Jonathan Cook :L’etica falsa dei liberali di Israele

L’etica  falsa dei liberali di Israele
Di Jonathan Cook
28 gennaio 2018

La violazione dei diritti umani da parte del governo ha così indignato  i preminenti liberali israeliani che, con una mossa senza precedenti, hanno dato inizio a una campagna di disobbedienza civile.
Molte centinaia di persone hanno risposto all’invito dei rabbini, promettendo di nascondere le vittime nelle loro case per proteggerle dalle forze di sicurezza di Israele.
Con l’umore che si guastava rapidamente, accademici e professionisti, compresi i dottori, i piloti, i presidi delle scuole, si sono rifiutati di colludere con le forze di sicurezza di Israele.
Questo mese, una quantità di apprezzate figure letterarie, come Amos Oz e David Grossman hanno ricordato al Primo Ministro Benjamin Netanyahu che era fondamentale “agire moralmente, umanamente e con compassione degna del popolo ebraico…Altrimenti, non avremmo ragione di esistere. “
Fuori da Israele, anche le organizzazioni ebraiche hanno inusualmente suonato un allarme, avvertendo che le azioni di Israele “tradiscono i valori centrali che noi, in quanto Ebrei, condividiamo”.
Nessuna di queste esternazioni  di preoccupazione morale, però, è stata espressa a nome dei Palestinesi. Invece, le coscienze dei liberali israeliani sono state punte dalle difficoltà eccezionali di circa 40.000 richiedenti asili africani, specialmente dal Sudan e dall’Eritrea.
Questo mese il governo di Israele ho iniziato un programma per espellere questi profughi che hanno ottenuto rifugio a Israele dalle zone di guerra prima che Israele nel 2013, riuscisse a completare una recinzione in tutto il Sinai per tenerli fuori.
Profonda vergogna
Ai richiedenti asilo sta venendo ora offerta una  “scelta” tra l’essere rimandati di nuovo in Africa, da una parte e, con i relativi pericoli di persecuzione, tortura e probabile morte, e, dall’altra, reclusione illimitata in Israele.
Al paese di destinazione, il Ruanda, vengono pagati 5.000 dollari per ogni richiedente asilo che accoglie. I reportage, però, mostrano che il Ruanda si sta sottraendo alle promesse di dare loro diritto di soggiorno, costringendo i rifugiati o a tornare nelle zone dalle quali in origine sono fuggiti o a fare la rischiosa traversata verso l’Europa.
Il modo in cui sono stati trattati è stato davvero scioccante ed è in flagrante violazione delle convenzioni internazionali per i diritti dei rifugiati che Israele ha ratificato.
L’indicazione di quanta poca compassione ufficiale ci sia per i rifugiati è  che soltanto a 10 è stato concesso asilo – una minuscola frazione di richiedenti. Questo si paragona al più dell’80% per di Sudanesi e di Eritrei che ottengono lo status di rifugiati in molti paesi europei.
Nel frattempo, i ministri del governo israeliano hanno ripetutamente incitato la gente contro gli Africani, definendoli un “cancro” e un “rischio per la sanità” il che a sua volta ha alimentato pubbliche campagne di odio e una mentalità di linciaggio.
E’ comprensibile il motivo per cui gli Israeliani provano profonda vergogna per  questo comportamento. La motivazione esplicita  dietro la creazione di Israele, dopo tutto, è stata di farne un rifugio per gli ebrei dall’odio di razza dilagante e dalle persecuzioni in Europa, culminate con l’Olocausto.
Israele spesso si definisce come un  paese di rifugiati. Le convenzioni che Israele sta trasgredendo erano state tracciate in base al fatto di avere compreso le difficoltà dei Ebrei che fuggivano dall’Europa.
La catastrofe delle pubbliche relazioni
La reazione negativa in Israele è stata guidata dai capi religiosi. I rabbini hanno spinto gli Israeliani a  disonorare  il governo promettendo di nascondere gli Africani nelle loro cantine e nelle soffitte per mandare all’aria le espulsioni.
Con questo si intende far ricordare il modo in cui una volta gli Europei tentarono coraggiosamente di salvare gli Ebrei dai nazisti; il caso più famoso è stato quello della ragazza autrice del diario, Anna Frank che in seguito morì in un campo di concentramento.
I piloti della compagnia aerea nazionale israeliana, El Al e il personale dell’aeroporto si sono pubblicamente rifiutati di far tornare in volo i richiedenti asilo nel pericolo, unendosi quindi all’atteggiamento di pubblica ribellione di psicologi, avvocati, professori e di molti altri.
