Dazi, Iran, Gerusalemme. Trump liquida "Frau Angela": tre ore alla Casa Bianca, zero risultati


Dazi, Iran, Gerusalemme. Trump liquida "Frau Angela": tre ore alla Casa Bianca, zero risultati (di U. De Giovannangeli)





Die Welt, l'ammiraglia conservatrice del gruppo Springer, era stata facile profeta, titolando: "Fasto per Macron, una fredda alzata di spalle per Merkel". Così è stato. Il giornale tedesco aveva messo le mani avanti annotando che "la breve visita della cancelliera prevede un sobrio incontro di lavoro nel quale ci si limiterà a discutere lo stretto necessario, l'atmosfera sarà caratterizzata da una sorta di semplicità protestante rispetto alla pomposità che ha accompagnato il viaggio di Macron".
Una vignetta pubblicata in prima pagina dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung riassume con umorismo il cambio di registro nei rapporti tra i due statisti: su un tavolo pronto ad accogliere la cancelliera c'è un menù semplice sul quale si legge "Resti riscaldati della cena di gala con il meraviglioso Emmanuel Macron".
Semplicità versus pomposità, questione di stili. Ma ciò che conta è che l'incontro di oggi alla Casa Bianca ha confermato che tra il tycoon e la cancelliera non è scattato né un feeling personale né una condivisione politica sui dossier più caldi aperti: dall'accordo con l'Iran sul nucleare alla partita dei dazi per finire alla richiesta reiterata da parte del presidente Usa alla Germania affinché destini il 2% delle spese militari tedesche per il finanziamento della Nato; richiesta registrata con freddezza dalla Merkel, e rilanciata con asprezza dal neo segretario di Stato Usa Mike Pompeo nel corso della riunione con i suoi omologhi europei a Bruxelles ("La Germania – ha tuonato l'ex direttore della Cia – non rispetta gli impegni sottoscritti nel dicembre 2014, ed è essenziale che gli alleati della Nato rispettino i loro impegni").
Quanto ad un ripensamento americano sul chiamarsi fuori dall'accordo sul nucleare con l'Iran, Merkel incassa un altro "no" secco. Ad anticiparlo, prim'ancora che Trump prendesse la parola nella conferenza stampa congiunta, ci ha pensato Pompeo: ""È improbabile che il presidente Donald Trump rimanga nell'accordo dopo maggio con l'Iran, senza modifiche sostanziali che ne risolvano le carenze", avverte il neosegretario di Stato americano. Tuttavia, sull'intesa con Teheran "non è stata presa alcuna decisione", ha concluso Pompeo. Ma quest'ultima affermazione suona soprattutto come un gesto di cortesia diplomatica nei confronti degli altri partner Nato ed europei, visto che Trump ha concesso agli altri sottoscrittori di quell'accordo fino al 12 maggio prossimo per ripensarci.
In gergo militare, si può dire che la cancelliera tedesca è stata respinta con perdite nel suo breve ma doloroso viaggio a Washington. Stavolta The Donald ha evitato gaffe, ricordandosi di dare la mano all'ospite tedesca, cosa che dimenticò di fare nel precedente incontro nello Studio Ovale, e dicendosi molto onorato di riaccogliere, dopo averlo fatto nel marzo 2017, la cancelliera tedesca Angela Merkel alla Casa Bianca. E per dimostrarlo ci scappa anche un casto bacio sulla guancia. In commenti fatti alla stampa dallo Studio Ovale, il leader americano ha fatto "congratulazioni formali per la rielezione" di Merkel, definita da lui una "donna straordinaria". L'inquilino della Casa Bianca ha sottolineato nuovamente la "grande relazione" tra Usa e Germania e ha anticipato "buone discussioni come quelle avute con Emmanuel" Macron, il presidente francese a cui Trump ha dedicato martedì la prima cena di stato della sua amministrazione.
Merkel ha riconosciuto che "ci è voluto un po' di tempo per formare il governo" in Germania e che era importante recarsi a Washington nella "speranza di rendere ancora più stretta la relazione" tra i due Paesi. Una speranza rimasta tale. Perché, al di là degli attestati di stima, resta il fatto che nessuna delle richieste tedesche ha ricevuto ascolto da parte di Trump. A partire dalla speranza, naufragata, che l'eccezione europea sui dazi per acciaio e alluminio potesse essere prolungata oltre il primo maggio. A marzo il presidente Usa ha promulgato l'introduzione di dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio, accusando i suoi partner commerciali di pratiche sleali. L'Ue ha beneficiato di un'esenzione in extremis fino al 1° maggio in cambio di una richiesta di maggiore apertura dei mercati europei. Gli europei hanno già annunciato che verrebbero imposte delle misure in risposta, prendendo di mira prodotti americani emblematici. E in cambio Trump ha evocato altre tasse punitive, in particolare contro il settore strategico dell'automobile della Germania, il cui surplus commerciale esaspera l'inquilino della Casa Bianca.
