Come un’app finanziata da Sheldon Adelson sta segretamente influenzando la conversazione online su Israele

 

 

Come un’app finanziata da Sheldon Adelson sta segretamente influenzando la conversazione online su Israele

 

L’app Act.IL si presenta come un’iniziativa popolare, ma un’esperta la chiama “astroturfing politico digitale avanzato”.
Ishmael N. Daro, 20 settembre 2018
All’inizio di agosto, dopo mesi di accresciute tensioni nella regione, Israele ha compiuto attacchi aerei nella Striscia di Gaza come rappresaglia ad attacchi di mortaio lanciati dal gruppo militante Hamas. Nel frattempo, un’altra battaglia aveva inizio sui social media.
Sulla pagina Facebook del New York Times, in un articolo sull’ultimo scoppio di violenza, un’utente di nome Nancy Saada ha scritto che “oltre 150 missili e colpi di mortaio sono stati sparati contro civili e città israeliane ferendo 11 israeliani e facendo scappare oltre 1 milione di israeliani verso i rifugi antiatomici!” Ha detto che Israele ha il diritto di difendersi da Hamas e aggiunto gli hashtag #FreeGazaFromHamas e #IsraelUnderFire.
La stessa utente ha lasciato commenti quasi identici sulle pagine Facebook di CNN International, Global News del Canada, PressTV dell’Iran e Channels Television della Nigeria. I suoi sono stati tra i commenti più graditi sui post Facebook di tutte e cinque gli organi di informazione. Mentre i post apparivano organici a quelli su Facebook, i commenti e i like risultanti erano di fatto parte di una campagna coordinata per inondare i social media di punti di discussione che difendevano le azioni di Israele a Gaza.
La campagna, che ha preso di mira dozzine di eminenti agenzie internazionali, è stata organizzata attraverso Act.IL, un’applicazione per smartphone e un sito web sviluppati da ex ufficiali dell’intelligence israeliana in collaborazione con il governo israeliano e con il sostegno finanziario del conservatore americano, miliardario dei casinò, Sheldon Adelson.
Act.IL è uno strumento nella guerra delle informazioni condotta sulla percezione pubblica del conflitto israelo-palestinese. Anche se Facebook, Twitter e altre aziende tecnologiche sono diventati sempre più attenti alle campagne di manipolazione sulle loro piattaforme, Act.IL è riuscita a volare sotto il radar grazie a un esercito di migliaia di volontari che postano commenti e immagini, e seguono i comandi per mettere ‘mi piace’ o criticare altri contenuti online.
“Questo è un caso unico di astroturfing digitale politico avanzato”, ha affermato Katie Joseff, research manager del Digital Intelligence Laboratory presso l’Institute for the Future, un think tank che studia l’impatto sociale della tecnologia.
“Questo è un caso unico di astroturfing digitale politico avanzato”. L’astroturf si riferisce alla pratica di pianificare appoggio online a un problema, mentre si oscura l’aspetto di coordinazione della comunicazione e chi c’è dietro.
Joseff ha detto che il ricorso dell’app a utenti umani, anziché a robot, conferisce “credibilità e sfumature” alle campagne di influenza di Act.IL e le rende più difficili da rilevare. Ha detto che i governi di Ecuador, Russia, Turchia e Filippine hanno usato metodi simili per diffondere la propaganda.
“L’idea di base è che i governi sviluppino strategie e contenuti di infiltrazione, e quindi utilizzino cittadini patriottici e l’effetto traino per disseminare informazioni”, ha detto Joseff.
Chiunque può aderire a Act.IL e la piattaforma è disponibile sul Web e come app per smartphone negli app store Apple e Google. Sebbene non sia chiaro quanti siano gli utenti attivi, un gruppo affiliato di Facebook ha più di 3.000 membri in tutto il mondo. Una volta effettuato l’accesso a Act.IL, agli utenti viene presentata una serie di “missioni” attive a cui possono prendere parte. Gli utenti guadagnano punti di partecipazione che possono essere riscattati per “ottenere fantastici premi”, come spiega un video introduttivo.

