Alberto Negri [L’analisi] Le fesserie di Macron e Conte. L’Italia è costretta ad aiutare i migranti e vi spiego perché



[L’analisi] Le fesserie di Macron e Conte. L’Italia è costretta ad aiutare i migranti e vi spiego perché

 

Sui migranti l’Italia si deve rassegnare, nonostante le gesticolazioni di Salvini: potrà impedire l’attività delle navi delle Ong ma la Marina Militare è obbligata dalle convezioni firmate a salvare la gente in mare. Si può chiedere la redistribuzione dei profughi in altri Paesi europei ma i dati sono questi: su 30mila ricollocamenti ne sono sati realizzati solo 13mila. Negli altri Paesi europei nessuno vuole prenderseli, tanto meno i Paesi dell’Est come l’Ungheria di Orban, con cui Salvini si vuole alleare

 onte e Macron dicono una fesseria dopo l’altra, soprattutto a proposito degli Hot Spot, i campi in cui raccogliere i migranti africani nei paesi di origine e di transito. Macron aveva lanciato l’idea un anno fa, nel luglio 2017, ma ha dovuto rinunciare: per realizzarli in Libia servirebbe un consistente contingente militare di contrasto alle milizie che altrimenti li spazzerebbero via in 24 ore. In Libia tra l’altro non esiste la qualifica di rifugiato: i governi libici non hanno mai firmato la convenzione di Ginevra sui profughi, quindi sono considerati tutti clandestini. Si tratta di nozioni elementari ma noi abbiamo un premier che non sa nulla ed è pure mal consigliato. Vuoi gli Hot Spot in Libia? Allora prepara le truppe, altrimenti stai zitto.

La Francia vuole un consenso al protettorato sulla Libia cuore della questione tra Italia e Francia è la stabilizzazione della Libia che Sarkozy ha bombardato nel 2011 facendo fuori Gheddafi insieme a Gran Bretagna e Stati Uniti (poi anche noi ci siamo accodati ai raid Nato). Parigi non ha nessuna intenzione di rinunciare ad annettersi almeno economicamente la Cirenaica e continua a sostenere il generala Khalifa Haftar insieme a Egitto, Russia ed Emirati a discapito del debole governo di Al Sarraj sostenuto dall’Italia e, a parole, dalla comunità internazionale. Con questo obiettivo e per indire elezioni, Macron ha convocato a Parigi una decina di giorni fa un vertice all’Eliseo tra le fazioni sperando di ottenere un consenso al protettorato francese sulla Libia. Se ci riesca o meno è assai incerto anche per l’opposizione di città chiave come Misurata e Zintan ostili ad Haftar.

Ma questi sono dettagli: l’idea dei francesi è di sostituire gli italiani come attori chiave in Libia che fa parte del sistema di sicurezza collegato all’Africa sub-sahariana e al Niger. Non è un caso che Parigi si sia anche di fatto opposta all’invio di un modesto contingente militare italiano in Niger quando ormai sembrava che fosse tutto deciso. La Francia si comporta con l’Italia come un Paese sconfitto: ed è così perché la perdita della Libia di Gheddafi è stata la peggiore debàcle italiana dalla fine della seconda guerra mondiale. Cosa che neppure i governi precedenti a questo hanno voluto riconoscere fino in fondo, illudendosi in passato che la nostra partecipazione ai bombardamenti dell’Alleanza Atlantica fosse sufficiente a rimediare al situazione.

Sui migranti vincerà la Francia

Sui migranti l’Italia si deve rassegnare, nonostante le gesticolazioni di Salvini: potrà impedire l’attività delle navi delle Ong ma la Marina Militare è obbligata dalle convezioni firmate a salvare la gente in mare. Si può chiedere la redistribuzione dei profughi in altri Paesi europei ma i dati sono questi: su 30mila ricollocamenti ne sono sati realizzati solo 13mila. Negli altri Paesi europei nessuno vuole prenderseli, tanto meno i Paesi dell’Est come l’Ungheria di Orban, con cui Salvini si vuole alleare pensando di mettere alle corde Paesi come la Francia o La Germania. La soluzione immediata è ottenere almeno un aumento del contributo dell’Unione Europea all’Italia: su 5 miliardi di euro di spese l’anno per i migranti accolti in Italia Bruxelles per ora versa un risibile 2 per cento del totale.
Se poi si vogliono fare gli hot spot in Libia prepariamo anche a mandare un contingente militare, magari ritirando le nostri truppe dall’Afghanistan dove non servono a nulla. Ma conoscendo gli italiani e i precedenti delle missioni militari, ai primi morti negli scontri tra le milizie, tutti salterebbero addosso al governo che quindi ci deve pensare non due ma tre volte a prendere una decisione simile. Quindi a questo modesto Paese, diretto da gente modesta (e certo non da oggi), non resta che fare un po’ di fuochi d’artificio e poi mettersi a un tavolo a negoziare almeno la parte finanziaria. Il resto sono chiacchiere.

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