Jeff Halper :La “soluzione dei due Stati” ha sempre e solo voluto dire un grande Israele che governa su un bantustan palestinese. Lasciamola perdere
Jeff Halper
18 gennaio 2018, Haaretz
18 gennaio 2018, Haaretz
Quando
gli ebrei della sinistra “estrema” conducono una battaglia per uno
Stato unico, sostenendo il solo orizzonte politico che non sia
l’apartheid, gli ebrei USA ci attaccano – perché lottiamo per gli stessi
valori democratici che essi apprezzano così tanto a casa loro
Nel
suo editoriale su Haaretz (“Ciò che una ‘soluzione dello Stato unico’
significa realmente: l’apartheid sancito da Israele o un’eterna,
sanguinosa guerra civile”) Eric Yoffie chiede: “Non ci sono là
israeliani sensati – di sinistra, di destra e soprattutto di centro –
che comprendano i pericoli (di una soluzione dello Stato unico)?”
Questa
domanda potrebbe essere posta esattamente al contrario: cos’altro deve
succedere prima che gli israeliani, di sinistra, di destra e di centro,
finalmente capiscano che il loro governo ha già deliberatamente,
sistematicamente e concretamente eliminato la soluzione dei due Stati?
Yoffie
propone una falsa simmetria: una sinistra e una destra “estremiste” che
sostengono entrambe, nei fatti o esplicitamente, un unico Stato
bi-nazionale, mentre un presunto futuro governo israeliano incarnerebbe
ancora una volta un’“orgogliosa, liberale e democratica patria ebraica”,
che viva in pace accanto ai suoi vicini palestinesi in una soluzione
dei due Stati.
Questa
è un’opinione, a dir poco, distorta. Di fatto ogni governo israeliano
dal 1967 non è mai stato all’altezza di quegli orgogliosi valori
liberali, perseguendo un Israele allargato che dominasse su un bantustan
palestinese monco, anche se lo hanno fatto spacciandolo per una
“soluzione dei due Stati”.
A
poche settimane dall’inizio dell’occupazione nel 1967, il piano Allon
(sotto il governo del primo ministro laburista Levi Eshkol) aveva già
proposto che Israele annettesse il territorio circondando ed isolando i
centri abitati palestinesi.
Questo
piano ha guidato la politica di colonizzazione israeliana negli ultimi
50 anni ed è oggi un fatto compiuto irreversibile. Quando il “processo
di pace” di Oslo iniziò, c’erano 200.000 coloni (e, sì, io includo
Gerusalemme est, che è occupata, indipendentemente da quello che sostengono Israele e l’amministrazione Trump).
Nel
2000, alla fine di Oslo, c’erano 400.000 coloni in popolosi “blocchi di
colonie” che hanno frammentato il territorio palestinese in circa 70
piccole enclave delle Aree A e B, oltre alla prigione che è Gaza. Oggi
la popolazione di coloni si avvicina agli 800.000.
Se
la soluzione dei due Stati è finita, ciò è dovuto ai successivi
israeliani “sensati” al governo, in particolare Golda Meir e Ehud Barak
[entrambi laburisti, ndt.], così come quelli del Likud [partito di
destra, ndt.], di Kadima [partito di centro, ndt.] e della destra
religiosa, e della sinistra sionista, della destra “estremista” e del
sempre disponibile centro che li ha portati al governo.
Netanyahu
e la destra religiosa hanno proclamato ai quattro venti la fine della
soluzione dei due Stati, mentre entrambi i partiti della sinistra
sionista, il Laburista ed il Meretz, hanno di fatto abbandonato la lotta
per la pace, dichiarandosi partiti “socialdemocratici” preoccupati
principalmente di questioni interne israeliane. I dirigenti laburisti,
in particolare, per parecchi anni sono stati esplicitamente d’accordo
con il Likud che “i tempi non sono maturi per una soluzione dei due
Stati”.
Se
un qualche settore della società israeliana ha mai sostenuto
sinceramente la soluzione dei due Stati è stata la sinistra “estremista”
– alla sinistra del Meretz – che ha lottato instancabilmente per questo
al di fuori di qualunque governo (e, siamo onesti, anche l’Autorità
Nazionale Palestinese sotto Arafat e Abbas l’ha appoggiata, persino
quando i governi israeliani la stavano logorando).
Chi,
se non la sinistra extraparlamentare, ha costantemente manifestato
contro la costruzione di colonie, un’impresa perseguita con altrettanto
vigore dai laburisti come dal Likud?