Molte delle missioni chiedono agli utenti di segnalare contenuti offensivi sui social media che sembrano sostenere la violenza, come un video di YouTube che mostra esercizi di addestramento militante di Hamas. Altre sono più reattive al ciclo di notizie. Dopo che Lana Del Rey ha detto che si sarebbe esibita in Israele nonostante le obiezioni degli attivisti palestinesi, gli utenti di Act.IL sono stati indirizzati a twittare messaggi di sostegno alla cantante e lodarla per essere “dalla parte giusta della storia”. Quando ha cambiato idea un mese dopo e si è tirata fuori dallo spettacolo, allora, una nuova missione ha incoraggiato gli utenti a mettere ‘mi piace’ a un commento su Facebook che esprimeva delusione per il fatto che lo spettacolo fosse stato politicizzato.
La missione dopo i bombardamenti aerei di agosto a Gaza è stata particolarmente ambiziosa. Ha chiesto agli utenti di “agire per Israele”, con commenti di apprezzamento sulle pagine Facebook di 24 organi d’informazione internazionali. Le istruzioni dicevano che l’obiettivo era quello di renderli i commenti top, “i primi che i lettori vedono!” Nancy Saada, che ha avuto il suo commento al top sulla pagina del New York Times, così come molti altri i cui commenti sono stati messi in evidenza per la promozione, sono nell’elenco su LinkedIn come attuali dipendenti di Act.IL, rendendoli attivisti pagati a tutti gli effetti.