Se il tempo è una unità di misura della politica, quello concesso da Trump all'ospite tedesco racconta di un rapporto tutt'altro che idilliaco: 150 minuti in tutto, tra incontro nella Stanza ovale, conferenza stampa congiunta e pranzo ufficiale. Tre ore contro i tre giorni di Macron, con tanto di discorso davanti al Congresso e una conferenza alla George Washington University: il contrasto tra i due maggiori leader dell'Ue è stridente.
Sull'Iran non è il presidente Usa a fare un passo verso le posizioni europee, ma è la cancelliera tedesca ad ammettere che così com'è quell'accordo "non è più sufficiente". Più o meno, è la stessa considerazione che aveva fatto Macron, un po' per convinzione, molto per entrare nelle grazie del sovranista di Washington. Non scende nei particolari, "frau Angela", di quello che, per Berlino, dovrebbe essere un accordo "rivisitato". Anche perché, allo stato dell'arte, qualsiasi ritocco che non fosse marcatamente punitivo nei confronti di Teheran, non riceverebbe l'ok degli Stati Uniti.. Per la Germania i rapporti transatlantici sono "cruciali e importantissimi" e Berlino "continuerà a essere un partner importante per la Nato e per gli alleati", su tutti i fronti cruciali, a partire dalla lotta al terrorismo e sul dossier iraniano, soprattutto ora che "l'influenza dell'Iran è stata limitata e contenuta", rimarca Merkel.
Sul tema dei rapporti commerciali, tesi dopo che Washington ha deciso di alzare i toni aumentando i dazi sulle importazioni, la cancelliera tedesca ha spiegato che "i trattati commerciali sono importanti" e la Germania "continuerà a lavorare per migliorarli", motivo per cui "si potrebbe immaginare di negoziare un accordo bilaterale con gli Stati Uniti". Inoltre, Merkel ha ammesso che "gli Stati Uniti sono ora un posto interessante per gli investimenti, dopo l'approvazione della riforma fiscale" voluta da Trump. E ancora: la politica di Donald Trump verso la Corea del Nord ha "aperto nuove possibilità", annota la cancelliera. È necessario, ha aggiunto, continuare a vigilare sul regime di Pyongyang".
L'immaginifica cancelliera spera di poter negoziare un accordo bilaterale con gli Usa sui trattati commerciali, dimenticandosi dell'Europa e di una linea comune che era stata delineata a Bruxelles. Quanto alla politica estera, in particolare quella sul Medio Oriente, Merkel ha preferito glissare, per evitare un altro terreno di scontro con Trump.
Sull'Iran, ma anche su Gerusalemme, in sede di Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Germania, come la stragrande maggioranza dei Paesi della Ue, aveva preso le distanze dalla decisione del presidente Usa di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo quest'ultima capitale unica, eterna e indivisibile dello Stato ebraico. Su questo, nonostante le critiche europee e del mondo arabo, The Donald non solo non ha fatto una sia pur parziale riflessione critica ma, approfittando della conferenza stampa con l'ospite tedesca, ha ventilato la possibilità di presenziare personalmente alla cerimonia di inaugurazione della sede diplomatica, il prossimo 15 maggio, in occasione del settantesimo anniversario dello Stato d'Israele: una notizia destinata ad infiammare ancor di più gli animi nei Territori palestinesi (a Gaza, nell'ennesimo venerdì di protesta, 3 manifestanti palestinesi uccisi e oltre 600 feriti). "L'ambasciata a Gerusalemme è stata promessa da numerosi presidenti, io mi sono impegnato in tal senso nella campagna elettorale e non mi è mancato il coraggio di darne seguito", rivendica Trump.
Dossier iraniano, Gerusalemme, dazi, spese Nato: non c'è un dossier caldo su cui The Donald abbia manifestato dubbi e ripensamenti. Lui non si sposta dalle sue certezze, spetta agli altri cambiare opinione e linea. Angela Merkel ha provato a resistere, ma di certo le sue tre ore americane non si possono dire un successo.

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