Jonathan Cook Palestina: il banco di prova di Trump per strappare l’ordine internazionale basato su regole





Nazareth
La decisione di Washinton di intensificare i tagli agli aiuti per i Palestinesi – tra gli
obiettivi recenti ci sono i malati di cancro e i gruppi pacifisti – rivela di più che la semplice determinazione di    la leadership palestinese al tavolo dei negoziati.
Sotto la copertura di un ipotetico accordo di pace, o “accordo del secolo”, l’amministrazione Trump spera di risolvere i problemi più vicini a casa. Vuole finalmente scrollarsi di dosso il peso della legge umanitaria internazionale e il potenziale per i processi per i crimini di guerra, che hanno fatto passare in secondo piano le azione degli Stati Uniti in Afghanistan, Iraq, Libia e  Siria e potrebbero ancora dimostrarsi sleali nei rapporti con l’Iran.
I Palestinesi sono stati spinti  al centro di questa battaglia per una buona ragione. Sono l’eredità più scomoda di un ordine internazionale post bellico, basato su regole, che gli Stati Uniti si sono ora impegnati a levare di mezzo. Amputate la causa palestinese, un’ingiustizia che è covata per più di 70 anni, e la mano dell’America sarà più libera altrove. Il potere avrà di nuovo ragione.
Un assalto all’ordine internazionale già fragile dato che è collegato ai Palestinesi, è iniziato sul serio il mese scorso. Gli Stati Uniti hanno smesso tutto l’aiuto all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati che aiuta più di cinque milioni di Palestinesi che languiscono nei campi di concentramento in tutto il Medio Oriente.
La pressione si è intensificata la settimana scorsa quando 25 milioni di dollari di aiuti sono stati bloccati. Servivano per gli ospedali a Gerusalemme Est che forniscono un’ancora di salvezza ai Palestinesi di Gaza e della Cisgiordania i cui sevizi per la sanità si sono estinti durante l’aggressiva occupazione israeliana.
Poi, durante il fine settimana, gli Stati Uniti hanno rivelato che non avrebbero più trasferito i 10 milioni di dollari ai gruppi pacifisti che incoraggiano i legami tra Israeliani e Palestinesi
L’unico significativo trasferimento di denaro  che fanno ancora gli Stati Uniti, è quello di 60 milioni di dollari ai servizi di sicurezza palestinesi che effettivamente fanno rispettare  l’occupazione per conto di Israele.
Allo stesso tempo, l’amministrazione Trump ha revocato il visto per gli Stati Uniti all’ambasciatore a Washington, Husam Zomlot, poco dopo aver chiuso la sua missione diplomatica. I Palestinesi sono stati gettati del tutto fuori al freddo.
La maggior parte degli osservatori presume, erroneamente, che il giro di vite è stato semplicemente dato per costringere i Palestinesi a impegnarsi nel piano di pace di Trump, anche se non ce ne è alcuna traccia. Come una lattina non richiesta, è stato preso calci ancora di più, giù per la strada nell’anno scorso. Una supposizione ragionevole è che non sarà mai svelato. Mentre gli Stati Uniti continuano a distrarre tutti  con discorsi vuoti, Israele continua con le sue soluzioni unilaterali.
Il mondo, comunque, sta a guardare. Sembra che manchino pochi giorni alla demolizione della comunità palestinese di Khan Al Ahmar, fuori Gerusalemme. Israele intende fare pulizia etnica dei suoi abitanti per spianare la strada ad altri insediamenti ebrei illegali in una zona chiave che sradicherebbero qualunque speranza di uno stato palestinese.
Le recenti azioni punitive di Trump sono designate a soffocare e sottomettere     l’Autorità Palestinese in Cisgiordania, proprio come Israele una volta ha messo segretamente  i Palestinesi a una “dieta” da  fame per renderli più compiacenti. La punizione collettiva e di lunga data inflitta da Israele ai Palestinesi e che costituisce un crimine di guerra in base alla Quarta Convenzione di Ginevra, è stata ora integrata da tipi analoghi di punizione collettiva da parte degli Stati Uniti contro i rifugiati palestinesi e i malati di cancro.
