Lungo la recinzione israeliana che
circonda Gaza, le proteste e gli scontri del venerdì si sono ripetuti:
quattro palestinesi, tra cui due minori, sono stati uccisi ed altri 763
sono stati feriti.
Altri tre palestinesi sono morti per le
ferite riportate durante le dimostrazioni delle settimane precedenti. I
due minori (11 e 16 anni) sono stati colpiti con armi da fuoco dalle
forze israeliane durante manifestazioni tenute il 27 luglio nelle zone
di Rafah e Khan Younis: il primo è morto immediatamente, mentre il
secondo è stato ferito in modo grave ed è morto il giorno seguente. Gli
altri due morti (due uomini) sono stati colpiti con armi da fuoco a Gaza
ed a Khan Younis, durante le manifestazioni del 20 e 27 luglio. Quasi
la metà dei feriti sono stati ricoverati in ospedale; 217 di loro erano
stati colpiti con armi da fuoco.
Con questi ultimi eventi, salgono a 26, a partire dal 30 marzo 2018, i minori palestinesi uccisi a Gaza dalle forze israeliane.
Di questi, 21 sono stati uccisi durante manifestazioni e 5 in altre
circostanze. Inoltre, durante lo stesso arco di tempo, sono stati feriti
e ricoverati in ospedale 1.487 palestinesi e due minori israeliani. In
una dichiarazione rilasciata il 1° agosto, alti funzionari delle Nazioni
Unite hanno espresso preoccupazione per la violazione dei diritti dei
minori e hanno invitato Israele, l’Autorità palestinese e le Autorità di
Hamas a Gaza a rispettare i diritti dei minori e ad astenersi dalla
loro strumentalizzazione.
Nei pressi della recinzione
perimetrale di Gaza, in vari altri episodi, sono stati uccisi sette
membri dell’ala armata di Hamas e un soldato israeliano. Il 19
luglio, a est di Rafah, le forze israeliane hanno sparato diversi di
colpi di cannone, uccidendo un componente dell’ala armata di Hamas, e
ferendone altri tre. Il giorno dopo, ad est di Khan Younis, nel corso di
una delle dimostrazioni, un palestinese ha colpito e ucciso un soldato
israeliano: è il primo ucciso, dalle ostilità del 2014. Dopo questo
fatto, l’esercito israeliano ha lanciato su Gaza massicci raid aerei e
bombardamenti, uccidendo tre membri dell’ala armata di Hamas e ferendo
28 persone, tra cui 8 minori. I palestinesi hanno lanciato contro
Israele tre razzi, senza causare feriti o danni. Nelle prime ore del 21
luglio, è stato raggiunto un precario cessate il fuoco mediato
dall’Egitto e dalle Nazioni Unite. Ciò nonostante, il 25 luglio, i
palestinesi hanno sparato e ferito un soldato israeliano che pattugliava
la recinzione, e carri armati israeliani hanno bombardato postazioni
militari a Gaza, uccidendo altri tre membri dell’ala armata di Hamas e
ferendo un minore.
Dopo il cessate il fuoco è stato
segnalata un significativa riduzione nel lancio di aquiloni e palloncini
incendiari da Gaza verso Israele; tuttavia, a partire dal 26 luglio la
loro frequenza è nuovamente aumentata. Secondo le autorità
israeliane, dalla fine di aprile, sono stati registrati circa 1.200
incendi, che hanno bruciato più di 3.000 ettari di terra coltivata e di
riserve naturali. In tali circostanze non sono state segnalate vittime
israeliane.
A Gaza, nelle Aree ad Accesso
Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno 21 casi, non contestuali
alle manifestazioni di massa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco.
Quattro palestinesi, tra cui un pescatore e due minori, sono rimasti
feriti. In quattro occasioni, le forze israeliane sono entrate a Gaza ed
hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e di scavo vicino
alla recinzione perimetrale.
Il 24 luglio, le autorità israeliane
hanno revocato il divieto di ingresso di carburante e gas da cucina
nella Striscia di Gaza, imposto il 16 luglio. È rimasto in vigore il
divieto di importazione a Gaza di una serie di prodotti, inclusi
materiali da costruzione, mobili, legno, elettronica e tessuti, nonché
il divieto generalizzato di esportazione. Le restrizioni sarebbero state
imposte in risposta al lancio di aquiloni e palloncini incendiari.
Secondo la Federazione Palestinese delle Industrie, da quando sono state
imposte le restrizioni all’importazione, oltre 4.000 lavoratori
dell’edilizia sono stati temporaneamente licenziati, principalmente a
causa della carenza di materiali da costruzione.
Il 23 luglio, per mancanza di
carburante, la Centrale Elettrica di Gaza (GPP) è stata costretta a
fermarsi del tutto: rispetto alle 19 ore precedenti, le interruzioni di
corrente sono aumentate fino a una media di 20 ore al giorno. Questa
situazione è causata dalla mancanza di fondi per l’acquisto di
carburante dall’Egitto. Il 26 luglio, la Centrale ha ripreso, in parte,
le operazioni.
Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, a controllo
egiziano, è rimasto aperto cinque
giorni/settimana in entrambe le direzioni, ad eccezione di un giorno.
2.934 persone sono entrate a Gaza e 2.552 ne sono uscite. Dal 12 maggio 2018, il valico è stato aperto quasi continuativamente.
