L’istinto spietato di Netanyahu per la sopravvivenza politica dii Jonathan Cook






21febbraio  2018
Da parte della polizia di accusare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con due capi di imputazione di corruzione – ci sono altri casi imminenti – segna un momento pericoloso per Israele e per la regione.
Nei tre decenni scorsi, gli scandali di corruzione turbinavano attorno a una serie di leader israeliani. Ehud Olmert, il predecessore di Netanyahu, è stato costretto a dimettersi perché si sospettava che avesse preso dei contanti messi dentro delle buste; in seguito è finito in carcere. Netanyahu, però, è il primo che affronta la possibilità di accuse di reati di corruzione mentre era in carica.
Questo è un nuovo terreno politico e Netanyahu non mostra alcun segno di prepararsi ad andarsene in silenzio.
Dopo essere stato 12 anni a capo di vari governi, Netanyahu era sulla strada buona per diventare il primo ministro con maggiore anzianità di servizio nella storia di Israele, battendo anche il record di David Ben Gurion, il padre fondatore del paese.
Nessuno sa come manipolare le leve del potere in Israele, meglio di Netanyahu. E nessuno ha un istinto più forte e più spietato per la sopravvivenza politica.
Questo ha portato ad arroganza estrema. Alla fine del 2016,  quando sua moglie Sara è stata  convocata  per un interrogatorio della polizia, la coppia riceveva ancora da uomini di affari dei carichi di gioielli, sigari di prima qualità e champagne rosé, il cui valore raggiungeva 280.000 dollari.
Netanyahu è accusato di avere offerto molti favori in cambio, in particolare alla moglie del magnate di Hollywood Arnon Milchan, ex spia israeliana reo confesso e acquirente di armi. Tra tali favori c’erano i tentativi di cambiare le leggi fiscali di Israele, di aiutare Milchan con gli interessi della televisione, e di fare pressioni per suo conto, per ottenere un visto di residenza statunitense.
A quanto si dice, il primo ministro ha tentato di aiutare anche Mister Milchan e altri investitori pianificando senza successo una zona di libero scambio in Cisgiordania per costruire automobili economiche e partecipando a torbide operazioni commerciali di una  società di sicurezza.
Nel secondo caso di corruzione, Netanyahu in una registrazione sembra che offre ad Arnon Mozes, capo del più influente media group di Israele, una legge ad hoc per danneggiare un suo rivale in cambio di copertura di sostegno dai suoi giornali.
In un’altra indagine finora non conclusa,  gli assistenti più vicini di Netanyahu, sono sospettati di avere ricevuto enormi tangenti per un accordo con un costruttore tedesco di sottomarini.
Nessuno di questi casi ha ancora inflitto un colpo devastante, non ultimo perché i membri della coalizione di governo temono di andare conto di lui.
Questi scandali hanno spaccato in due la società israeliana. Mentre a migliaia sono affluiti per dimostrare contro Netanyahu, il nucleo del suo elettorato lo segue ancora.
I rivali  che si considera si mettano contro il primo ministro in questa fase,  rischiano di alienarsi le persone della destra, condannando il loro futuro politico. Stanno invece aspettando di vedere se il procuratore generale di Israele, Avichai Mendelblit, accetta di processarlo.
Mr Mendelblit non ha fretta. E’ incaricato da Netanyahu e teme di essere considerato come chi fa cadere un governo popolare. Potrebbe impiegarci un anno a decidere.
Nel frattempo, per rafforzare la sua posizione, sta già provocando uno scontro dannoso  in patria e potrebbe anche creare una crisi regionale.
La prima perdita è una ulteriore erosione di ciò che è rimasto del logoro stato di diritto a Israele. In segno di disperazione, gli alleati di Netanyahu hanno attaccato un ex ministro di governo, Yair Lapid – un potenziale sfidante centrista – per aver testimoniato che il primo ministro gli aveva chiesto di cambiare le leggi fiscali per aiutare Arnon Milchan.
Lo hanno pubblicamente etichettato come “spia” , come se i politici anziani dovessero mentire agli investigatori della polizia.
Nel frattempo, invece di negare le risultanze, Netanyahu ha lanciato un assalto frontale all’onestà della polizia e del suo comandante, Roni Alsheikh, facendo capire che stanno organizzando un “colpo di stato” motivato politicamente.
Questa è bella, dato che Mister Alsheikh è stato paracadutato nella sua carica da Netanyahu. Inoltre, come ex residente di lunga data del Kiryat Arba, uno degli insediamenti più estremisti, Mister Alsheikh è fermamente nello stesso campo ideologico di Netanyahu.
Gli attacchi più recenti seguono anni in cui la cricca di Netanyahu ha attaccato ogni istituzione che minaccia il domino della destra – dai media, dai tribunali, dalle organizzazioni per i diritti umani, alle Nazioni Unite e all’Europa. Tutti sono stati presentati come “nemici del popolo”.
Ci sono, però, danni maggiori. I guai legali di Netanyahu arrivano quando i servizi segreti israeliani hanno avvertito di crisi potenziali su molteplici fronti che necessitano di attenta gestione.
Al sud, le sofferenze a Gaza stanno spingendo al limite della sopportazione i Palestinesi che vivono lì. Gli scontri sono aumentati nel fine settimana, quando Israele ha attaccato più di dodici siti e ha provocato la morte di  almeno due Palestinesi
Dal lato occidentale, il leader palestinese Mahmoud Abbas sta perdendo credibilità e opzioni dato che Israele e l’amministrazione di Donald Trump lo privano di qualunque prospettiva realistica di ottenere la condizione di stato.
Dato che la  milizia libanese Hezbollah, l’Iran, la Russia e gli jihadisti sono trascinati nella mischia nella Siria meridionale, sul confine con Israele, potrebbero esplodere delle tensioni in ogni momento. Questo è stato dimostrato in maniera potente questo mese, quando è stato abbattuto un aereo da guerra israeliano che volava sulla Siria. Domenica, parlando dell’incidente, Netanyhau ha detto, durante una conferenza sulla sicurezza, tenutasi a Monaco, che Israele era pronto ad “agire contro lo stesso Iran.”
E Netanyahu  si suppone che  stia già “trafficando” dietro le quinte con Trump per strappare l’accordo nucleare con l’Iran.
L’uomo che decide in che modo gestire ognuna di queste faccende intrinsecamente incendiarie, si è incoronato “Re Bibi”, sua moglie “la First Lady” ed è andato preparando il figlio maggiore, Yair a essere l’erede, fino a quando Yair si è auto-sabotato pubblicando online dei post anti-semiti.
Tutti i segnali fanno indicano che Netanyahu ha un ego massiccio esasperato e un insaziabile senso di acquisizione dei diritto. Dove questo potrebbe spingerlo in un periodo di profonda e prolungata crisi personale dovrebbe preoccupare tutti noi.
Una versione di questo articolo è apparso sul quotidiano The National, di Abu Dhabi
Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale  Martha Gellhorn per il Giornalismo.  I suoi libri includono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [ Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e il piano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che scompare: gli esperimenti di Israele di disperazione umana] (Zed Books).  Il suo sito web è: www.jonathan-cook.net.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte:https://zcomm.org/znetarticle/netanyahus-ruthless-instinct-for-political-survival
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

sabato 27 ottobre 2012

I miti ebraici, l’Iran e le ossessioni di Netanyahu di Anna Maria Cossiga

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