Le forze
israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno
feriti 615, di cui 23 minori, durante le dimostrazioni di massa tenute
il 22 ed il 29 giugno lungo la recinzione della Striscia di Gaza nel
contesto della “Grande Marcia del Ritorno”
Il minore
ucciso, un ragazzino di undici anni, è stato colpito alla testa da un
proiettile di arma da fuoco durante una dimostrazione ad est di Khan
Yunis, il 29 giugno. Con questa vittima sale a 19 il numero di minori
uccisi a Gaza dal 30 marzo (l’inizio di queste proteste), compreso uno
il cui corpo è ancora trattenuto dalle autorità israeliane. Durante il
periodo di riferimento, altri due palestinesi sono morti per le ferite
subite nelle dimostrazioni delle settimane precedenti. 222 dei feriti
sopra segnalati sono stati ospedalizzati: di essi 101 erano stati
colpiti con arma da fuoco.
In due
separati episodi, le forze israeliane hanno ucciso altri due minori
palestinesi in Gaza: a quanto riferito, essi avevano aperto una breccia
nella recinzione israeliana e tentato di danneggiare apparecchiature
militari. Gli incidenti si sono verificati il 28 giugno ed il 2
luglio, ad est di Rafah, e hanno anche provocato il ferimento di tre
palestinesi, tra cui due minori.
Palestinesi
di Gaza hanno continuato a lanciare, verso il sud di Israele, aquiloni
di carta e palloni aerostatici con materiali infiammabili. Secondo le
autorità israeliane, dall’inizio di questa pratica (fine aprile), più di
500 ettari di colture e 400 ettari di bosco sono stati bruciati, con
danni stimati in milioni di dollari; non sono state segnalate vittime
israeliane.
Nel periodo di riferimento [di questo Rapporto],
l’aviazione israeliana ha compiuto almeno 24 attacchi aerei su Gaza,
mentre gruppi armati palestinesi hanno sparato decine di razzi e colpi
di mortaio verso il sud di Israele. Secondo le autorità israeliane, alcuni attacchi aerei sono
stati effettuati in risposta al lancio di aquiloni ed aerostati
incendiari e, a quanto riferito, avevano come obiettivo le persone
impegnate in tali attività, nonché alcuni siti militari ed aree aperte;
cinque palestinesi sono stati feriti. Secondo gruppi armati palestinesi di Gaza, il lancio di missili [verso Israele] è stato effettuato come ritorsione per i raid aerei israeliani; non sono state segnalate vittime o danni da parte israeliana.
In
almeno 18 occasioni, al di fuori delle dimostrazioni di massa, le forze
israeliane hanno aperto il fuoco nelle Aree ad Accesso Riservato di
terra e di mare di Gaza, ferendo un palestinese e costringendo
agricoltori e pescatori ad allontanarsi. In due occasioni, le forze
israeliane sono entrate nella Striscia, ad est di Gaza ed al Qarara
(Khan Yunis), ed hanno compiuto operazioni di spianatura e di scavo nei
pressi della recinzione perimetrale
Il 30
giugno, ad est della città di Gaza, in circostanze non chiare, cinque
civili palestinesi, tra cui due minori, sono morti ed altri due sono
rimasti feriti in una esplosione avvenuta in una struttura abitativa.
In Cisgiordania, 36 palestinesi, tra cui almeno sei minori, sono stati feriti dalle forze israeliane durante proteste e scontri.
La maggior parte dei ferimenti (16), compresi quelli di quattro minori,
sono avvenuti durante scontri con forze israeliane seguenti l’entrata
di coloni israeliani in vari luoghi religiosi della Cisgiordania; le
entrate dei coloni avevano innescato alterchi e scontri con residenti
palestinesi. Altri otto feriti palestinesi si sono avuti durante scontri
collegati a quattro operazioni di ricerca-arresto, per la maggior parte
durante un’operazione in Tuqu’ (Betlemme). Sette feriti sono stati
segnalati anche nel corso della manifestazione settimanale contro le
restrizioni di accesso a Kafr Qaddum (Qalqiliya). La maggior parte dei
ferimenti sono stati causati da pallottole di gomma (19), seguite da
proiettili di arma da fuoco (9) e da inalazione di gas lacrimogeno
richiedente il trattamento medico (8).
Il 23 giugno un veicolo palestinese ha investito e ferito quattro soldati israeliani vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme).
Dopo un’operazione di ricerca, il conducente si è arreso alle forze
israeliane. I militari israeliani hanno sostenuto che l’investimento era
stato intenzionale; secondo l’Ufficio di Coordinamento Distrettuale
palestinese (DCO), l’uomo ha detto che era stato un incidente.
