A Idlib la posta in gioco è chi comanderà in Siria. E la battaglia è già iniziata (di U. De Giovannangeli)
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Le navi da guerra russe che supportano le forze lealiste siriane. La risposta americana. Oltre 2,5 milioni di civili che si preparano alla fuga. La battaglia di Idlib è iniziata. Le forze in campo sono enormi, senza precedenti neanche ad Aleppo e nella Ghouta orientale. I governativi hanno schierato fra i 100 e i 150 mila uomini, tra i quali i miliziani di Hezbollah, una volta e mezza il contingente che ad aprile spazzò via i ribelli alla periferia di Damasco. A Idlib si gioca il futuro della Siria. Ed è per questo che nessuno degli attori esterni che hanno internazionalizzato la guerra siriana, entrata nel suo ottavo anno, si prepara ad intervenire. Direttamente o per interposte milizie. La battaglia finale perché, eccezion fatta per Deir Ezzor, a est, dove è ancora l'Isis a mantenere la propria presenza, Idlib è l'ultima roccaforte dell'opposizione di matrice jihadista e qaedista.
Alle manovre sul campo s'intreccia la "guerra mediatica". Mosca già lanciato l'allerta sostenendo come gli Stati Uniti stiano progettando un attacco missilistico. Ma non solo. Fonti militari russe, riprese con grande risalto da tutti i media di Stato, denunciano un'imminente "provocazione chimica" da parte di al-Nusra - con l'appoggio degli 007 britannici - tesa a far ricadere la colpa su Damasco e giustificare quindi una reazione degli alleati. "Come avvenuto in precedenza", profetizza il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, "verrà utilizzato il cloro, i Caschi Bianchi realizzeranno un video e lo pubblicheranno su internet: stiamo facendo del nostro meglio per impedirlo". Affermazioni già utilizzate in passato, che in genere precedono attacchi chimici sulla popolazione sì ma condotti dal regime con il sostegno dell'alleato russo. Ma Mosca continua a battere su questo tasto. Il portavoce del ministero russo della Difesa, il generale Igor Konashenkov, ha fatto sapere che in Siria si sta preparando una provocazione mirata ad accusare Damasco di usare armi chimiche e l'ammiraglio Vladimir Valuev ha aggiunto al media del Cremlino Sputnik che "la presenza di un considerevole gruppo della Marina militare russa è necessaria per prevenire l'aggressione contro la Siria, inclusa la neutralizzazione dei missili da crociera Tomahawk lanciati dal mare contro le infrastrutture siriane". Gli Stati Uniti sono pronti a bombardare di nuovo la Siria se l'esercito di Assad userà armi chimiche nella battaglia per Idlib. Secondo quanto riferito da Bloomberg, l'avvertimento è stato dato dal consigliere per la Sicurezza nazionale Usa John Bolton all'omologo russo Nikolai Patrushev durante il loro incontro a Ginevra, giovedì scorso.
La provincia di Idlib, che si trova presso il confine con la Turchia è per lo più sotto il controllo di Hay'at Tahrir al Sham, il gruppo noto in precedenza come Fronte al Nusra (ramo siriano di al-Qaeda), mentre altre parti della provincia sono ancora controllate da fazioni legate allo Stato islamico. Sempre secondo Mosca, il cacciatorpediniere americano USS Ross, con 28 missili da crociera Tomahawk, è entrato nel Mediterraneo il 25 agosto; se si aggiunge al quadro l'USS Sullivan, dislocato nel Golfo Persico e armato di 56 missili e il bombardiere strategico B-1B (altri 24 missili da crociera) inviato nella base militare di El Udeid, in Qatar, gli Usa dispongono nell'area di una forza sufficiente a montare un attacco di vasta scala in Siria. Mosca ha schierato una flottiglia di dieci navi da guerra (una logistica) e due sottomarini davanti la costa siriana, probabilmente a supporto di una imponente offensiva nel Governatorato di Idlib. In posizione d'attacco la Marshal Ustinov, incrociatore lanciamissili classe Slava proveniente dalla Flotta del Nord. La capofila del Progetto 1356 Admiral Grigorovich e la gemella Admiral Essen hanno attraversato il Bosforo sabato scorso facendo rotta verso il Mediterraneo.
