Recentemente
il governo israeliano ha dichiarato di poter “legiferare ovunque nel
mondo” di “avere il diritto di violare la sovranità di Paesi stranieri” e
di “essere
autorizzato ad ignorare le norme del diritto internazionale in ogni
settore desideri”. Ciò è stato scritto lo scorso mese in una lettera di
risposta ufficiale alla Corte Suprema.
All’apparenza
si tratta di affermazioni audaci. E’ veramente così grave? Io direi che
è persino peggio. Il contesto di queste affermazioni è una nuova legge
dello scorso anno, che legalizza il furto di tutta la terra palestinese.
Numerose
organizzazioni palestinesi dei diritti umani hanno impugnato la legge
in tribunale. I ricorrenti sono stati “Adalah”, il Legal Center for Arab
Minority Rights [Centro Legale per i diritti della minoranza araba di
Israele], il Jerusalem Legal Aid and Human Rights Center [Centro per
l’Assistenza Legale e i Diritti Umani di Gerusalemme] (JLAC) e l’Al
Mezan Center for Human Rights [il Centro Al Mezan per i Diritti Umani]
(Gaza) a nome di 17 autorità locali palestinesi in Cisgiordania. Il
governo israeliano era rappresentato da un avvocato privato, Harel
Arnon, perché il procuratore generale Avichai Mandelblit si è rifiutato
di difendere la legge presso la Corte, dato che l’ha ritenuta
illegittima in base al diritto internazionale già quando è stata
approvata per la prima volta.
La
“Legge di Regolamentazione delle Colonie” è stata approvata nel
febbraio dello scorso anno per legalizzare in forma retroattiva migliaia
di abitazioni e strutture di coloni costruite su terreni privati
palestinesi, per scongiurare la possibilità che la Corte Suprema possa
un giorno decidere la loro rimozione. Prima che venisse approvata, le
leggi israeliane consideravano ancora illegali queste strutture, anche
se in base al diritto internazionale assolutamente tutte le colonie sono
una flagrante violazione delle leggi internazionali, che siano situate
su terreni privati o meno.
Non
è stato solo “Haaretz” [giornale israeliano di centro sinistra, ndtr.]
ad averla definita una “legge del furto” – sono stati anche membri di
lungo corso del Likud [partito israeliano di destra al governo, ndtr.]
come il deputato Benny Begin; l’ex-ministro del Likud Dan Meridor l’ha
definita “dannosa e pericolosa”; persino il primo ministro Netanyahu ha
avvertito che la sua approvazione potrebbe comportare che funzionari
pubblici israeliani finiscano davanti alla Corte Penale Internazionale
dell’Aia; l’esplicito rifiuto del procuratore generale Avichai
Mandelblit di difendere la legge di fronte alla Corte è stato accolto
dall’assicurazione del ministro della Giustizia Ayelet Shaked [del
partito di estrema destra dei coloni “Casa Ebraica”, ndtr.] che lo Stato
avrebbe semplicemente incaricato un avvocato privato (cosa che ha
fatto). L’argomento in discussione non era solo il furto in sé, ma
l’applicazione di una legge israeliana varata direttamente dalla Knesset
(invece che dall’autorità militare d’occupazione), che è stata vista
come un precedente che porta all’annessione di fatto [dei territori
occupati, ndtr.]. Come ha scritto Dan Meridor nel suo editoriale su
“Haaretz” poco prima del voto finale sulla legge:
“La
Knesset [il parlamento israeliano, ndtr.] non ha mai approvato una
legge che regolasse la proprietà araba in Giudea e Samaria [la
denominazione israeliana della Cisgiordania occupata, ndtr.]. La Knesset
è stata eletta dagli israeliani ed ha votato leggi per essi. Gli arabi
di Giudea e Samaria non votano per la Knesset, e [la Knesset] non ha
l’autorità di fare leggi per essi. Sono principi basilari della
democrazia e delle leggi israeliane. In linea di principio,
rappresentanti eletti stabiliscono le leggi per i propri elettori e per
quelli che si trovano entro il perimetro della loro giurisdizione, non
per altri. Nessun governo in Israele ha applicato la propria sovranità
sulla Cisgiordania – neppure gli ex-primi ministri del Likud Menachem
Begin o Yitzhak Shamir. Capirono una cosa ovvia: se vuoi approvare una
legge per la Cisgiordania, devi estendere la tua sovranità e consentire
agli abitanti di Giudea e Samaria il diritto di diventare cittadini e di
votare per le elezioni della Knesset. E il significato di ciò è chiaro.”