In tutta
la Cisgiordania, le forze israeliane hanno condotto 137 operazioni di
ricerca-arresto ed hanno arrestato 198 palestinesi, tra cui almeno 15
minori. Il Governatorato di Hebron ha visto il maggior numero di
operazioni (30) e il Governatorato di Gerusalemme il numero più alto di
arresti (49).
Citando
la mancanza di permessi di costruzione israeliani, le autorità
israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto le persone a demolire
26 strutture di proprietà palestinese, sfollando dieci persone e
colpendo i mezzi di sussistenza di oltre 160. Tutte le strutture
sopraccitate, tranne una, erano in Gerusalemme Est. Dall’inizio del
2018, il numero di strutture demolite in questa zona sale così a 91,
poco sopra il numero riguardante lo stesso periodo del 2017. Un’altra
struttura è stata sequestrata nella zona C, nella comunità pastorale di
Umm Fagarah, che si trova nella “Zona per esercitazioni a fuoco 918”,
nel sud di Hebron (Massafer Yatta).
Inoltre,
il 21 giugno, un alloggio è stato demolito per motivi punitivi in
Barta’a Ash Sharqiya (Jenin), nella zona B, sfollando una famiglia di
tre persone. La casa apparteneva alla famiglia di un palestinese
che, nel marzo 2018, uccise due soldati israeliani investendoli con un
veicolo e fu successivamente arrestato.
Nella
valle del Giordano settentrionale, per svolgere esercitazioni militari,
le forze israeliane hanno sfollato 16 famiglie palestinesi della
comunità di Humsa al Bqai’a per 14 ore. Negli ultimi due mesi, questa è la sesta volta che questa comunità, situata in una zona designata [da Israele]
come “Zona per esercitazioni a fuoco”, viene temporaneamente sfollata.
Insieme a demolizioni e limitazioni di accesso, questa pratica accresce
la pressione sulla Comunità, ponendola a rischio di trasferimento
forzato.
Durante il periodo [di riferimento di questo Rapporto]
sono stati segnalati tredici attacchi di coloni israeliani, con più di
500 alberi di proprietà palestinese incendiati o vandalizzati. Sei
degli episodi si sono verificati nelle vicinanze dei villaggi di Tell,
Far’ata, Urif, Burin e Burqa (tutti in Nablus) e di Bani Naim (Hebron). A
quanto riferito gli autori degli attacchi sono coloni degli
insediamenti di Yitzhar, Gilad Farm e Kiryat Arba, che hanno aggredito e
ferito una donna 38enne e due minori e vandalizzato o incendiato 450
alberi. Altri tre attacchi incendiari con estensione dei danni a terreni
coltivati e ad almeno 70 ulivi sono stati segnalati nei villaggi di
Azmut e di Beit Furik (entrambi in Nablus) e di Deir Jarir (Ramallah).
Dall’inizio del 2018, OCHA [Ufficio delle NU che redige questo Rapporto]
ha registrato lo sradicamento, l’incendio o la vandalizzazione di 4.175
alberi da parte di coloni israeliani: un aumento, sulla media mensile,
del 48% rispetto al 2017 e del 404% rispetto al 2016. Nella città di
Hebron, nella zona H2, a controllo israeliano, coloni israeliani hanno
lanciato pietre contro tre case palestinesi e, in scontri successivi,
hanno ferito sei palestinesi, tra cui due minori. Altri cinque
palestinesi sono stati feriti e tre veicoli danneggiati da coloni in
altri episodi di lancio di pietre.
Media israeliani segnalano almeno nove episodi di lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli israeliani: vicino a Hebron, Ramallah e Gerusalemme, con danneggiamento di due veicoli privati. Non sono stati segnalati feriti.
Il
valico a controllo egiziano tra Gaza e l’Egitto è rimasto aperto in
entrambe le direzioni durante il periodo di riferimento, ad eccezione di
tre giorni, consentendo a 1.178 persone di entrare nella Striscia ed a
3.307 di uscirne. Il valico è stato quasi continuamente aperto dal
12 maggio, il periodo più lungo dal 2014. A detta delle autorità
egiziane, a partire dall’inizio di luglio, il valico di Rafah resterà
aperto, eccetto il venerdì ed il sabato, fino a nuovo avviso.
¡
Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)
Negli
ultimi giorni, sulle colline ad est di Gerusalemme, Israele ha
intensificato le attività nell’area in cui vivono due comunità
palestinesi tra loro vicine ed entrambe a rischio di trasferimento
forzato. In Khan Al Ahmar – Abu Al-Helu l’area è stata dichiarata “Zona
militare chiusa” e grossi macchinari per costruzioni sono stati portati
in loco. Il 4 luglio, ad Abu Nuwar, le autorità israeliane hanno
demolito 19 strutture, tra cui 9 abitazioni, sfollando 51 persone, di
cui 33 minori.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
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