Gerusalemme: Kassisieh (amb. Palestina), “stop a illegali politiche Israele. A rischio presenza cristiana nella Città Santa”

Gerusalemme: Kassisieh (amb. Palestina), “stop a illegali politiche Israele. A rischio presenza cristiana nella Città Santa”

 

“Una escalation del governo di destra israeliano volta a minare e porre fine alla presenza cristiana nella città santa di Gerusalemme”: così l’ambasciatore dello Stato di Palestina presso la Santa Sede, Issa Kassissieh, ha definito, in una nota, la decisione del Comune di Gerusalemme di reclamare dalle Chiese (e non solo) il versamento delle tasse comunali (Church lands bill), conosciute come Arnona, sugli immobili non adibiti al culto. Decisione che ha portato il Patriarcato greco-ortodosso, la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato armeno, le tre Chiese responsabili della basilica, a chiudere il Santo Sepolcro fino a tempo indeterminato. Secondo l’ambasciatore “le pratiche israeliane sono una violazione flagrante dello status quo storico e legale di Gerusalemme che regola i rapporti tra autorità civili ed ecclesiastiche dal 1757. Ciò è stato confermato dal trattato di Parigi del 1856, da quello di Berlino del 1878 e dalla “Partition Resolution” del 1947. Le autorità israeliane hanno superato la linea rossa congelando i conti delle Chiese nelle banche”. Lo stesso Accordo bilaterale tra Israele e Santa Sede del 1993 ribadisce l’impegno a rispettare lo stato storico e legale dei Luoghi Santi così come le Risoluzioni Onu (Assemblea generale e Consiglio di sicurezza) affermano l’invalidità delle decisioni e delle azioni di Israele, Paese occupante, riguardo a Gerusalemme. Da qui l’appello del diplomatico palestinese alle Chiese e ai Paesi del mondo, in particolare alla Santa Sede e alle nazioni che si considerano custodi dei Luoghi Santi dall’epoca ottomana, di porre fine alle unilaterali e illegali politiche del governo israeliano. Escalation provocata dalla dichiarazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump del 6 dicembre scorso che riconosce Gerusalemme capitale d’Israele, in violazione degli obblighi delle precedenti amministrazioni Usa e della legittimità internazionale.

 

 

 

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