Qui
dovrei aggiungere una nota critica in merito all’affermazione
principale di Meridor – che sia di fatto sbagliata riguardo alla
Cisgiordania, in quanto Gerusalemme est in base alle leggi
internazionali è una parte della Cisgiordania, e Israele ha applicato la
sua sovranità in modo unilaterale su di essa (di fatto dal 1967, e con
una legge fondamentale quasi-costituzionale nel 1980, sfidando il
diritto internazionale e risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU). Il fatto che Meridor consideri semplicemente Gerusalemme est
come parte di Israele, ed ora finisca per ammonire Israele per aver
fatto fondamentalmente la stessa cosa (l’annessione de facto) riguardo
al resto della Cisgiordania, dimostra solamente che si tratta del caso
di un cieco che guida altri ciechi.
Ma
ritorniamo alla recente “legge del furto” dello scorso anno: la
pressione per legittimare i crimini stessi di Israele è diventata
talmente forte che vi si oppongono persino da destra. Il “minaccioso”
pericolo menzionato da Meridor, di mettere in atto l’annessione di fatto
e di dover forse estendere ai palestinesi il diritto di diventare
cittadini [di Israele], è stato superato dall’avidità di terre. La
famosa equazione di “il massimo di ebrei, il massimo di territorio, il
minimo di palestinesi” [dichiarazione del 2016 del deputato Yair Lapid,
leader del partito di centro Yesh
Atid, ndtr.] questa volta arriva a significare il fatto che Israele
rischi di applicare una legge statale in un’area in cui gli ebrei non
sono ancora in generale una maggioranza, con la speranza che ciò
aiuterebbe a farla diventare tale. Quindi la legge è stata approvata con
60 voti a 52, e il furto della terra è stato legalizzato dalla Knesset
israeliana. Si è stimato che la legge regolarizzerebbe retroattivamente
circa 4.000 abitazioni di coloni.
Nel recente caso davanti al tribunale, i ricorrenti che hanno impugnato la legge hanno evidenziato la sua ovvia illegittimità:
“‘Adalah’
e gli altri ricorrenti hanno sostenuto che la Knesset non ha il
permesso di approvare e imporre leggi su un territorio occupato dallo
Stato di Israele. Quindi la Knesset non può approvare leggi che
annettano la Cisgiordania o che violino i diritti degli abitanti
palestinesi della Cisgiordania.”
Lo
Stato di Israele, in una recente lettera di risposta (in ebraico) al
tribunale (presentata il 7 agosto) ha sostenuto in sua difesa che:
(1)
“La Knesset non ha limiti che le impediscano di emanare leggi
extraterritoriali ovunque nel mondo, compresa l’area (‘Giudea e
Samaria’).
Dopo
aver fatto questa dichiarazione, il governo israeliano prosegue
respingendo l’affermazione dei ricorrenti secondo cui non può legiferare
là [in Cisgiordania] e si spinge oltre per suggerire di non essere
assolutamente soggetto alle norme del diritto internazionale:
(4)
“…Benché la Knesset possa emanare leggi (riguardanti) ogni luogo al
mondo, benché abbia il diritto di violare la sovranità di Paesi
stranieri attraverso leggi che vengano applicate ad avvenimenti in altri
territori (…), benché sia in potere del governo israeliano annettere
qualunque territorio (…), benché la Knesset possa ignorare norme del
diritto internazionale in qualunque zona voglia (…) nonostante tutto
ciò, i ricorrenti desiderano stabilire una ‘norma” in base alla quale
proprio in Giudea e Samaria la Knesset abbia la proibizione di
legiferare qualunque cosa e che proprio lì, e in nessun’altra parte del
mondo, sia sottomessa alle norme del diritto internazionale.”
Gli avvocati di “Adalah” Suhad Bishara e Myssana Morany sono rimasti attoniti:
“La
risposta estremista del governo israeliano non ha eguali al mondo. Si
presenta come una gravissima violazione delle leggi internazionali e
della carta delle Nazioni Unite che obbliga gli Stati membri a evitare
di minacciare o utilizzare la forza contro l’integrità territoriale di
altri Stati – compresi i territori occupati. La posizione estremista del
governo israeliano è, nei fatti, una conferma delle sue intenzioni di
procedere all’annessione della Cisgiordania.”
“Adalah”
ha postato a questo proposito e fornito alcune citazioni di quanto
sopra. Pensereste che tali dichiarazioni da parte del governo israeliano
abbiano sconvolto seriamente il palinsesto delle notizie principali,
eppure sembra che finora siano state per lo più ignorate.