Questa settimana, un gruppo di 350 medici, compresi i direttori dei dipartimenti ospedalieri, ha detto che stavano facendo sentire la loro voce perché le espulsioni farebbero “un danno tra i più gravi noti all’umanità”.
E, con una mossa che è stata una catastrofe delle pubbliche relazioni per Netanyahu e il suo governo, i sopravvissuti all’Olocausto e le loro organizzazioni questa settimana hanno denunciato ad alta voce la politica. Hanno citato la frase conclusiva del  discorso fatto all’ONU nel 2005 dal sopravvissuto all’Olocausto, Elie Wiesel: “Il mondo imparerà mai?”
Lo shock e l’indignazione degli Israeliani liberali – mentre è beneaccetto e gratificante – ha tuttavia rivelato la falsità che è alla base di questa campagna di resistenza civile senza precedenti.
Generosità facile
C’è il probabile sospetto che i liberali israeliani siano pronti a essere solidali con i richiedenti asilo soltanto perché è una generosità relativamente facile – un atto di umanitarismo che non osano estendere ai Palestinesi.
Anche molti Palestinesi sono rifugiati, a causa della creazione, da parte di Israele, di uno stato ebraico autoproclamatosi tale sulla loro terra e della campagna di pulizia etnica nel 1948 che l’ha resa possibile; è quella che i Palestinesi definiscono la loro Nabka, cioè catastrofe.
Israele si è rifiutata di permettere a questi Palestinesi di tornare in patria. Molto milioni hanno vissuto per decenni in condizioni miserabili nei campi profughi in tutto il Medio Oriente.
Nel frattempo, i Palestinesi nei territori occupati affrontano si trovano di fronte a violazioni spaventose dei diritti umani – nel loro caso non tramite un terzo partito in Africa, ma direttamente dallo stato di Israele.
Dove ci sono state la solidarietà, le campagne di disobbedienza civile in nome di questi palestinesi, dopo 70 anni di sofferenze? Soltanto un piccolo numero di Israeliani di sinistra – per lo più anarchici – sono sempre stati a fianco dei Palestinesi.
Si sono uniti ai Palestinesi, per esempio, per le dimostrazioni nelle comunità agricole della Cisgiordania come Bilin e Nabi Saleh, affrontando soldati israeliani armati e spesso violenti, quando lottano contro il furto delle loro terre per alimentare l’espansione degli insediamenti ebraici.
Di fatto, lungi dal dimostrare solidarietà con i Palestinesi, molti Israeliani liberali avevano chiesto un trattamento sempre più duro.
La schiacciante maggioranza degli Israeliani ha festeggiato la recente carcerazione di Ahed Tamimi, la sedicenne ragazza di Nabi Saleh che ha schiaffeggiato un soldato dopo che era entrato a casa sua. Pochi momenti prima la sua unità aveva sparato in faccia a suo cugino quindicenne dopo che questi aveva sbirciato al di sopra di un muro.
I bambini palestinesi che lanciano pietre ora fronteggiano 20 anni di prigione e i loro genitori rischiano di essere licenziati dai loro posti di lavoro. Due terzi dei bambini palestinesi arrestati dai servizi di sicurezza israeliani riferiscono di essere stati picchiati o torturati.
Però Ahed e questi altri bambini non sono delle Anna Frank palestinesi agli degli Israeliani liberali. Sono “terroristi”.
Il ‘momento Trump’ di Israele?
L’ondata di indignazione per l’emergenza dei richiedenti asilo sembra sospettosamente simile al “momento Trump” di Israele, facendo eco al recente sfogo di rabbia da parte dei liberali americani verso il detestato del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Questi stessi americani sono rimasti in silenzio mentre i predecessori di Trump avviavano guerre aggressive i tutto il globo e distruggevano la legge internazionale con programmi di uccisioni extragiudiziali,  detenzione illegale  e tortura.
Analogamente, gli Israeliani liberali sembra che si stiano impegnando in una specie di attività di rimozione, concentrandosi su un solo serio, ma isolato oltraggio per evitare di occuparsi di uno molto più grande, di più lunga durata nel quale sono personalmente implicati.
Evidenziando questo paradosso, l’organizzazione israeliana per i diritti umani, ha fatto appello alle comunità dei kibbutz e a quelle agricole cooperative (le moshav) per offrire una guida morale nella campagna per nascondere i rifugiati africani.
Queste stesse comunità sono state fondate dove c’erano le case distrutte dei rifugiati palestinesi costretti all’esilio nel 1948. Queste stesse comunità agricole hanno vietato a qualsiasi cittadino dello stato palestinese – uno su cinque della popolazione – di viverci. Tutte sono rimaste etnicamente “pure”.
