Paola Caridi : i doveri dei giornalisti

i doveri dei giornalisti

Ci sono già le regole. Le regole per i cittadini, nella Costituzione Italiana e nelle leggi. In particolare, la Legge Mancino. Ci sono già le regole, per i giornalisti. Il codice deontologico e la Carta di Roma. Provate a leggerle, le regole che già ci sono, e capirete il cortocircuito di cui, in Italia, ha fatto parte anche l’informazione. Capirete le responsabilità, e capirete cosa – da giornalisti riuniti in associazioni di categoria – potevamo fare e non abbiamo fatto per isolare chi ha scritto e pronunciato parole di odio.
Testo unico dei doveri del giornalista
(Approvato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti nella riunione del 27 gennaio 2016)
Premessa
Il «Testo unico dei doveri del giornalista» nasce dall’esigenza di armonizzare i precedenti documenti deontologici al fine di consentire una maggiore chiarezza di interpretazione e facilitare l’applicazione di tutte le norme, la cui inosservanza può determinare la responsabilità disciplinare dell’iscritto all’Ordine.
Recepisce i contenuti dei seguenti documenti: Carta dei doveri del giornalista; Carta dei doveri del giornalista degli Uffici stampa; Carta dei doveri dell’informazione economica; Carta di Firenze; Carta di Milano; Carta di Perugia; Carta di Roma; Carta di Treviso; Carta informazione e pubblicità; Carta informazione e sondaggi; Codice di deontologia relativo alle attività giornalistiche; Codice in materia di rappresentazione delle vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive; Decalogo del giornalismo sportivo.
TITOLO I PRINCIPÎ E DOVERI
Articolo 1
Libertà d’informazione e di critica
L’attività del giornalista, attraverso qualunque strumento di comunicazione svolta, si ispira alla libertà di espressione sancita dalla Costituzione italiana ed è regolata dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963:
«È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori».

Luigi Manconi e l’Italia (scomoda) dei diritti

e così, Luigi Manconi non sarà candidato alle prossime elezioni politiche. L’uomo che più si è speso per i diritti negati e per l’educazione alla cittadinanza responsabile deve stare fuori dal Parlamento italiano. Lo ha deciso un personale politico su cui pesa come un macigno un giudizio diffuso di dis-valore.
Luigi Manconi dà molto fastidio, in effetti. Vuole una dignitosa legge sulla tortura, chiede verità e giustizia per Giulio Regeni, si batte per il diritto di cittadinanza dei nostri bambini e ragazzi nati in Italia da genitori portatori di altro passaporto e di culture un po’ diverse. È un uomo scomodo, dunque. E necessario.
Se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo facesse senatore a vita, renderebbe un servizio alla (rimanente) civiltà politica dell’Italia.

From Ancient Gates to Postmodern Drawbridges

I came back recently to Italy after an interesting and captivating book tour in some of the most prestigious US universities (UC Irvine, Harvard, Columbia, Georgetown). I presented (timing, unfortunately…) my book on Jerusalem, Jerusalem without God. Portrait of a Cruel City (AUC Press, 2017)
Here I collected the ideas I shared in my talks with scholars and students.  
Exclusivity and Exclusion in Contemporary Jerusalem
 I wish to start my talk on Jerusalem Without God inverting what Avishai Margalit wrote in 1991, at the time of the Madrid Conference. “Jerusalem has always had more history than geography”, he wrote. He was right, of course, as Jerusalem represents for all of us the archetype of urban and social space. The archetype of the Holy City on heart. And the archetype of the historical complexity in the Mediterranean.

But I wish to be provocative as much as I can CONTINUA A LEGGERE

…e allora entriamo nei dettagli di Gerusalemme

Mi sono quasi sempre astenuta dal pubblicare mappe di Gerusalemme. Troppo complicato, veramente troppo complicato spiegare quello che succede in una città che molti sognano, alcuni conoscono, altri ancora immaginano. Niente di mistico, di affascinante. Tutto molto complicato.
 
Poi Trump ha parlato. Ha mostrato il re nudo, perché il Congresso americano l’aveva già riconosciuta, Gerusalemme capitale di Israele, tentando nel 1995 di bloccare il processo di pace iniziato ad Oslo. Nessun presidente americano l’aveva però detto nel modo in cui Trump l’ha detto, che Gerusalemme gli USA l’avevano riconosciuta come capitale di Israele, in un esercizio di dissimulazione che doveva tenere in piedi tutto. I negoziati che non decollavano, gli israeliani e i palestinesi da invitare comunque, pur sapendo che nessun risultato degno di questo nome sarebbe stato raggiunto… Meglio la dissimulazione, meglio l’ipocrisia: l’importante era calmierare il conflitto.

Non pubblicare senza permesso!

Trovo veramente sconcertante trovare i miei articoli pubblicati su alcuni siti senza che io sia stata contattata e abbia dato il mio permesso di pubblicazione, traduzione, eccetera.
Contestiamo spesso a grandi imprese editoriali di non pagare, o non pagare il giusto, o pagare con incredibile ritardo gli articoli che pubblichiamo. Questo non vuol dire che i siti di qualsiasi tipo e natura possano tranquillamente prendere il lavoro degli altri e pubblicarlo sulle loro pagine. Il mio lavoro è il mio lavoro. Le cose che scrivo partono da lontano, da una fatica che questi siti non conoscono. E trovo lesivo della dignità del lavoro (mio e di tanti altri) fare un copia e incolla che ha un solo risultato: squalificare la fatica, la conoscenza, la preparazione delle persone. Se ci troviamo nella situazione culturale in cui ci troviamo è anche per questo “copia e incolla”.
Quindi, ancora una volta, diffido i siti che non mi hanno contattato a pubblicare i miei articoli!
Paola Caridi

Gerusalemme, città senza piazze

Questa è la seconda e ultima parte delle letture che ho tenuto nel mio tour negli Stati Uniti, Messe insieme, rielaborate, e soprattutto ritradotte. Tra una sezione e l’altra è passata un brandello di storia, e cioè la dichiarazione di Donald Trump con la quale rende formale il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele. Un gesto formale politico, che fa seguito alla presa di posizione del Congresso nel 1995 per lo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Ho dunque aggiornato questo lavoro alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni. Buona lettura.
Terza parte – RIDEFINIZIONE SPAZIALE DELLA VITA SOCIALE E COMUNITARIA DI GERUSALEMME
Gerusalemme, l’archetipo della Città, è a rischio in quanto città. Perché non ha più una piazza.
Rinchiusi all’interno delle vecchie linee di confine del Mandato britannico CONTINUA A LEGGERE

Quando cambiano le regole del gioco

Donald Trump è stato molto chiaro, nella sua dichiarazione su Gerusalemme capitale di Israele. Per l’ennesima volta, durante la sua presidenza, ha messo da parte la comunità internazionale, le convenzioni firmate anche dagli Stati Uniti, le risoluzioni dell’Onu votate anche dagli Stati Uniti, il diritto internazionale. Di conseguenza, ha indicato il suo metodo: definire, in quanto presidente, il ruolo degli Stati Uniti nel mondo fuori dagli organismi unilaterali.
La possiamo definire in vari modi. Politica imperiale, imperialista, CONTINUA A LEGGERE

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