Molti
dei miei contatti hanno risposto a queste notizie senza molto risalto
con una certa incredulità – è mai possibile che Israele stia apertamente
affermando di essere al di sopra delle leggi internazionali?
In
effetti, come ho citato sopra, non è affatto un segreto che Israele
stia ora sfidando apertamente il diritto internazionale. Le sue stesse
principali autorità giuridiche sono assolutamente consce di ciò. Ma
quello che bisogna anche notare è che lo sta facendo da molto tempo, di
fatto fin dalla sua fondazione. Come ho ricordato quando è stata
approvata la legge di regolarizzazione, la legalizzazione del furto di
terra palestinese è stata fin dal primo giorno una politica israeliana.
L’avvocato Harel Arnon ha utilizzato questo concetto come un precedente
in difesa della recente legge, notando (nel punto 4):
“L’onorevole
tribunale non ha mai approvato critiche giuridiche sugli atti
legislativi principali della Knesset anche in casi in cui ha
contraddetto, secondo le accuse dei ricorrenti, le direttive del diritto
internazionale in casi che erano più evidenti (l’applicazione della
legislazione israeliana nelle Alture del Golan e a Gerusalemme est)…”
È
un argomento estremamente valido. Le annessioni unilaterali del Golan
siriano e di Gerusalemme est da parte di Israele sono violazioni dirette
delle leggi internazionali, e sono state condannate molto chiaramente
da risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Se la
Corte israeliana le ha approvate, perché ora non dovrebbe approvare
questa?
L’avvocato
Arnon ha utilizzato una citazione della Corte Suprema per un precedente
caso (punto 12), in cui la Corte affermò che “la semplice applicazione
di una qualunque norma israeliana su un anonimo luogo fuori dal Paese
non rende necessariamente questo luogo indefinito parte di Israele.”
Questo riguardava la Cisgiordania, in cui Israele effettivamente applica
le leggi israeliane ai coloni, anche in luoghi in cui non ha annesso un
territorio.
Vedete,
questo è parte della base su cui Arnon sostiene che “Israele può
legiferare ovunque nel mondo.” L’essenza di questo è “se lo abbiamo
potuto fare prima, perché non lo possiamo fare adesso?”
Questo
argomento dovrebbe essere preso molto sul serio. La Corte Suprema
israeliana spesso è stata intesa come uno strumento dell’occupazione
israeliana. Quindi persino in casi chiarissimi, come il parere
consultivo della Corte Internazionale di Giustizia sulla ‘barriera di
sicurezza’ di Israele del 2004, in cui la CIG la ritenne totalmente
illegale (perché costruita per lo più in territorio palestinese, non
israeliano), la Corte Suprema riuscì comunque a sviarlo e a sostenere
che le leggi internazionali non si applicano ad Israele in questo modo.
La Corte Suprema ha ripetutamente cercato di evitare e deviare da queste
importanti questioni e ha consentito la continua annessione strisciante
da parte di Israele. Questo è un problema attuale e costante. Israele
si prepara a distruggere il villaggio palestinese di Khan al-Ahmar in
Cisgiordania, con l’approvazione e l’autorizzazione della Corte Suprema.
B’Tselem:
“Giovedì
24 maggio 2018 tre giudici della Corte Suprema israeliana – Noam
Sohlberg, Anat Baron and Yael Willner – hanno sentenziato che lo Stato
può demolire le case della comunità di Khan al-Ahmar, trasferire gli
abitanti dalle loro case e ricollocarli [altrove]. Questa sentenza
elimina l’ultimo ostacolo sulla strada di Israele in materia, togliendo
l’impedimento che finora è servito per rinviare il trasferimento della
comunità, un crimine di guerra in base alle leggi internazionali.”
“La
Corte Suprema israeliana al servizio dell’occupazione: nella loro
sentenza i giudici Amit, Meltzer e Baron hanno descritto un mondo
immaginario con un sistema di pianificazione uguale per tutti, che
prende in considerazione le necessità dei palestinesi, come se qui non
ci fosse mai stata un’occupazione. La realtà è diametralmente opposta a
questa fantasia: i palestinesi non possono costruire legalmente e sono
esclusi dai meccanismi del processo decisionale che determina come
saranno le loro vite. I sistemi di pianificazione sono intesi
esclusivamente a beneficio dei coloni. Questa sentenza dimostra ancora
una volta che gli occupati non possono ottenere giustizia nei tribunali
dell’occupante. Se la demolizione di Khan al-Ahmar prosegue, la Suprema
Corte di Giustizia sarà tra quanti porteranno la responsabilità di
questo crimine di guerra.”
