Ahmad Tibi I cinque sionisti pro-occupazione che pensano di poter portare la pace in Medio Oriente
I cinque sionisti pro-occupazione che pensano di poter portare la pace in Medio Oriente
Haaretz, 27.06.2018
https://www.haaretz.com/middle-east-news/.premium-five-pro-occupation-zionists-who-think-they-can-bring-mideast-peace-1.6218052
Nella
foto: da sinistra: l'ambasciatore degli Stati Uniti Friedman, gli
inviati americani Greenblatt e Kushner, il primo ministro Netanyahu e
l'ambasciatore Dermer, a Gerusalemme, il 22 giugno 2018. Haim Tzach /
GPO
La foto che ha immortalato l'ultimo incontro tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e la squadra di Trump per il Medio Oriente era molto significativa: quattro persone su cinque nella foto erano ebrei americani.
Tutti e cinque hanno vissuto per decenni o per tutta la loro vita negli Stati Uniti. Tutti e cinque sono sionisti di destra militanti. Tutti e cinque hanno sostenuto gli insediamenti israeliani nei territori occupati, politicamente e finanziariamente; tutti e cinque si oppongono alla soluzione dei due stati; tutti e cinque si oppongono all'uguaglianza tra israeliani e palestinesi e tutti i cinque si identificano con i settori più recalcitranti del Partito Repubblicano.
Come fanno a far quadrare il cerchio rifiutando l'uguaglianza per tutti coloro che vivono sotto il controllo israeliano, e allo stesso tempo respingendo la soluzione a due stati sui confini del 1967?
La risposta è semplice: i cinque condividono anche l'obiettivo di seppellire la causa palestinese, distruggere il sogno palestinese e sradicare i diritti dei palestinesi.
Quelle sono le persone che si sono incontrate per discutere presumibilmente dell'"accordo definitivo" per Israele e la Palestina.
Il governo di Israele, rappresentato dal primo ministro Netanyahu e dall'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer, ha avanzato un piano dettagliato per polverizzare i diritti politici del popolo palestinese. Il team di Trump, rappresentato dai suoi tre moschettieri - Jared Kushner, Jason Greenblatt e David Friedman - completa i desideri della parte israeliana ignorando completamente i diritti politici del popolo palestinese.
Dicono al popolo palestinese che, mentre i loro diritti politici e umani continueranno a essere violati, potrebbero avere una "vita migliore" accettando incentivi economici. Il signor Kushner, nella sua recente intervista con il quotidiano Al Quds, ha dichiarato: "Se ci fosse la pace, la prosperità di Israele si riverserebbe molto rapidamente sui palestinesi".
Benjamin
e Sara Netanyahu, Ivanka Trump e Jared Kushner posano per un selfie
durante l'apertura dell'Ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, il
14 maggio 2018.
L'ambasciatore americano David
Friedman sorride compiaciuto di fronte alla foto che gli viene offerta,
in cui il panorama di Gerusalemme è modificato con un fotomontaggio per
sostituire la cupola della roccia e la moschea di Al Aqsa con un tempio
ebraico. Secondo una nota dell'ambasciata americana, Friedman "non era
consapevole del significato dell'immagine". Da The Electronic Intifada
Lasciatemi tradurre tutto questo nei termini dei cinque che si sono incontrati la scorsa settimana: se i palestinesi accettano di vivere sotto il controllo israeliano, senza la Valle del Giordano, senza Gerusalemme, scollegati l'uno dall'altro e in assenza della sovranità palestinese, le loro vite miglioreranno - perché potrebbe migliorare un poco il loro status economico. Questa è la visione dell'America di Trump per un "accordo definitivo".
Ma data la composizione del team della Casa Bianca, difficilmente ci saremmo potuti aspettare altro.
L'insolita intervista di Kushner a Al Quds, quotidiano con sede a Gerusalemme, è stata molto arrogante. Parla come se sapesse tutto sulla realtà che i palestinesi affrontano, ma dimostra di sapere molto poco.
