40 morti, 5.511 feriti: l’ONU pubblica i dati sulle vittime palestinesi delle manifestazioni di massa a Gaza nei pressi del confine con Israele
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25 aprile 2018, Haaretz
Hamas afferma che le dimostrazioni continueranno persino dopo il 15 maggio il giorno della Nakba.
Martedì l’Agenzia
delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA)
ha pubblicato un rapporto secondo cui fin dal 30 marzo quaranta
palestinesi sono stati uccisi e 5.511 feriti nella dimostrazioni di
massa lungo la barriera di confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Da allora le manifestazioni sono avvenute ogni venerdì.
Le informazioni
sulle vittime sono suddivise per data, tipologia della ferita, sesso ed
età, nonché in base a dove la persona è stata curata.
2.596 feriti sono
stati ricoverati in ospedali pubblici, 773 in quelli privati e i
rimanenti sono stati curati sul posto. Di quelli portati in ospedali
pubblici , 1.499 sono stati colpiti da pallottole vere, 107 da
pallottole rivestite di gomma, 408 hanno sofferto per avere inalato gas
lacrimogeni e 582 hanno subito altri tipi di ferite; 2.142 sono adulti e
454 minori.
Il rapporto afferma
che “il settore della sanità a Gaza sta lottando per far fronte al
grande flusso di feriti, dovuto ad anni di blocco, a divisioni interne e
a una cronica crisi dell’energia che che a malapena consente di far
funzionare i servizi essenziali.
Le informazioni si
basano su dati provenienti dal ministero palestinese della Sanità di
Gaza e l’OCHA afferma che essi sono solamente una fotografia preliminare
e che si attendono ulteriori informazioni.
Mercoledì il
ministero palestinese della sanità di Gaza ha annunciato la morte di
Ahmed Abu Hassin, un fotoreporter colpito due settimane fa durante le
proteste.
Le manifestazioni
continueranno anche dopo il 15 maggio, giorno che i palestinesi
ricordano come la Nakba (la Catastrofe), la nascita di Israele, ha detto
mercoledì Ismail Haniyeh, capo dell’ ufficio politico di Hamas. “Il
popolo palestinese manifesterà durante tutto il Ramadan per affrontare
le molte sfide che si trovano di fronte a noi, prima fra tutte il piano
di pace promosso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, chiamato
‘l’Accordo del Secolo’” ha detto Haniyeh.
( Traduzione di Carlo Tagliacozzo)
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