Tamara Nassar : Israele demolisce un’altra scuola finanziata dall’Unione Europea







6 febbraio 2018, The Electronic Intifada

Il 4 febbraio le forze d’occupazione israeliane hanno demolito due edifici scolastici nella comunità di Abu Nuwwar, situata nella cosiddetta area E1 della Cisgiordania occupata, ad est di Gerusalemme.
La distruzione lascia più di 25 bambini di terza e quarta elementare senza un posto dove studiare.
“La demolizione di strutture scolastiche è uno degli strumenti che Israele usa nel tentativo di espellere le comunità palestinesi dalle loro case, in modo da poter concentrare i residenti in enclaves e utilizzare il territorio per i propri scopi”, ha dichiarato l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem.
Secondo B’Tselem, il 13 dicembre le forze d’occupazione hanno emesso un ordine di demolizione per l’aula di quarta elementare e la demolizione è proseguita domenica nonostante fosse in corso un procedimento legale contro l’ordine [di demolizione].
Le fotografie postate su Twitter da media palestinesi mostrano bambini seduti in mezzo alle macerie della loro scuola distrutta.
Uno di loro tiene un cartello che dice: “Ho il diritto di studiare. No alla demolizione della mia scuola. Siamo i bambini di Abu Nuwwar.”
Un testimone dice nel video che le forze occupanti israeliane hanno confiscato i cellulari prima della demolizione.

Complicità dell’Unione Europea

La scuola è stata costruita a settembre con il finanziamento dell’Unione Europea e dell’Autorità Nazionale Palestinese, ma nessuna delle due ha fatto nulla per rendere responsabile Israele della distruzione delle aule.
Questo è in linea con l’inazione dell’UE relativamente alle decine di milioni di dollari di progetti che essa ha finanziato e che Israele ha distrutto negli ultimi anni.
L’UE non ha emesso alcuna dichiarazione di condanna della demolizione.
È la quinta volta che Israele demolisce quella scuola. Secondo la Reuters, ogni volta è stata ricostruita con l’aiuto di fondi dell’UE e di organizzazioni non governative.
Il braccio burocratico dell’occupazione militare israeliana, il COGAT (Coordinamento delle Attività Governative nei Territori Occupati, ndtr.), ha affermato che “la struttura è stata costruita illegalmente e senza i permessi necessari.”
Israele nega il permesso praticamente ad ogni costruzione palestinese in area C, dove si trova Abu Nuwwar, costringendo molti a costruire senza l’autorizzazione militare ed a vivere nella costante paura che la propria casa venga demolita.
Secondo l’agenzia di informazioni ufficiale palestinese Wafa, oltre agli edifici, Israele vieta ai palestinesi di Abu Nuwwar anche di costruire strade che “permetterebbero ad uno scuolabus di accedere alla comunità e portare in modo sicuro i bambini avanti e indietro da scuola.”
L’area C include circa il 60% della Cisgiordania ed è sotto il totale controllo militare israeliano, in base a quanto previsto dagli accordi di Oslo firmati da Israele e dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina nei primi anni ’90.

Espulsione forzata

I politici israeliani stanno invocando sempre più spesso l’annessione permanente dell’area C, che lascerebbe la maggioranza dei palestinesi della Cisgiordania imprigionata in piccole isole territoriali.
La comunità di Abu Nuwwar, come molte altre nell’area C, ha subito continue aggressioni da parte dell’esercito israeliano nel tentativo di espellerle con la forza.
In ottobre le forze israeliane hanno confiscato le porte delle aule che hanno demolito domenica.
In agosto, le forze israeliane hanno dichiarato la comunità di Abu Nuwwar zona militare chiusa ed hanno confiscato i pannelli solari che fornivano elettricità all’asilo.
L’area E1 [ad est di Gerusalemme, ndt.] è destinata da Israele all’espansione della sua mega colonia di Maaleh Adumim, che completerebbe l’accerchiamento di Gerusalemme ed isolerebbe l’una dall’altra le aree settentrionale e meridionale della Cisgiordania.
Abu Nuwwar è una delle 12 comunità palestinesi, con un totale di circa 1.400 abitanti, nell’area est di Gerusalemme, che rischia l’espulsione da parte di Israele. Le altre includono Jabal al-Baba e Khan al-Ahmar.
Sempre in agosto Israele ha distrutto due scuole finanziate dall’Europa in Cisgiordania.
La mancanza di un’efficace risposta dell’UE ha quindi incoraggiato Israele a procedere con la demolizione di domenica.

Susiya sotto minaccia

Intanto il console generale francese ha visitato il villaggio di Susiya nell’area C, “per sostenere gli abitanti minacciati di trasferimento forzato”, secondo un tweet del consolato francese di Gerusalemme di lunedì.
Tali visite simboliche intendono segnalare la disapprovazione internazionale delle demolizioni di massa pianificate da Israele delle case della comunità – un crimine di guerra.
Ma in passato Israele le ha ignorate, con la certezza di non venire mai chiamato a rispondere di crimini di guerra ed altre violazioni contro i palestinesi.
La settimana scorsa la senatrice USA Dianne Feinstein ha twittato che è stato “un colpo al cuore” il fatto che l’Alta Corte israeliana abbia “approvato la demolizione di sette edifici nel villaggio palestinese di Susiya, distruggendo le case di 42 persone, metà delle quali sono bambini o malati.”
A dicembre Feinstein ed altri nove senatori hanno fatto appello direttamente al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu perché bloccasse le demolizioni.
Tamara Nassar è assistente redattrice di The Electronic Intifada.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)

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