Una generazione dopo, un altro crimine di guerra
19 gennaio 2018 Electronic Intifada
Un’operazione
militare notturna tra la notte di mercoledì e la mattina di giovedì a
Jenin, una città del nord della Cisgiordania occupata, non ha
rappresentato la prima volta che Israele ha commesso un crimine di
guerra mentre inseguiva un membro della famiglia Jarrar.
Più
di 15 anni fa i soldati israeliani usarono un civile palestinese come
scudo umano quando fecero irruzione nel nascondiglio del leader militare
di Hamas Nasser Jarrar, il padre di Ahmad Nasser Jarrar, che Israele
sostiene di aver ucciso nella mortale operazione di questa settimana.
Durante
l’incidente del 14 agosto 2002 nella città cisgiordana di Tuba furono
uccisi sia il civile palestinese, a cui sparò Jarrar, convinto che fosse
un soldato israeliano, che il combattente ricercato.
Il
civile ucciso era Nidal Abu Muheisen, 19 anni. Si dà il caso che Abu
Muheisen fosse il nipote di Ali Daraghmeh, un ricercatore sul campo del
gruppo per i diritti umani israeliano B’Tselem.
“Daraghmeh,
presente alla scena, disse che suo nipote era stato preso dai soldati e
obbligato ad andare nella casa di Jarrar con un’arma puntata alla
schiena,” affermò all’epoca B’Tselem.
Israele
ha fatto frequentemente uso di civili palestinesi come scudi umani
durante la Seconda Intifada, nel periodo in cui vennero uccisi Abu
Muheisen e Nasser Jarrar.
Nota
come la “procedura del vicino”, palestinesi che vivevano nei pressi di
case prese di mira sarebbero stati obbligati a “bussare alla porta,
individuare oggetti sospetti e camminare davanti ai soldati mentre
l’esercito di occupazione circondava il suo obiettivo,” secondo il
gruppo per i diritti umani “Adalah” [associazione arabo-israeliana
formata da esperti di diritto, ndt.].
Le forze israeliane hanno ripetutamente fatto uso di minori palestinesi come scudi umani durante le invasioni a Gaza.
L’utilizzo di civili come scudi umani è un crimine di guerra in base alle leggi internazionali.
Macchinari da costruzione utilizzato per incursioni letali
Invece
di utilizzare scudi umani durante la sua incursione di questa
settimana, l’esercito israeliano ha portato con sé mezzi meccanici per
l’edilizia e movimento terra pesanti quando ha invaso Jenin.
L’esercito
sostiene che stavano cercando membri di una cellula responsabile di
aver ucciso la scorsa settimana un colono israeliano nel nord della
Cisgiordania.
Israele
potrebbe aver utilizzato a Jenin la cosiddetta “procedura della pentola
a pressione”, in cui macchinari da costruzione sono utilizzati come
un’arma, insieme ad armi da fuoco ed esplosivi, per obbligare
palestinesi ricercati ad arrendersi uscendo da un edificio in cui si
sono nascosti.
I
video postati da Jenin questa settimana sembrano mostrare l’esercito
israeliano trasportare macchinari prodotti dalla ditta USA Caterpillar.
Ciò include un escavatore blindato Bagger E-349, una versione bellica
dell’escavatore idraulico 349E della Caterpillar.
Lo
stesso macchinario della Caterpillar è stato utilizzato in una palese
esecuzione extragiudiziaria nella città della Cisgiordania di Surif nel
luglio 2016 e nelle distruzioni di case per punizione.
Con
la procedura “della pentola a pressione”, i palestinesi che rifiutano
di arrendersi vengono uccisi quando il macchinario da costruzione ed
altri armamenti vengono progressivamente usati per distruggere
l’edificio sopra di loro.
Testimoni
hanno raccontato ai media che le forze israeliane hanno distrutto la
casa di Jenin in cui si erano barricati dei palestinesi.
I
mezzi di comunicazione israeliani hanno informato che uno scontro a
fuoco è scoppiato quando le forze di occupazione sono arrivate alla casa
in cui secondo l’esercito si erano rifugiate persone ricercate.
Tre case di proprietà della famiglia Jarrar sono state distrutte durante l’incursione.
Israele
demolisce metodicamente case di proprietà delle famiglie di sospetti
aggressori. Le demolizioni punitive delle case sono un atto di punizione
collettiva e sono crimini di guerra in base al diritto internazionale.
Informazioni contrastanti
Giovedì ci sono state informazioni contrastanti sull’identità dell’uomo ucciso durante l’incursione di questa settimana.
Israele
sostiene di aver ucciso Ahmad Nasser Jarrar, il figlio del combattente
di Hamas ucciso nel 2002 e che Israele afferma sia stato responsabile
dell’uccisione la scorsa settimana di un rabbino di una colonia.
Ma la famiglia Jarrar ha annunciato che Ahmad Nasser Jarrar è riuscito a scappare prima dell’incursione ed è fuggito disarmato.
Il
ministro della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese ha
identificato la persona uccisa come Ahmad Ismail Jarrar, un cugino di
Ahmad Nasser Jarrar.
La
madre di Ahmad Nasser Jarrar ha detto ai media di aver visto un corpo
quando ha lasciato la sua casa, “ma non ho potuto identificarlo e non
confermo che si trattasse di mio figlio.”
Altri
cinque palestinesi sono rimasti feriti durante l’incursione. Due
soldati israeliani sono stati feriti, uno dei quali in modo grave.
Centinaia di palestinesi si sono scontrati con i soldati israeliani durante il massiccio raid durato alcune ore.
Finora
quest’anno cinque palestinesi, tre dei quali minori, sono stati uccisi
dalle forze israeliane. Il colono ucciso la scorsa settimana è l’unico
israeliano assassinato dai palestinesi fino ad oggi nel 2018.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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