54 pazienti sono morti in attesa che Israele gli permettesse di uscire da Gaza
- Incoraggiato da Trump, Israele stringe la presa su Gerusalemme
- 54 pazienti sono morti in attesa che Israele gli permettesse di uscire da Gaza
- Dalla destra israeliana un appello alla deportazione di centinaia di migliaia di persone. E poi? Una Nakba?
- Israele colpisce Gaza dopo che due soldati sono stati feriti, due palestinesi morti
- Rapporto OCHA del periodo 30 gennaio – 12 febbraio 2018 ( due settimane)
Ali Abunimah
14 febbraio 2018, The Electronic Intifada
Cinquantaquattro
palestinesi sono morti l’anno scorso aspettando che Israele permettesse
loro di lasciare la Striscia di Gaza per curarsi.
Una
di loro era Faten Ahmed, una ragazza ventiseienne con una rara forma di
cancro. E’ morta in agosto mentre aspettava da Israele il permesso di
viaggiare per ricevere trattamenti di chemioterapia e radioterapia non
disponibili a Gaza.
Aveva
già mancato otto appuntamenti ospedalieri a causa di ritardi o rifiuti
da parte di Israele del “benestare di sicurezza”, riferisce
l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ahmed è una delle cinque donne morte di cancro nello stesso mese in attesa del permesso da Israele che non è mai arrivato.
In totale, fra i morti l’anno scorso in attesa del permesso, 46 erano malati di cancro.
Uno scioccante numero di morti
Questo
sconcertante pedaggio evidenzia l’impatto letale dell’assedio sempre
più stretto di Israele sui due milioni di persone che vivono a Gaza.
“Vediamo
sempre più Israele ritardare o negare l’accesso a trattamenti che
potrebbero salvare delle vite, che sia il cancro o altro, e di
conseguenza un numero impressionante di malati palestinesi muoiono,
mentre il sistema sanitario di Gaza – sottoposto a mezzo secolo di
occupazione e a un decennio di blocco totale – è sempre meno in grado di
provvedere ai bisogni della popolazione” ha detto martedì Aimee Shalan,
amministratore delegato di Medical Aids for Palestinians.
La
sua associazione assistenziale, insieme ad Amnesty International, Human
Rights Watch, il Centro Al Mezan per i Diritti Umani e i Medici per i
Diritti Umani di Israele, ha rivolto un urgente appello a Israele
affinché “tolga le illegali restrizioni totali alla libertà di movimento
della popolazione di Gaza, molto problematiche per coloro con gravi
problemi di salute.”
Nel
2017 le autorità di occupazione israeliane hanno accettato solo il 54%
delle domande di permesso a lasciare Gaza per ragioni mediche, la
percentuale più bassa da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità
ha cominciato a raccogliere dati nel 2008.
Israele
ha tragicamente rafforzato la stretta mortale; la percentuale di
permessi concessi è caduta dal 92 % del 2012 all’82% del 2014 per poi
scendere al 62 % nel 2016 prima di raggiungere l’anno scorso il punto
più basso.
Le
associazioni per la salute e i diritti umani segnalano che l’ONU e il
Comitato Internazionale della Croce Rossa hanno dichiarato il blocco di
terra, navale e aereo di Israele su Gaza, che impedisce i movimenti
della popolazione, una “punizione collettiva” – un crimine di guerra.
“I
palestinesi di Gaza hanno perso più di 11.000 appuntamenti medici
programmati nel 2017 in seguito al rifiuto o alla risposta fuori tempo
delle autorità israeliane alle richieste di permessi”, dichiarano le
associazioni.
La complicità di Egitto e Autorità Nazionale Palestinese
Le
associazioni sottolineano anche come l’Egitto e l’Autorità Nazionale
Palestinese con sede a Ramallah abbiano avuto un ruolo nel peggiorare la
situazione: “L’Egitto ha per lo più tenuto chiuso dal 2013 il valico di
Rafah alla popolazione di Gaza, contribuendo così a diminuire l’accesso
alle cure mediche.”
“In
quanto Stato confinante con un territorio che soffre di una lunga crisi
umanitaria, l’Egitto dovrebbe facilitare l’accesso della popolazione
agli aiuti umanitari”, affermano. “Ciò nonostante, la responsabilità
finale resta a Israele, la forza di occupazione.”
L’Autorità
Nazionale Palestinese ha anche drasticamente ridotto il sostegno
finanziario alle cure mediche fuori Gaza come parte delle sanzioni
intese a forzare Hamas perché ceda il controllo sulla gestione di Gaza.
Queste
restrizioni da parte dell’ ANP hanno causato almeno un morto, secondo
le associazioni. Ma le autorità mediche di Gaza hanno detto che più di
una dozzina di persone, inclusa una bimba di tre anni con un problema
cardiaco, sono morte aspettando un sostegno economico da Ramallah.
Tutto
questo accade nel mezzo di una crisi prodotta dal prolungato assedio,
che ha portato al collasso di pezzi fondamentali del sistema sanitario.
“In
una condizione di diffusa povertà e disoccupazione, almeno il 10% dei
bambini più piccoli soffre di malnutrizione cronica, a Gaza manca più
della metà di tutte le medicine e le dotazioni mediche necessarie o è
inferiore al fabbisogno mensile, e la cronica mancanza di elettricità ha
fatto sì che le autorità abbiano tagliato sulla sanità e altri servizi
essenziali”, affermano le associazioni della sanità e dei diritti umani.
Fine dell’assedio
All’inizio di questo mese, gli
ospedali di Gaza hanno cominciato a chiudere i battenti poiché i
generatori d’emergenza sono rimasti senza combustibile, costringendo a
rimandare centinaia di operazioni chirurgiche.
Mercoledì, RT (Russia Today) ha
mandato in onda questo resoconto da Gaza sulla situazione critica dei
malati di cancro. La corrispondente Anya Parampil ha parlato con Zakia
Tafish il cui marito Jamil è morto dopo che gli è stato più volte
impedito di andare a Gerusalemme a operarsi.
L’emittente ha anche trasmesso un notiziario sul peggioramento della situazione degli ospedali nei territori.
A
seguito dell’allarme ONU sull’incombente catastrofe, il Qatar e gli
Emirati Arabi si sono impegnati la scorsa settimana ad un finanziamento a
breve termine di 11 milioni di dollari per prevenire per qualche altro
mese una catastrofe ancora peggiore.
Comunque, come notano le associazioni dei diritti umani, non c’è altra soluzione a lungo termine che la fine dell’assedio.
“Le
restrizioni di movimento imposte dal governo israeliano sono
direttamente legate alla morte dei pazienti e all’aggravarsi delle
sofferenze, dovendo i malati chiedere i permessi”, ha detto Issam Younis
direttore di Al Mezan.
“Queste
pratiche fanno parte del regime di chiusura e di permessi che impedisce
ai malati di vivere dignitosamente, e viola il diritto alla vita.”
Medical
Aid for Palestinian, con sede in Inghilterra, si sta appellando alla
gente perché si rivolga ai legislatori del parlamento britannico e
“chieda loro di premere sul governo britannico affinché agisca per
salvare delle vite a Gaza.”
(Traduzione di Luciana Galliano)
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