale senza porci limiti». Più recente è la collaborazione con Roger Waters, nata nel marzo scorso con la pubblicazione del brano "Supremacy", vero e proprio atto di accusa contro la decisione di Trump di spostare l'ambasciata Usa a Gerusalemme. In questo album partecipa, come consuetudine nelle sue liriche, a uno dei pezzi concettualmente ed emotivamente più coinvolgenti "Carry the Earth", dedicato alla morte di quattro bambini palestinesi, Mohammad Ramiz Bakr, Ahed Atef Bakr, Zkariya Ahed Bakr e Ismail Mahmoud Bakr, uccisi da militari israeliani mentre giocavano a calcio in una spiaggia di Gaza. «Con Roger Waters cerchiamo di far aprire gli occhi delle persone in tutto il mondo e dir loro che i nostri figli e i loro figli sono il futuro...». La musica del Trio Joubran è un simbolo della resistenza culturale palestinese all'apartheid israeliana che tenta di cancellarla. Affermando la necessità della bellezza e la forza della cultura, segnando i confini non geografici di un identità, senza però avere il timore di rinnovarla ed aprila al mondo circostante, trasformano la loro terra in una metafora per tutti quei luoghi, popoli e persone vittime dell'annullamento causato dalla politica dell'oppressione e del non riconoscimento di chi è li Trio Joubran diverso da sé.

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