I suoi tentativi di "dividere e conquistare" i palestinesi, compresa la sistematica presa di mira del presidente Mahmoud Abbas, non avranno successo, per una semplice ragione: se c'è qualcosa su cui la grande maggioranza dei palestinesi è d'accordo, sono proprio i punti cruciali che l'amministrazione Trump non ha nemmeno menzionato: la fine dell'occupazione israeliana, la creazione di una Palestina indipendente con Gerusalemme Est come capitale e la realizzazione dei diritti del popolo palestinese in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.
L'Ambasciatore
degli Stati Uniti in Israele David Friedman saluta Ivanka Trump e Jared
Kushner all'aeroporto internazionale Ben Gurion, il 13 maggio 2018.
L'intervista di Kushner non ha
presentato nessun elemento nuovo offerto dalla Casa Bianca di Trump:
solo un gioco di accuse contro una leadership palestinese che ha già
riconosciuto Israele e accetta la soluzione dei due stati ai confini del
1967.Non ha offerto una sola parola di critica ad un governo israeliano che continua a violare sistematicamente i suoi obblighi dettati dal diritto internazionale. Nessun sostegno per uno stato palestinese e assenza totale di parole chiave come "occupazione" e "insediamenti".
Tutto questo gioca sull'idea generale di declassare la causa dell'autodeterminazione per la nazione palestinese in una questione umanitaria, scambiando i diritti umani per un mero pacchetto economico.
Quelli scelti da Donald Trump per "portare all'accordo del secolo" sono i rappresentanti degni di un presidente che ha mostrato un flagrante disprezzo per il diritto e le istituzioni internazionali.
Proprio come hanno usato la Bibbia per giustificare l'inumana separazione dei bambini immigrati dai loro genitori, hanno usato la religione per giustificare il loro riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele.
Non c'è spazio per discussioni sotto questi standard così bassi: la loro ignoranza generale sulle regole delle relazioni internazionali è chiaramente manifesta nei loro tentativi di cercare di normalizzare l'occupazione israeliana e le violazioni sistematiche dei diritti dei palestinesi.
Il
presidente degli Stati Uniti Donald Trump parla con Jared Kushner mentre
si allontana dopo un ricevimento alla Casa Bianca, a Washington, il 7
dicembre 2017.
Non rappresentano i valori difesi dalla maggioranza della comunità ebraica americana, che si rifiuta di accettare l'istituzione di un regime di apartheid nel proprio nome.
Gli americani hanno preso la comunità internazionale per una farsa . A volte sentiamo diplomatici europei a Tel Aviv dire che piuttosto che "opporsi al piano di Trump", i palestinesi dovrebbero "lavorare per migliorarlo".
Ma questo è un modo molto cinico di esprimere la loro mancanza di coraggio nell'intraprendere passi coraggiosi per salvare la soluzione dei due stati. Qualsiasi esperto mediatore di pace, dalla Norvegia alla Svizzera, dalla Germania alla Francia, comprende che nessun accordo di pace che garantisce l'impunità e la normalizzazione dei crimini, imponendo una soluzione che contraddice il diritto internazionale, potrà mai sopravvivere.
La domanda è se l'Europa, e il resto della comunità internazionale, siano disposti a continuare a trattare la formula di Trump, ovvero accettare l'apartheid in cambio di incentivi economici, o se agiranno per rifiutarla alla base.
Se l'Europa continua a nutrire la fantasia di "condividere valori" con Israele, dando il via libera alla squadra di Trump per fare come vogliono con il popolo palestinese, è disposta ad affrontare le conseguenze catastrofiche delle politiche dell'amministrazione Trump in Israele e Palestina?
L'immagine di cinque figure militanti a favore dell'occupazione - Netanyahu, Kushner, Greenblatt, Dermer e Friedman - che parlano di "sforzi di pace", simboleggia la vera identità ideologica del cosiddetto "accordo del secolo".
Personalmente dubito che esista un piano concreto che provenga dagli americani. Piuttosto, vedo l'attuazione sul campo delle convinzioni ideologiche di questa "squadra della pace", a cominciare dalla rimozione di Gerusalemme e dei rifugiati dal tavolo per arrivare, come obiettivo, alla normalizzazione di un regime di apartheid in tutta la Palestina.
Traduzione a cura dell'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus, Firenze
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