Quando,
nel 1999, l’allora primo ministro Ehud Barak dichiarò, dopo il
fallimento dei negoziati di Camp David, che “non c’erano controparti
(palestinesi) per la pace,” l’opinione pubblica ebrea israeliana,
compresi il Meretz, Peace Now [organizzazione pacifista, ndt.] e il
resto della “sinistra sionista”, abbandonarono la ricerca di una pace
giusta – ma non la sinistra “estremista”, che ha continuato ad
impegnarsi persino quando la soluzione dei due Stati è scomparsa dalla
nostra vista.
Ma
Yoffie si sbaglia anche quando descrive quello che lui chiama la
posizione per lo Stato unico della “sinistra estrema”. I gruppi di
sinistra che riconoscono la fine della soluzione dei due Stati non si
sono spostati verso un’alternativa dello Stato unico – almeno non
ancora. Jewish Voice for Peace [gruppo di ebrei americani contrario
all’occupazione ed alla colonizzazione della Cisgiordania, ndt.], che
Yoffie demonizza perché appoggia il BDS, non sostiene attivamente una
simile soluzione. Ed il resto della sinistra “estremista” sta ancora
dibattendo su dove andare.
Benché
molti di noi sostengano ancora la soluzione dei due Stati come una
soluzione percorribile, se non giusta, ciò non può significare
apartheid. Se l’“estrema” sinistra si è in effetti spostata su una
posizione dello Stato unico è semplicemente perché abbiamo avuto il
coraggio di riconoscere la realtà politica e i “fatti sul terreno”: la
soluzione dei due Stati è morta quando l’impresa di colonizzazione ha
raggiunto una massa critica, quando la frammentazione del territorio
palestinese ha reso impossibile uno Stato palestinese sostenibile e
sovrano.
Siamo
rimasti con una sola via d’uscita. Dobbiamo trasformare lo Stato unico
dell’ apartheid, che Israele ha creato, in uno Stato democratico di
uguali diritti per tutti i suoi cittadini. Una democrazia – che non
dovrebbe essere un concetto assolutamente estraneo a un americano come
Yoffie, o agli israeliani che sostengono che il loro Paese è l’unica
democrazia del Medio Oriente.
La
sinistra “estremista” deve ora condurre una lotta per un unico Stato
democratico binazionale in Israele/Palestina, non perché lo vogliamo, ma
perché sono stati i sionisti “sensati” di Yoffie che ci hanno lasciato
questa come unica opzione possibile rispetto all’apartheid. È l’unico
modo per evitare che gli ebrei diventino gli afrikaaner [popolazione di
origine olandese che ha colonizzato il Sudafrica ed ha imposto
l’apartheid alla popolazione nativa, ndt.] , o peggio, del Medio
Oriente.
Vogliamo
una via d’uscita dal vicolo cieco del sionismo politico, e un ritorno
al sionismo culturale di Ben-Yehuda, Henrietta Szold, Ahad Ha-am, Judah
Magnes e Martin Buber, che immaginavano un popolo ebraico che vivesse
insieme ai propri vicini palestinesi.
Questa
è una sfida che libererà realmente entrambi i popoli, un progetto
positivo di una nuova generazione di sionisti culturali. Abbiamo bisogno
di uno Stato che offra uguali diritti a tutti i propri cittadini –
un’unica cittadinanza, un unico voto, un unico parlamento – ma che
garantisca il diritto costituzionale sia degli ebrei israeliani che
degli arabi palestinesi alla propria identità, alla propria narrazione e
alle proprie istituzioni.
Non
c’è motivo di credere che ciò porterebbe ad una “guerra civile senza
fine e sanguinosa”, come sostiene Yoffie. Gli ebrei israeliani avrebbero
il diritto di vivere ovunque, comprese le colonie; i rifugiati
palestinesi potrebbero tornare a casa; si svilupperebbe una società
civile comune; economicamente il Paese fiorirebbe, sostenuto da due
ricche e colte diaspore parallele, ebraica e palestinese.
Questa
è la sfida che l’“estrema” sinistra deve cercare di realizzare. Che
piaccia o meno, questo è tutto ciò che ci hanno lasciato i sionisti
“sensati” sbandierati da Yoffie, insieme con la destra “estrema” che ci
governa.
Jeff Halper è il capo del Israeli Committee Against House Demolitions [ICAHD, Comitato Israeliano contro la Demolizione delle Case, ndt.].
(traduzione di Amedeo Rossi)
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