L’avvocato Arnon nella lettera di risposta ha menzionato il caso di Adolf Eichmann:
“La
Corte ha inoltre applicato questa dottrina nel famoso caso Eichmann
(1962) riguardo alla legge penale retroattiva: ‘(Ove ci sia un conflitto
tra le disposizioni della legislazione interna e una disposizione delle
leggi internazionali), è dovere della Corte dare la prevalenza e
applicare le leggi del sistema giuridico locale.”
È
astuto evocare l’Olocausto in Israele. C’è spesso un particolare punto
debole di ciò, e può ripercuotersi per far svanire le “pedanti”
limitazioni al diritto consuetudinario. Eichmann fu in effetti rapito
dal Mossad in Argentina, nel 1960. Venne condannato a morte in Israele
ed impiccato nel 1962. Questa è un’attività di spionaggio e
un’applicazione di giurisdizione extra-territoriali. Poiché ciò ha
riguardato l’Olocausto, pochi oserebbero opporvisi. Ciò coincide con
l’affermazione di Golda Meir secondo cui “dopo l’Olocausto agli ebrei è
consentito fare qualunque cosa.”
E
così l’avvocato privato di Israele Harel Arnon sta fondamentalmente
dicendo: se abbiamo potuto fare questo a Eichmann, perché non possiamo
farlo anche alla Cisgiordania?
Arnon
non sta direttamente insinuando che i palestinesi sono nazisti, anche
se questo parallelo occasionalmente figura nelle opinioni di importanti
personaggi in Israele, come Yoaz Hendel, ex-direttore della
comunicazione e della diplomazia pubblica del primo ministro Netanyahu.
Tutto
ciò potrebbe spiegare il relativo silenzio dei media in merito alle
esternazioni fatte in questa lettera. Il mondo sa di aver concesso ad
Israele di farla franca con tali comportamenti criminali e l’occidente
sa che molto di questo ha a che fare con il suo senso di colpa per
l’Olocausto. Ciò lo rende debole e ha ridotto la sua volontà di
richiamare all’ordine Israele per le sue violazioni. E forse la gente
sente che chi non è senza peccato non può lanciare la prima pietra. Ma
dobbiamo vedere quello che sta succedendo – Israele sta apertamente
legalizzando il furto. Gli sfrontati proclami che sostengono che le
leggi internazionali non si applicano ad Israele dovrebbero aver
scioccato – ma tristemente, non lo hanno fatto. Perché sappiamo che
questa è stata la politica per molto tempo. E dato che la reazione è
stata debole, Israele, come un ragazzino viziato, ha imparato che la può
passare liscia e che può diventare ancora più odioso senza doverne
pagare le conseguenze.
Quindi,
ci si chiede, chi fermerà lo Stato ebraico? Dopotutto, il diritto
internazionale non ha meccanismi di applicazione automatica come quello
nazionale, e gli organismi internazionali che dovrebbero rendere Israele
responsabile [della violazione] delle leggi internazionali finora non
l’hanno fatto quasi per niente, almeno per quanto riguarda i
palestinesi. In un tempo in cui la superpotenza americana sta saldamente
dalla parte israeliana in violazione delle leggi internazionali, come
nel caso dello spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme e del sostegno
all’annessione unilaterale di Gerusalemme est da parte di Israele, è
difficile vedere perché Israele vorrebbe o dovrebbe credere che il
diritto internazionale si applichi ad esso. Dobbiamo capire il
linguaggio di quella lettera alla luce di questo. È così sfrontata
perché non c’è neppure un senso della necessità di dipingere anche solo
un’apparenza di rispetto verso il diritto internazionale. Israele ora
sta procedendo ad una ricca messe di furti in pieno giorno, con la
sensazione sciovinista che niente lo fermerà. Ciò è quanto traspare
realmente dal linguaggio di quella lettera.
È
giusto rimanere a bocca aperta di fronte a ciò. Il linguaggio di quella
lettera dovrebbe servire come segnale d’allarme. Ma allora dovremmo
anche unirci e ricordarci che tocca alla pressione dal basso cambiare
questa situazione e proteggere i palestinesi dall’indisturbata offensiva
colonialista militare e legislativa di Israele, messa in atto dalle
“vittime eterne”.
Su Jontathan Ofir
Musicista, conduttore e blogger / writer che vive in Danimarca.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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