Cisgiordania “Ezzedin Tamimi ucciso intenzionalmente”
E’ la
denuncia che fanno palestinesi e attivisti israeliani contro…
della
redazione
Roma, 7
giugno 2018, Nena News - Ezzedin Tamini è stato ucciso intenzionalmente e quando è stato
colpito non era in corso alcuna sassaiola contro i militari israeliani. E’
questa la forte denuncia lanciata dai palestinesi e da attivisti israeliani
contro l’occupazione dopo l’uccisione, ieri nel villaggio di Nabi Saleh, in
Cisgiordania, del giovane palestinese. Ezzedin Tamimi, 21anni, è un parente
di Ahed Tamimi la 17enne condannata ad otto mesi di carcere da un
tribunale militare israeliano per aver schiaffeggiato due soldati lo scorso
dicembre.
L’attivista
israeliano Jonathan Pollack afferma che un filmato girato al momento dell’uccisione di Tamimi, mostra
di maniera inequivocabile che non c’erano lanci di pietre o violenze in corso
e, pertanto, i militari israeliani non avevano alcuna ragione di sparare.
Secondo le testimonianze erano presenti solo tre ragazzi nell’area dove Ezzedin
Tamimi è stato ucciso ed in cui abitualmente le forze israeliane sparano
lacrimogeni e munizioni durante le manifestazioni di protesta degli abitanti di
Nabi Saleh contro il Muro di separazione eretto da Israele nei pressi
del villaggio e l’espansione della vicina colonia ebraica di Halamish.
“Nel video
si scorge un soldato dirigersi verso la strada, posizionarsi dietro un albero e
sparare due colpi. Sono gli spari che hanno ucciso Ezzedin”, afferma Pollack. Il 21enne palestinese è stato
colpito alla nuca. Il militare in quel momento era a circa 45 metri di
distanza. “Qualsiasi motivazione di autodifesa da parte del soldato o di una
minaccia alla sua vita è completamente smentita dal filmato e dalla distanza
tra lui e Tamimi”, aggiunge l’attivista israeliano.
Secondo Alaa
Barghouthi, un amico di Tamimi, gli israeliani “Sono certamente venuti
con l’intenzione di ucciderlo, gli hanno sparato un colpo preciso al collo
e poi lo hanno lasciato a terra sanguinante per dieci minuti. Il colpo era
mortale, sarebbe morto comunque”.[1]
I residenti
di Nabi Saleh da lungo tempo sono presi di mira dalle forze armate israeliane.
In particolare la famiglia Tamimi, protagonista della resistenza popolare del
villaggio contro l’occupazione militare e la colonizzazione. La frequenza di
raid notturni e detenzioni è aumentata dopo l’arresto di Ahed Tamimi, un caso
che ha avuto risonanza mondiale e che ha messo in imbarazzo governo e autorità
militari israeliane.
Lo scorso
febbraio undici residenti del villaggio sono stati arrestati. I militari israeliani erano alla
ricerca anche di Ezzedin Tamimi che però in quel momento non era a casa. In
manette quindi finirono il padre e il fratello maggiore ai quali, secondo ciò
che i due riferirono, fu intimato di consegnare il giovane ucciso ieri, altrimenti
sarebbe stata arrestata anche la madre. Manal Tamimi, nota attivista e
zia di Ahed Tamimi, ieri ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Come se non
bastasse l’assassinio di Ezzedin ora minacciano di colpirci tutti. (Gli
israeliani) ancora non capiscono che nessuno può dare ordini ai Tamimi”.
Ai funerali
di Ezzedin Tamimi ieri ha preso parte tutto Nabi Saleh. Gli abitanti hanno
bloccato per diversi minuti la strada percorsa abitualmente dai coloni
israeliani di Halamish. Nena News
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