Giorgio Bernardelli :perdonaci Pamela



Abbiamo parlato troppo poco di te. Soprattutto prima che la tua tragedia si consumasse. E anche adesso ti lasciamo nelle mani di chi porta in giro il tuo corpo straziato come una bandiera
t.co





Abbiamo parlato troppo poco di te. Soprattutto prima che la tua tragedia si consumasse. E anche adesso ti lasciamo nelle mani di chi porta in giro il tuo corpo straziato come una bandiera


«Ma un post sulla ragazza fatta a pezzi non l'avete scritto».
Tra le tante parole piovute in questi giorni sui social addosso a chi è rimasto scosso da un certo modo di raccontare e commentare i fatti di Macerata, questa mi ha colpito più delle altre. Anche perché è perfettamente vero: un post su Pamela io non l'ho proprio scritto. E adesso capisco di aver fatto molto male.
Perché sì, è proprio di lei che oggi dovremmo parlare di più. Per renderle davvero giustizia, che vuol dire anche strappare il suo corpo straziato a chi anche in queste ore, nonostante tutto quanto è successo, continua a portarlo in giro facendone una macabra bandiera. Dobbiamo parlare di Pamela e di ciò che l'ha uccisa. Parliamone davvero, però. Perché, non so se ci avete fatto caso, ma c'è un tema che in tutta questa grande tragedia è uscito in fretta dalle cronache e dai commenti: la questione della droga. Del resto chi parla più di tossicodipendenze oggi in Italia? Chi ha il coraggio di parlarne, al di là della solita lacrimuccia quando la ragazzina un po' più sfortunata ci lascia le penne con una pasticca al sabato sera? Chi ha il coraggio di entrare davvero nel dolore di quelle famiglie che - come quella di Pamela - si sono accorte e hanno provato a esserci? Ma non è bastato ed è andata come sappiamo. E allora oggi tutti vendicatori.
Il problema sono gli immigrati, solo gli immigrati. Del resto l'ha uccisa lui, no? Ed è lui che l'ha straziata in quel modo. Basta, non se ne può più, è una "bomba sociale"... E mica basta il carcere per chi è colpevole di un delitto così atroce. 
Viviamo in città nelle quali dalle analisi sulle acque viene fuori che nelle fogne entra tanta cocaina quanto la somma di flacconi e pasticche dell'armadietto dei medicinali; però il problema è solo lo spacciatore africano. È lui la bestia. Le mafie? Beh, ci guardiamo tutti il commissario Montalbano; ma con la consapevolezza che i loro traffici (quelli sì transnazionali) c'erano e ci saranno sempre; in fondo non sono un problema che ci tocca. No, oggi è solo degli immigrati irregolari che vivono di espedienti che ci dobbiamo liberare. Perché loro sono tutti così. Tutti spacciatori. Tutti potenziali maniaci. Togli di mezzo loro è torna tutto come prima. Che cosa? Gli spacciatori e le overdosi c'erano anche trent'anni fa? Sì, ma mica ti facevano a pezzi come adesso...
Perdonaci davvero Pamela: abbiamo parlato troppo poco di te. Soprattutto prima che la tua tragedia si consumasse. Da troppo tempo nella nostra testa abbiamo medicalizzato la questione delle dipendenze; ne abbiamo fatto una sorta di malattia per la quale vai in una clinica/comunità e ti disintossichi, se non incroci per strada uno spacciatore maniaco nero. Ci pensano gli esperti, non tocca mica a noi che ti incrociamo per strada darti una ragione un po' più grande per vivere.
E anche adesso ti lasciamo nelle mani di questa gente. Quelli che vogliono vendetta e non giustizia. Quelli che sparano numeri che nemmeno conoscono. Quelli che vogliono solo che i ragazzi come te non turbino la loro agognata tranquillità. Possibilmente senza doverti neppure inseguire.
Perdonaci Pamela. E dal Cielo prega con noi che questa storia così triste in tutti i suoi aspetti ci scuota per davvero.


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