Con la loro discordante difesa morale dei diritti umani, gli Israeliani liberali hanno inavvertitamente rivelato che non sono così lontani dal governo di destra che pubblicamente aborriscono.
Gran parte del sostegno per i richiedenti asilo africani, compresi i più famosi scrittori di Israele, hanno evidenziato quanto siano insignificanti i loro numeri, ora che un muro attraverso il Sinai blocca ulteriori ingressi di rifugiati. Se a tutti i 40.000 fosse permesso di rimanere, si fa notare abitualmente, comprenderebbero meno dello 0,5%
della popolazione di Israele.
Un demone demografico
Confrontate questo con i Palestinesi. Un quinto dei cittadini di Israele sono Palestinesi, cioè coloro che Israele non è riuscito a espellere nel 1948. Uniti ai  Palestinesi che vivono sotto l’aggressivo dominio militare israeliano nei territori occupati – che   Netanyahu  sta ricavando  nella Israele più grande – comprendono metà della popolazione della regione.
Quando si tratta dei Palestinesi, gli Israeliani liberali sembrano un poco diversi dai sostenitori di Netanyahu. Entrambi si preoccupano di mantenere Israele come uno stato fortezza ebraico. Entrambi vogliono muri che tengano fuori i non-Ebrei, sia i Palestinesi nei territori occupati che i rifugiati che arrivano dall’Africa.
Entrambi definiscono i Palestinesi, o i cittadini israeliani o le vittime dell’occupazione  come un “demone demografico” e il “tallone di Achille dello stato ebraico. Entrambi temono un indebolimento della ebraicità di Israele.
In breve, sia i liberali israeliani che le persone dei destra sono ossessionati dalla demografia – il numero degli Ebrei rispetto ai non-Ebrei – e dal conservare il privilegio ebraico. Entrambi stanno gettando le basi di futuri  oltraggi  contro i Palestinesi e per ulteriori ondate che incrementano la pulizia etnica.
Però gli Israeliani europei istruiti, liberali – coloro che dominano il mondo accademico e le professioni e che ora guidano la rivolta – possono permettersi di placare le proprie coscienze con una popolazione di Africani che rimarrà piccola e marginale. E’ improbabile che questi rifugiati faranno un’attività più elevata che scopare le strade o lavare i piatti nei ristoranti nella liberale Tel Aviv.
Netanyahu e la destra, contano, tuttavia, sull’appoggio di Israeliani molto più poveri, spesso ebrei che sono emigrati da paesi arabi che si trovano davanti a un’aperta discriminazione da parte dei liberali israeliani.
I politici di destra hanno continuamente la necessità di creare spauracchi (non ebrei) per sostenere la base del loro potere politico tra queste comunità povere. E’ stato facile per la destra aumentare le paure  rappresentando i rifugiati africani come profittatori che sono qui per “rubare i nostri posti di lavoro e le nostre donne”.
Umanitarismo pragmatico
Con una tattica di propagazione dell’allarmismo che ricorda quelle usate contro i Palestinesi, nel 2012 Netanyahu ha avvertito che 60.000 Africani – il numero che c’era allora a Israele – “potevano diventare 600.000 e forse anche mettere a rischio l’esistenza continua di Israele come democrazia ebraica”.
Il governo di Netanyahu definisce continuamente “infiltrati illegali” i rifugiati africani”, un termine molto più infame di quanto possa sembrare agli estranei.
Infiltrati” venivano chiamati i Palestinesi quando cercavano di ritornare nelle loro case dopo la loro espulsione nel 1948. Una vecchia legge israeliana effettivamente dava carta bianca ai funzionari israeliani per la sicurezza di sparare a questi “infiltrati”.
Il fatto che il governo paragoni i rifugiati israeliani a questi palestinesi, è inteso come una chiara forma di istigazione.
Forse questo non smuoverà gli Israeliani liberali, ma non ha neanche aperto i loro occhi alla loro stessa ipocrisia. Il loro è un umanitarismo pragmatico, non uno fondato su principi.
La terribile sofferenza che Israele sta ora  infliggendo ai rifugiati africani non è anche il momento in cui gli Israeliani liberali valutino che i Palestinesi da 70 anni stanno sopportando analoghe violenze?
Non è arrivato infine, il momento in cui i liberali israeliani sentano la necessità  di organizzare una campagna di disobbedienza civile non soltanto a nome degli Africani ma anche dei Palestinesi?
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-hollow-ethics-of-israels-liberals
Originale: Jonathancook.net
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0
 
 

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