Le fregate missilistiche sarebbero già in posizione di lancio. La Pytlivy, della classe Krivak II, e la nave da sbarco Nikolai Filchenkov della classe Alligator sono schierate davanti la costa siriana. Tre le corvette missilistiche classe Buyan-M schierate: la Vyshniy Volochyok, la Grad Sviyazhsk e la Velikiy Ustyug. nfine anche il cacciatorpediniere Severomorsk della classe Udaloy è in posizione d'attacco. Alle capacità di fuoco delle dieci unità di superficie dobbiamo aggiungere quelle dei due sottomarini diesel-elettrici classe Varshavyanka. Il B-268 Veliky Novgorod e B-271 Kolpino sarebbero in posizione d'attacco. In totale possiamo stimare una capacità complessiva di circa cento missili da crociera Kalibr: stando a Izvestia, si tratta del gruppo navale "più massiccio dall'inizio dell'operazione". La Russia potrebbe lanciare almeno cento missili da crociera Kalibr a supporto della grande offensiva nel Governatorato di Idlib, questa la stima delle capacità di proiezione delle dodici unità (dieci di superficie e due sottomarini) che Mosca ha schierato davanti la costa siriana nelle ultime 96 ore. Una prova di forza che scatena l'allarme a Washington e nelle cancellerie europee più esposte sul fronte siriano. "Né la Francia, né nessun altro Paese deve indicare chi dovrebbe guidare la Siria", tuttavia mantenere il al potere Bashar al-Assad sarebbe un "grave errore", ha avvertito Emmanuel Macron, parlando nei giorni scorsi davanti a 250 ambasciatori francesi riuniti all'Eliseo. Il presidente francese ha spiegato la sua posizione ricordando che il presidente siriano è colpevole di atrocità contro il suo stesso popolo. Inoltre ha definito "allarmante" la situazione in Siria, dove il regime di Damasco "minaccia di provocare una crisi umanitaria a Idlib" e chiedendo di "rafforzare ulteriormente la pressione sul regime e sui suoi alleati" per una soluzione politica al conflitto ed evitare l'offensiva militare. Il presidente ha inoltre avvertito che la Francia risponderà militarmente a eventuali attacchi chimici condotti dal regime nella città.
Avvertimenti in questo senso sono arrivati anche dalla Gran Bretagna. Il rischio che a Idlib si consumi un "disastro umanitario" è confermato anche dal direttore delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite John Ging. L'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoli Antonov, durante un incontro con i diplomatici americani ha ammonito il governo Usa contro "un ulteriore ingiustificato e illegale atto di aggressione in Siria". Ieri, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato di sperare che i Paesi occidentali non vogliano "ostacolare l'operazione anti-terrorismo" in corso a Idlib. "Spero che i nostri partner occidentali non vogliano favorire delle provocazioni, non vogliano ostacolare l'operazione antiterrorismo" a Idlib, ha rimarcato il capo della diplomazia russa in una conferenza stampa con il suo omologo saudita Adel al Jubeir. Sempre ieri, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha messo in guardia contro "i rischi crescenti di una catastrofe umanitaria nel caso di una grande operazione militare nella provincia di Idlib in Siria". In un comunicato, che segue ad un avvertimento simile il 21 agosto da Washington, Londra e Parigi, il numero uno del Palazzo di Vetro sottolinea anche che "un qualsiasi ricorso alle armi chimiche è assolutamente inaccettabile". "Idlib – annota su Internazionale Gwynner Dyer, scrittore e reporter profondo conoscitore della realtà mediorientale - è un obiettivo cruciale, perché è lì che sono stati inviati tutti i jihadisti che si sono arresi dopo le sconfitte nelle altre roccaforti in Siria. L'arrivo di combattenti islamisti e delle loro famiglie ha virtualmente raddoppiato la popolazione della provincia nel giro di due anni, portandola a due milioni di persone. Assad vuole portare a termine il lavoro approfittando del fatto che le forze aree russe sono ancora in Siria, e dunque è probabile che l'offensiva parta il mese prossimo. Serviranno bombardamenti a tappeto, perché l'esercito siriano non ha un numero sufficiente di effettivi di terra. Inevitabilmente la comunità internazionale protesterà per la morte di molti civili in una provincia sovrappopolata. Questo potrebbe rappresentare un pretesto per Washington o Ankara per intervenire e fermare l'avanzata delle truppe di Assad. Ma lo faranno davvero? Se volesse evitare uno scontro con l'esercito siriano, Erdoğan – prosegue Dyer- dovrebbe allontanare le truppe turche da Idlib. Sarebbe imbarazzante, e il presidente turco odia essere messo in imbarazzo. Ha già dovuto subire una buona dose di umiliazioni a causa della crisi finanziaria che sta paralizzando l'economia nazionale. Il ritiro da Idlib sarebbe durissimo...".
Attualmente il territorio siriano è controllato per il 64% dall'esercito Siriano e dai suoi alleati, per il 26,8% dalle milizie curde filo Usa (FDS) mentre le diverse milizie ribelli incluse quelle filo turche e i jihadisti dell'ex Fronte al-Nusra controllano il 7,35% del territorio e lo Stato islamico solo l'1,5%. Nella partita finale iniziata a Idlib un ruolo da titolare intende rivendicarlo l'Iran. Lunedì Iran e Siria hanno annunciato di aver rafforzato la cooperazione militare in atto dagli anni '80. L'agenzia governativa siriana Sana ha riferito dell'incontro delle ultime ore a Damasco tra il presidente siriano Bashar al Assad e il ministro della difesa iraniano Amir Hatami, rimasto per due giorni nella capitale siriana. I tempi dell'offensiva siriana non sono chiari ma probabilmente occorrerà attendere il vertice tra Iran, Russia e Turchia che il 7 settembre si terrà ad Astana proprio per discutere del destino della provincia di Idlib. Ma tra i tre "sodali" – Putin, Rouhani, Erdogan – non tutto fila liscio. La Russia intende ripulire del tutto il territorio, insieme all'Iran, Ankara invece ha fatto leva sulla costituzione Fronte di Liberazione Nazionale, una sorta di esercito irregolare, con il sostegno delle milizie jihadiste lì arroccate. per assumere il controllo de facto del nord della Siria. La "Jalta mediorientale" passa per Idlib.
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