Paola Caridi Khan al Ahmar e il Prossimo Tuo | invisiblearabs


invisiblearabs.com
Khan al Ahmar e il Prossimo Tuo 11 ottobre 2018 - Paola “Anche la Locanda del Buon Samaritano, con gli anni, si è trasformata. In quello che è l’archetipo…
 
 
 

“Anche la Locanda del Buon Samaritano, con gli anni, si è trasformata. In quello che è l’archetipo dell’immobilità, del cuore del mondo e della storia che non viene mai coperto dall’oblio, anche quel pezzo di deserto che riguarda la parabola narrata nel Vangelo di Luca ha subito la trasformazione del tempo. Oggi è un piccolo museo costruito dagli israeliani che ospita i pellegrini che dalla Galilea, lungo la valle del Giordano e il Mar Morto, si avvicinano alla mèta: Gerusalemme.
La città non si vede ancora, mentre la superstrada continua a inerpicarsi sulle colline del deserto. Di fronte alla Locanda del Buon Samaritano, il villaggio di Khan El Ahmar si vede appena, qualche baracca di lamiera nascosta dalle pietre sopra l’avallamento che fa da parcheggio naturale per utilitarie e  pickup di terza mano. Khan El Ahmar è solo uno dei piccoli campi in cui attorno a Gerusalemme vivono, al limite dell’umiliazione, i beduini della grande tribù Jahalin. A loro non è concesso costruire, perché si trovano nella cosiddetta Area C, secondo la definizione utilizzata dagli accordi di Oslo. Zona, cioè, sotto controllo totale da parte delle autorità civili e militari israeliane, e che comprende le colonie, le strade che connettono gli insediamenti a Israele, e tutte le aree considerate sensibili dal punto di vista della sicurezza.
Khan El Ahmar è dunque un campo di baracche, temporaneo, per anni al centro di un contenzioso giudiziario perché una ONG italiana – Vento di terra – ha avuto un’idea rivoluzionaria per aggirare i divieti israeliani. Costruire una scuola senza fondamenta, fatta di copertoni e sabbia, per ospitare i bambini del campo, costretti sino a quel momento ad andare a scuola a piedi per chilometri lungo la superstrada, sino a Gerico. Piccole costruzioni a un solo piano, fatte di pile di copertoni riempite di sabbia, coperte da un tetto di legno, perfettamente isolate d’inverno e nell’estate torrida del deserto: questa è la scuola di gomme, costruita direttamente dai beduini, un esempio di architettura sostenibile, lontana dalla sovrabbondanza di cemento che ha inondato sia la Gerusalemme attorno alla Città Vecchia, sia le aree che pian piano sono state riempite di palazzi, insediamenti, strade e muri. La scuola di gomme, bella e perfettamente inserita dal punto di vista cromatico nel deserto, non ha però avuto vita facile, sin da quando è stata completata. Ha subito ordini di demolizione, processi, aggiustamenti, richieste di spostarla qualche metro più in là, denunce, e per anni si è salvata solo grazie alle pressioni internazionali che hanno impedito la distruzione della scuola e hanno, però, allungato i tempi della telenovela legale.Continua qui   

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Né Ashkenaziti né Sefarditi: gli Ebrei italiani sono un mistero - JoiMag

JOSEPH KRAUSS Nuove strade aprono la strada alla crescita massiccia degli insediamenti israeliani

Storia degli ebrei che partivano dal Salento per raggiungere la “Terra di Sion”