In Cisgiordania, durante numerosi
scontri con forze israeliane, un minore palestinese è stato ucciso e 57
palestinesi, tra cui 21 minori, sono rimasti feriti. Il 23 luglio,
nel Campo profughi di Ad Duheisha (Betlemme), durante un’operazione di
ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un
quindicenne. Dall’inizio dell’anno, sale a sei il numero di minori
palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania. I rimanenti
ferimenti sono stati registrati durante altre operazioni di
ricerca-arresto, tra cui quella svolta nel villaggio di Kobar (Ramallah,
vedi sotto), le dimostrazioni settimanali di Kafr Qaddum e gli scontri
al Complesso di Al Haram ash Sharif / Monte del Tempio (vedi sotto).
Il 26 luglio, nell’insediamento
colonico di Adam (governatorato di Gerusalemme), un 17enne palestinese
ha accoltellato e ucciso un colono israeliano e ne ha feriti altri due; è
stato successivamente ucciso da un altro colono. Il suo corpo è
ancora trattenuto dalle autorità israeliane. I soldati israeliani hanno
fatto irruzione nel villaggio di Kobar, dove viveva l’autore
dell’aggressione; ne sono seguiti scontri, durante i quali 17
palestinesi, tra cui nove minori, sono rimasti feriti. Le forze
israeliane hanno anche fatto rilievi della casa di famiglia del giovane,
in vista della sua demolizione punitiva.
Nella Città Vecchia di Gerusalemme,
all’interno e intorno al Complesso di Al Haram ash Sharif / Monte del
Tempio, le tensioni sono aumentate in seguito all’ingresso di numerosi
gruppi di israeliani. Il 22 luglio, nel Complesso sono entrati circa
1.000 israeliani accompagnati da forze israeliane; successivamente,
nella Città Vecchia, alcuni di loro hanno danneggiato proprietà
palestinesi, inclusi almeno tre negozi. Il venerdì successivo, nella
stessa area, sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane;
queste ultime hanno chiuso tutti i cancelli del Complesso ed hanno fatto
irruzione nelle due Moschee per allontanarne i palestinesi. In questa
circostanza 10 palestinesi sono rimasti feriti e 26 sono stati
arrestati; più tardi, nello stesso giorno, è stato ripristinato il
regolare accesso al Complesso.
Quattordici attacchi di coloni
israeliani hanno provocato il ferimento di sei palestinesi e danni a 760
alberi, 6 abitazioni, 3 negozi, 11 veicoli e il furto di 2 tende
fornite come assistenza umanitaria. La metà degli episodi sono
avvenuti nella Cisgiordania settentrionale, e quattro di essi hanno
causato incendi dolosi di una casa e di alberi nei villaggi di Qusra,
Jalud e Asira al Qibliya (in Nablus) e in Immatin (Qalqiliya). Tre degli
attacchi sono stati effettuati nella zona H2 della città di Hebron: si è
trattato di aggressioni fisiche contro un anziano, una coppia e un
minore. Altri due attacchi sono stati registrati nei villaggi di
Beitillu e Al Mughayyir (Ramallah), il primo dei quali contro un anziano
che si trovava sulla propria terra. Gli ultimi due attacchi sono stati
registrati nel governatorato di Gerusalemme, dove tre negozi sono stati
vandalizzati da coloni israeliani appena usciti dal complesso di Al
Haram ash Sharif / Monte del Tempio (vedi sopra), mentre, vicino
all’insediamento colonico di Adam, un uomo è rimasto ferito da pietre
lanciate contro il proprio veicolo.
Vicino al villaggio di Al Mughayyir
(Ramallah), palestinesi hanno lanciato pietre contro un veicolo, ferendo
un colono israeliano. In Cisgiordania, almeno altri 9 veicoli israeliani sono stati danneggiati in episodi simili.
In Area C e Gerusalemme Est, citando
la mancanza di permessi edilizi rilasciati da Israele, le autorità
israeliane hanno demolito 15 strutture palestinesi, sfollando 14
palestinesi, tra cui sette minori, e colpendone altri 333. Una delle
strutture prese di mira era una roulotte finanziata da donatori per la
Comunità beduina di Jabal Al Baba (Gerusalemme). Era utilizzata per
gestire l’Asilo ed il Centro per le donne; talvolta veniva usata anche
come ambulatorio mobile. Una casa, insieme ad altre tre strutture, è
stata demolita nella città di Gerico (in una zona compresa in Area C);
mentre un ricovero per animali è stato demolito in un’area nel sud di
Hebron (Massafer Yatta) designata [da Israele] come “zona per
esercitazioni a fuoco”. Le restanti demolizioni, inclusa una effettuata
dai proprietari, si sono avute a Gerusalemme Est.
Ancora a Gerusalemme Est, nell’area
di Beit Hanina, in seguito ad una sentenza della Corte Suprema
Israeliana, due case sono state autodemolite dai proprietari
palestinesi; la sentenza è stata favorevole ai coloni israeliani che
rivendicavano la proprietà del terreno su cui erano state costruite le
abitazioni. Di conseguenza, 19 persone, tra cui otto minori, sono
state sfollate. Indipendentemente dal caso di sfratto deciso dalla
Corte, le case avevano ordini pendenti di demolizione per mancanza di
permessi di costruzione. Negli ultimi decenni, organizzazioni di coloni
israeliani, sostenuti dalle autorità israeliane, hanno preso il
controllo di proprietà interne ai quartieri palestinesi di Gerusalemme
Est: circa 180 famiglie palestinesi stanno attualmente affrontando,
presso i tribunali israeliani, cause di sfratto intentate da coloni.
¡
Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)
Il 2 agosto, le autorità israeliane
hanno ripristinato il divieto di ingresso di carburante e gas da cucina
nella Striscia di Gaza.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it
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