GAZA. Hamas: indagine su lancio razzi contro Israele

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Oggi nuovo venerdì di manifestazioni contro il blocco della Striscia mentre prosegue la mediazione egiziana per evitare una nuova offensiva militare israeliana


AGGIORNAMENTI
ore 14.15 Decine di mezzi corazzati israeliani schierati davanti Gaza
In attesa dell’inizio delle manifestazioni della Marcia del Ritorno, i comandi militari israeliani hanno fatto dispiegare decine di carri armati e mezzi blindati davanti a Gaza, uno schieramento di forze corazzate che non si vedeva dall’estate del 2014, dall’offensiva “Margine protettivo”. L’atmosfera è quella di una guerra imminente. Ieri l’autorità aeroportuale israeliana ha cambiato le rotte per gli aerei in arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv in previsione di lanci di razzi da parte palestinese.
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della redazione
Gaza, 19 ottobre 2018, Nena NewsCon un annuncio inedito, il movimento di resistenza islamico Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha promesso di svolgere un’indagine contro una non meglio precisata formazione o cellula palestinese armata che a inizio settimana ha lanciato due razzi, uno in direzione di Beersheba, dove ha centrato in pieno una abitazione civile, e l’altro verso Tel Aviv dove è caduto in mare. Dopo il lancio dei due razzi, Israele ha bombardato Gaza uccidendo un palestinese e ferendone almeno altri tre. Il governo Netanyahu è stato sul punto di dare il via libera alla vasta offensiva militare che da tempo chiede il ministro della difesa Lieberman.
“Sono in corso indagini a Gaza per scoprire chi c’è dietro il lancio di razzi e saranno adottate misure severe (contro chi sarà riconosciuto colpevole)”, ha detto Bassam Naim, un dirigente di Hamas, all’agenzia di stampa francese Afp. Naim ha aggiunto che il lancio di razzi “ha inteso sabotare gli sforzi egiziani” in corso da mesi per portare Hamas e Israele a una tregua a lungo termine. Tuttavia questo accordo – che prevede la fine delle manifestazioni palestinesi della Marcia del Ritorno e del lancio dei palloncini incendiari da Gaza in cambio di un allentamento dell’assedio israeliano della Striscia – appare ancora lontano mentre resta alto il rischio di una nuova offensiva di Israele, persino più devastante di quella del 2014 (“Margine Protettivo”, circa 2400 morti palestinesi e decine di migliaia di abitazioni civili distrutte o danneggiate).
Una delegazione egiziana, guidata dal funzionario dell’intelligence Ayman Badea, è a Gaza e ha già incontrato il leader di Hamas, Ismail Haniya. Non è escluso l’arrivo del capo dei servizi segreti egiziani, Abbas Kamel, atteso ieri nella Striscia ma che ha rinviato la sua visita. Il Cairo ritiene che l’accordo di tregua sia ancora possibile.
Hamas due giorni fa aveva diffuso un comunicato congiunto, assieme ai cugini-rivali del Jihad Islami, volto a prendere le distanze dal lancio di razzi, senza però convincere Israele. Secondo i comandi militari israeliani solo Hamas e Jihad sarebbero gli unici in possesso di razzi con una portata sufficiente per raggiungere Beersheba (40 chilometri da Gaza) e il mare davanti Tel Aviv (70 chilometri). Israele in ogni caso ritiene Hamas il solo responsabile poiché controlla Gaza, indipendentemente da chi lanci i razzi o altre azioni armate.
L’accaduto ha generato interrogativi anche a Gaza su chi ha sparato i due razzi l’altro giorno, nell’apparente tentativo di innescare la reazione di Israele. Hamas è noto come una organizzazione molto disciplinata, ufficialmente al suo interno non ci sono correnti in lotta e le decisioni prese ai vertici dei suoi apparati militari e politici sono rispettate dai suoi dirigenti e militanti. Da tempo però si parla di “dissidi” tra i leader politici e militari favorevoli alla tregua con Israele e frange dell’ala armata del movimento invece contrarie. Quanto queste voci siano credibili e quanto queste frange sia pronte a violare le decisioni provenienti dall’alto al punto da lanciare due razzi a lunga gittata è arduo dirlo. A Gaza si tende ad escluderlo. Un’altra ipotesi è che a sparare contro Beersheba e Tel Aviv sia stata invece una cellula del Jihad, movimento meno strutturato al suo interno.
Intanto oggi si annunciano nuove manifestazioni palestinesi lungo le linee tra Gaza e lo Stato ebraico, nell’ambito della Grande Marcia del Ritorno cominciata lo scorso 30 marzo per chiedere la fine del blocco israeliano e attenzione per la grave situazione umanitaria nella Striscia. Da quel giorno fino a venerdì scorso più di 200 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco dei cecchini israeliani e molte migliaia sono stati feriti (molti gravemente, tanti hanno subito amputazioni) mentre un soldato è stato ucciso da un tiro palestinese da grande distanza. Nena News

 


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