Abu Mazen chiede all’Onu una conferenza di pace multilaterale per riconoscere Gerusalemme Est capitale

Paolo Mastrolilli
inviato a New York
Convocare una conferenza di pace multilaterale entro la metà del 2018, per riconoscere lo Stato palestinese sulla base dei confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale. E’ la proposta fatta dal capo dell’Autorità Abu Mazen, durante il suo intervento davanti al Consiglio di Sicurezza, con cui in sostanza ha formalizzato di non riconoscere più gli Stati Uniti come mediatore onesto nel processo di pace.

Abu Mazen ha iniziato ricordando la «Nakba», che ha reso rifugiati 6 milioni di palestinesi, e tutti i negoziati a cui ha partecipato, inclusi quattro incontri con il presidente Trump nel 2017. Quindi ha chiesto: «Questa amministrazione non ha chiarito la sua posizione. E’ per la soluzione dei due stati, o uno?». Il leader dell’Autorità ha definito «pericolosa» la decisione del capo della Casa Bianca di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, criticando i limiti imposti alle attività della missione palestinese a Washington e i tagli ai finanziamenti dell’Unrwa: «Gli Usa hanno contraddetto loro stessi e i loro impegni, e hanno violato la legge internazionale e le risoluzioni rilevanti con la decisione su Gerusalemme. Perciò, è diventato impossibile per un solo paese risolvere un conflitto regionale o internazionale, senza la partecipazione di altri partner internazionali.

Dunque, per risolvere la questione palestinese è essenziale stabilire un meccanismo multilaterale internazionale, emanato da una conferenza». Quindi Abu Mazen ha proposto tre cose. Primo, una conferenza da tenere entro la metà del 2018, per riconoscere lo Stato Palestinese e lo Stato di Israele sulla base dei confini del 1967, formando un meccanismo per negoziare le altre questioni, come Gerusalemme, i confini, la sicurezza, gli insediamenti, i rifugiati, l’acqua, i prigionieri. Secondo, nel periodo dei negoziati andranno fermate le iniziative unilaterali, come gli insediamenti e il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Terzo, bisognerà applicare l’Arab Peace Initiative, garantendo che Gerusalemme Est diventi capitale dello Stato palestinese.

Alla fine del discorso Abu Mazen è uscito dall’aula, per non ascoltare la replica dell’ambasciatrice americana Haley. Lei comunque si è rivolta a lui così: «La decisione di riconoscere Gerusalemme può non piacerti, ma non cambierà. Noi siamo pronti a discutere la pace, ma non ti rincorreremo. La scelta è tua». Nella sala era presente anche Jared Kushner, il genero di Trump che sta elaborando la nuova proposta di pace americana. Washington conta sull’appoggio dei sauditi, sostenuti nella loro lotta con l’Iran, affinché spingano i palestinesi ad accettarla.

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