Durante il weekend, Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, ha ammesso la stessa cosa. Ha detto al New York Times che i tagli agli aiuti sono stati una punizione per la leadership palestinese che diffama  l’amministrazione statunitense.
Con un riferimento evidentemente in codice, alla legge internazionale, Kushner ha aggiunto che è ora di cambiare le “false realtà”. Per quanto deboli si siano dimostrate le istituzioni internazionali, l’amministrazione Trump, come Israele, preferisce farne senza.
In particolare, entrambi detestano gli eventuali limiti imposti dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja che è autorizzata a perseguire i crimini di guerra. Anche se è stata istituita soltanto nel 2002, fa ricorso a una raccolta di leggi internazionali e di nozioni dei diritti umani che risalgono al periodo immediatamente succrssivo alla Seconda Guerra Mondiale.
Correggere questi errori storici, è il test più importante per vedere se la legge internazionale servirà a qualcosa di più che mettere in carcere il bizzarro dittatore africano.
Il mese scorso il fatto che la  causa palestinese continui a incombere, è stato sottolineato da due ricorsi condotti nei forum internazionali.
I legislatori dell’ampia minoranza palestinese di Israele, hanno chiesto agli Stati Uniti di sanzionare Israele per avere di recente approvato la Legge  fondamentale di Stato-Nazione di tipo apartheid che dà lo status di discriminazione istituzionalizzata contro il quinto della popolazione che non è ebrea.
L’Autorità Palestinese ha avvertito  il tribunale dell’Aja  in merito alla distruzione imminente, da parte di Israele di Khan Al Ahmar. La Corte Penale Internazionale sta già esaminando se promuovere un’azione  contro Israele per gli insediamenti costruiti sulla terra occupata.
Il Dipartimento di Stato Americano ha detto che i tagli agli aiuti e la chiusura dell’ambasciata palestinese sono stati sollecitati in parte dalle “preoccupazioni” per il
ricorso all’Aja. John Bolton, il Consigliere per la sicurezza nazionale  ha, nel frattempo promesso di  difendere  Israele da qualunque processo per crimini di guerra.
Gli Europei non si sono schierati. La settimana scorsa il parlamento europeo ha approvato una risoluzione che avverte che la distruzione di Khan Al Ahmar e il  “trasferimento forzato” dei suoi abitanti  sarebbero una “grave violazione  della legge internazionale. Con una mossa insolita, ha anche minacciato di chiedere  un risarcimento a Israele per qualunque danno causato alle infrastrutture di Khan Al Ahmar che sono state finanziate dall’Europa.
I massimi stati europei desiderano ansiosamente di difendere l’apparenza di un ordine internazionale che credono abbia impedito la discesa della loro regione in una Terza Guerra Mondiale. Israele e gli Stati Uniti, d’altra parte, sono decisi a usare la Palestina come banco di prova per smantellare queste protezioni.
Le ruspe israeliane inviate a Khan Al Ahmar lanceranno un attacco anche contro l’Europa e la sua determinazione di difendere la legge internazionale e i Palestinesi.
Quando le cose si metteranno male, l’Europa manterrà i nervi saldi?
Una versione di questo articolo è stata pubblicata la prima volta su The National, di Abu Dhabi.
Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale  Martha Gellhorn per il Giornalismo.  I suoi libri più recenti sono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e il piano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che scompare: gli esperimenti di Israele di disperazione umana] (Zed Books).  Il suo sito web è: www.jonathan-cook.net.
Nella foto: I Palestinesi si oppongono ai tentativi delle forze di occupazione israeliane di demolire il villaggio di Khan al-Ahmar.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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