Un governo è obbligato a proteggere i diritti delle persone sotto occupazione. Ayelet Shaked lo sta rendendo difficile.
La motivazione del recente disegno di legge, promosso
dalla ministra della Giustizia Ayelet Shaked, che toglie l’autorità di
esaminare le petizioni dei palestinesi della Cisgiordania all’Alta Corte
di Giustizia e la attribuisce alla Corte Distrettuale di Gerusalemme, è
stata sintetizzata dalla ministra sulla sua pagina Facebook. In seguito
alla legge, ha scritto, “Il ricorso automatico all’Alta Corte da parte
dei palestinesi e dalle associazioni di sinistra finanziate da denaro
straniero non avverrà più.”
Il significato del disegno di legge approvato
domenica dalla Commissione Ministeriale per la Legislazione è che l’Alta
Corte non sarà più il tribunale di prima istanza per i reclami
palestinesi sulle decisioni relative a pianificazione e edificazione,
ingresso e uscita dai territori e richieste di libertà di informazione.
La rivoluzione prodotta da questa legge mira a rendere ancor più
difficili le azioni dei palestinesi danneggiati da azioni governative.
Ciò che è peggio, la promessa di Shaked che la nuova
legge ridurrà la pressione sulla corte non è convincente, dato che
nessuno garantisce che questi casi non saranno alla fine impugnati
presso la Corte Suprema. Shaked semplicemente non tollera l’intervento
dell’Alta Corte contro il furto di terre e la costruzione illegale su
terreni palestinesi, intervento che ha già portato alla demolizione di
case di coloni e la restituzione dei terreni su cui erano state
costruite quelle case ai proprietari, come è successo ad Amona e Netiv
Ha’avot. Shaked intende porre una barriera tra i palestinesi e l’Alta
Corte di Giustizia sotto forma della Corte Distrettuale di Gerusalemme.
Nel 2000 è stata approvata la Legge sui Tribunali per
le Questioni Amministrative, in base alla quale certe questioni legali
su cui la legge è chiara e coerente, e non necessita di frequenti
aggiornamenti, sono state spostate dall’Alta Corte di Giustizia alle
corti distrettuali. Ma qualunque caso di carattere fondamentale, o che
riguardi decisioni del governo centrale, viene ancora esaminato dai
giudici della più alta corte.
Nel caso dei palestinesi, che sono soggetti al
governo militare in un’area sotto occupazione, il loro timore di vedere
messi a repentaglio i propri diritti umani si realizza quotidianamente,
da cui l’importanza di consentire all’Alta Corte di continuare ad
occuparsi delle loro istanze. Lo scopo era di attribuire adeguato peso
al diritto internazionale, alle iniquità perpetrate dal governo ed
all’obbligo di Israele di rispettare i diritti dei palestinesi. Questi
principi, che sono considerati dall’attuale governo come ostacoli al
totale ed aggressivo controllo dei territori, non sono abitualmente
presi in considerazione dalla corte distrettuale.
Shaked sostiene: “Non meno importante è porre fine alla discriminazione contro i residenti di Giudea e Samaria (nome storico della Cisgiordania, ndtr).
I loro diritti devono essere uguali a quelli di ogni altro cittadino.”
Il cinismo di Shaked non ha limiti. In un luogo in cui non vi è
eguaglianza tra lo status di un residente palestinese e quello di un
israeliano, ed un grande solco separa i diritti dei due gruppi di
residenti, il governo è obbligato a proteggere realmente i diritti di
coloro che sono soggetti all’occupazione. Questa nuova legge deve essere
immediatamente abrogata.
Questo articolo è l’editoriale di apertura di Haaretz, pubblicato sui giornali ebraici e inglesi in Israele.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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