Roma, 3 ottobre 2018, Nena News – La cancelliera Angela
Merkel cancellerà la sua visita in Israele se il villaggio beduino di
Khan al-Ahmar dovesse essere demolito prima del suo viaggio. A dirlo è
stato oggi la Radio militare israeliana.
L’arrivo a Tel Aviv della cancelliera tedesca e di diversi ministri del suo governo è atteso per oggi pomeriggio:
era stato rimandato da quasi di un anno e mezzo a causa di disaccordi
tra le due parti per le politiche israeliane relative agli insediamenti e
ai palestinesi. Ieri in conferenza stampa, i bambini del
piccolo villaggio cisgiordano vicino a Gerusalemme, noto per la sua
“Scuola di Gomme” realizzata dalla ong italiana Vento di terre, hanno
esortato la leader tedesca a porre fine al piano di espulsione deciso
dal governo Netanyahu. La demolizione potrebbe avvenire in qualsiasi momento:
due settimane fa l’esercito israeliano aveva chiesto ai suoi 181
residenti (metà dei quali minori) di iniziare l’opera di demolizione del
villaggio.
A settembre la Corte Suprema israeliana aveva rigettato un
appello contro la distruzione di Khan al-Ahmar e aveva dato ai suoi
residenti tempo fino al 1 ottobre per lasciare l’area. Per la legge israeliana, infatti, il villaggio è “illegale” perché costruito senza il permesso delle autorità di Tel Aviv.
Un permesso nella pratica impossibile da ottenere, ma che – secondo il
diritto internazionale – non dovrebbe neppure essere
richiesto trattandosi di territori militarmente occupati. Ma la “legalità” è un ottimo pretesto per Israele per implementare il suo progetto di espansione coloniale noto come E1 che
mira a collegare la Città Santa alla Valle del Giordano senza soluzione
di continuità e che nei fatti taglierà a metà la Cisgiordania.
A favore di Khan al-Ahmar ieri si è schierata Amnesty
International secondo cui il trasferimento della popolazione beduina da
parte dell’esercito è “un crimine di guerra”. Saleh Hijazi,
vice direttore della ong in Medio Oriente e Nord Africa, ha definito la
scelta di Tel Aviv un “atto, non solo discriminatorio e spietato, ma
anche illegale”. A nulla sembrano valse finora le proteste dei
paesi europei, con l’Italia in testa, seguita da Francia, Gran Bretagna,
Spagna, che hanno definito la distruzione di Khan al-Ahmar un grave
danno “alla prospettiva di una soluzione a due Stati”. A
scendere in campo è stato anche il parlamento europeo che a settembre
aveva votato una risoluzione di critica in cui chiedeva a Israele di
rimborsare le decine di migliaia di euro spese dalla Ue per le
infrastrutture distrutte a Khan al-Ahmar. Due settimane fa poi una
delegazione di parlamentari europei ha fatto di nuovo visita al
villaggio: “Il trasferimento forzato di un popolo sotto occupazione è
una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra – hanno detto –
ed è considerato un crimine di guerra”.
Ma a minacciare i residenti non è solo l’esercito israeliano, ma sono anche i coloni dei vicini insediamenti.
Il portale palestinese Maan ha scritto ieri che i settler della vicina
colonia di Kfar Adumim hanno fatto irruzione nel villaggio di pomeriggio
e hanno riempito l’area di acque di scarico prima di essere allontanati
dai residenti e da attivisti. Nena News
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