Act.IL è stata sviluppata come parte di uno sforzo durante Operation Protective Edge, la guerra di Israele del 2014 contro Hamas a Gaza. Centinaia di studenti universitari israeliani si sono riuniti in una “war room” digitale per pubblicare contenuti pro-Israele sui social media al fine di combattere un’ondata di indignazione internazionale per il bilancio delle vittime. (Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, 2.251 palestinesi sono morti nel conflitto, tra cui 1.462 civili, morirono anche 67 soldati israeliani e sei civili in Israele). L’esperienza ha gettato i semi di quello che alla fine è diventata Act.IL, che è stata svelata da Gilad Erdan, ministro israeliano per gli affari strategici, durante una serata in cui si festeggiava Israele a New York nel giugno 2017.
Ma quanto sia coinvolto il governo israeliano con Act.IL non è chiaro. L’app è stata sviluppata dal Centro interdisciplinare di Herzliya, l’università israeliana che ha ospitato la “war room” nel 2014, così come da due non-profit americani, l’Israeli-American Council e la Maccabee Task Force. Tutti e tre sono sostenuti finanziariamente da Adelson, il mega-donatore miliardario del GOP (Grand Old Party/Partito Repubblicano) e stretto alleato del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Act.IL è stata promossa dal governo israeliano, incluso un sito web gestito dal Ministero degli affari strategici – il dipartimento del governo incaricato di dare un’immagine patinata di Israele all’estero e combattere la campagna internazionale BDS per boicottare, sanzionare e disinvestire da Israele per il suo trattamento dei palestinesi.
Il fondatore e CEO di Act.IL, Yarden Ben Yosef, è un ex ufficiale dell’intelligence militare che l’anno scorso ha detto a Forward di essere in regolare contatto con l’establishment militare e di sicurezza del paese sul contenuto dell’app e che Act.IL è in gran parte composta da ex ufficiali dei servizi segreti.
Nonostante questi legami, tuttavia, sia Act.IL che il governo israeliano negano qualsiasi relazione formale.
“Act.IL è un’iniziativa popolare di base sostenuta da diverse organizzazioni non profit in Israele e negli Stati Uniti che si dedicano alla lotta contro l’antisemitismo e l’incitamento al terrorismo e alla violenza, e per condividere il nostro amore e orgoglio per gli Stati Uniti e lo Stato di Israele”, hanno detto i creatori dell’app in una email non firmata di risposta alle domande di BuzzFeed News. “Act.IL non è sostenuta o appoggiata da alcun ente governativo.”
Un portavoce del Ministero degli affari strategici ha definito Act.IL “un’app mobile indipendente e sviluppata da studenti il cui scopo è difendere il pregiudizio anti-israeliano online”. Il portavoce ha dichiarato che l’app non ha mai ricevuto finanziamenti governativi.
Oltre alle campagne di astroturf, Act.IL ha anche preso parte ad attività che un attivista paragona a molestie online. Michael Bueckert è uno studente canadese che monitora l’app e condivide le missioni su Twitter attraverso l’account @AntiBDSApp.
A luglio, dopo che il parlamento israeliano ha approvato una controversa legge “stato-nazione” che è stata criticata come razzista, uno studente palestinese-americano a Stanford ha pubblicato un post arrabbiato su Facebook in cui minacciava di “combattere fisicamente i sionisti nel campus” che avevano elogiato Israele. Lo studente, Hamzeh Daoud, ha poi modificato il suo commento e si è scusato, ma le sue prime osservazioni sono presto rimbalzate su Internet, con molte chiamate perchè venisse rimosso dalla sua posizione di assistente residente. Lo sforzo è stato incoraggiato da Act.IL, che ha fornito immagini condivisibili da pubblicare online e lettere da inviare ai dirigenti universitari per licenziare lo studente, come ha documentato Bueckert all’epoca.
In un altro caso all’inizio dell’anno, l’app si è unita in uno sforzo contro i leader studenteschi della George Washington University che avevano votato a favore di una risoluzione non vincolante che invitava l’università a disinvestire da diverse compagnie che facevano affari in Israele. Per il voto era stato usato un ballottaggio segreto, ma secondo Bueckert, l’app indirizzava le persone su una pagina di Facebook che aveva condiviso i nomi degli studenti che avevano votato a favore della risoluzione, esponendoli a potenziali molestie.
Bueckert ha detto di aver trovato tali campagne più preoccupanti degli sforzi di astroturfing perché usano “il peso di questa infrastruttura che ha l’approvazione dello stato” nei confronti di individui che difendono i diritti dei palestinesi.
“A mio avviso, questa app è impegnata in qualcosa che rasenta cyberbullismo e molestie”, ha detto Bueckert.
Alla domanda sulle campagne evidenziate da Bueckert, Act.IL ha chiesto 10 giorni per rispondere, citando festività ebraiche. Dopo 10 giorni, non ha fornito un commento. (L’app ha continuato a lanciare nuove missioni durante questo periodo, a cui hanno partecipato l’amministratore delegato e altri dipendenti, come risulta dai loro profili utente.)
Le attività dei gruppi filo-israeliani negli Stati Uniti sono state sottoposte ad attento esame nelle scorse settimane dopo che alcuni spezzoni di un documentario di Al Jazeera, non mandato in onda e girato nel 2016, sono trapelate in altri organi di informazione. Il documentario include reportage nascosti e filmati di telecamere nascoste che si dice rivelino come il governo israeliano e gruppi di pressione solidali influenzino la percezione pubblica del conflitto israelo-palestinese, spesso usando tattiche subdole. Il capo dell’unità investigativa di Al Jazeera ha suggerito che il film sia stato soppresso a causa delle pressioni internazionali esercitate sul Qatar, che finanzia Al Jazeera.
Il sito di notizie Electronic Intifada ha riportato, sulla base di una parte del film trapelata, che il gruppo israeliano The Israel Project, con sede a Washington, ha inserito regolarmente messaggi pro-Israele in una serie di pagine popolari di Facebook che controlla, che apparentemente trattano di femminismo, ambientalismo e altre cause non direttamente correlate a Israele. ProPublica ha riferito che la Israel On Campus Coalition – un’organizzazione con legami con il governo israeliano – ha segretamente finanziato annunci su Facebook che hanno preso di mira un poeta e attivista palestinese facendone un promotore di “odio” nel suo tour delle università americane nel 2016. Facebook successivamente ha rimosso gli annunci in quanto violavano le politiche aziendali in merito a false dichiarazioni.
Per ora, Act.IL sembra aver evitato la censura per le sue attività sui social media.
“La nostra piattaforma è pienamente conforme a tutte le politiche sui social media e promuove comunità online più sicure”, hanno affermato i produttori di app.
Facebook non ha risposto a più richieste di commenti sulle attività di Act.IL. L’azienda ha sottoposto a un attento esame i consensi dati che hanno permesso a cattivi attori di dilagare sulla piattaforma e ha recentemente rimosso centinaia di pagine, gruppi e account per quello che viene definito “comportamento inautentico coordinato”, che ha origine in Iran.
Un portavoce di Twitter ha dichiarato a BuzzFeed News che la società monitora la manipolazione della sua piattaforma e che ha “ampliato” il suo approccio alla gestione di tale comportamento.
“Ho paura – per ovvi motivi – non ho altro da dire qui”, ha detto il portavoce.
NB: I video inseriti non fanno parte dell’articolo ma sono stati tradotti, sottotitolati e pubblicati precedentemente da Invictapalestina.
Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

 

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