Un’artista palestinese sprona le donne a parlare di molestie sessuali

 
 
 
 
Un progetto dell’artista Yasmeen Mjalli incoraggia le donne palestinesi a far sentire la propria voce contro molestie e abusi sessuali
nena-news.it
 
 di Ahmad Melhem, Al Monitor
(Traduzione di Elena Bellini)
Ramallah, 2 dicembre 2017, Nena News – L’artista palestinese Yasmeen Mjalli incontrerà (ha incontrato per chi legge) il 29 novembre gli studenti dell’Università Al-Quds, nella città di Abu Dis, Cisgiordania, per una conversazione sulle loro esperienze di molestie sessuali. L’incontro è parte di “I am not your sweetheart” (“Non sono il tuo tesoro”), progetto che ha come obiettivo quello di incoraggiare le donne a denunciare molestie e abusi sessuali.
L’incontro costituisce la seconda fase del progetto della Mjalli. All’inizio di novembre, l’artista ha piazzato un tavolo di legno sul marciapiede di Yasser Arafat Square a Ramallah e ha chiesto alle donne di farsi avanti con le loro storie di molestie sessuali. Le testimonianze raccolte faranno parte di un libro, pubblicato in inglese e arabo, che verrà presentato contestualmente a una mostra.
Yasmeen Mjalli, nata negli Stati Uniti e laureata in Storia dell’Arte all’Università della North Carolina Greensboro, si è trasferita a Ramallah un anno fa. L’esperienza vissuta in prima persona in Cisgiordania le ha fornito l’ispirazione per un progetto artistico che affrontasse il tema delle molestie sessuali nei Territori Palestinesi. “Sono stata ripetutamente oggetto di molestie da parte di uomini per strada – ha raccontato ad Al Monitor – così ho cominciato a pensare a un modo per contrastare questo fenomeno. Mi sono resa conto che non posso porre fine agli episodi di molestia, ma che posso aiutare le donne che ne sono state vittima a far sentire la loro voce”.
Il libro e l’installazione artistica racconteranno le storie di donne palestinesi che hanno subito molestie sessuali per strada, sul posto di lavoro o in luoghi pubblici. Il libro conterrà 200 testimonianze e sarà presentato a Ramallah in data da definire. Contemporaneamente, verrà inaugurata a Ramallah una mostra di dipinti che ritraggono il fenomeno della molestia e dell’abuso sulle donne in Palestina.
La prima fase del progetto è iniziata il 16 ottobre, quando la Mjalli, munita di macchina da scrivere, ha installato un tavolo davanti a un cartellone che diceva ‘Non stare zitta sulle molestie’. Tra le donne di passaggio, molte hanno volontariamente condiviso le loro storie e raccontato all’artista delle molestie sessuali subite.
Una delle donne che ha parlato con la Mjalli ha dichiarato, in forma anonima, ad Al Monitor: “Ho partecipato al progetto per raccontare delle molestie sessuali di cui sono stata vittima. Astenersi dal denunciare non è più accettabile, soprattutto considerando che (tali episodi) si verificano dappertutto e tutti i giorni”. “Pensavo che ciò che era accaduto a me non succedesse spesso – ha aggiunto – Ma, prendendo parte al progetto, ho imparato molto e ho sentito tante storie”.
Ha raccontato la propria esperienza, con queste parole: “Ho preso un taxi a Ramallah; l’autista era silenzioso, non ha proferito parola per tutto il viaggio. Arrivati a destinazione, ha iniziato a molestarmi verbalmente usando espressioni inopportune di tipo sessuale. Mi sono scaraventata fuori dal taxi”.
Attraverso questo progetto, Yasmeen Mjalli intende dare voce alle donne palestinesi che si trovano ad affrontare le molestie. L’artista sottolinea che “Le donne sono vittime di numerosi episodi di molestie, di cui non parlano perché hanno paura della loro famiglia e della società. Ciò accade perché questi episodi sono associati all’ “onore”. Sono convinta che il modo migliore per cambiare la situazione sia promuovere l’aumento dell’autostima tra le donne, denunciare questi episodi e fare in modo che queste donne sappiano che non è capitato solo a loro”. “Più di 250 donne – aggiunge – si sono fermate davanti al tavolo in centro a Ramallah per conoscere la campagna e i suoi obiettivi. Solo 50, però, hanno avuto il coraggio di parlare e lasciare testimonianza scritta degli episodi di molestie di cui sono state vittime”.
Il libro e la mostra affronteranno l’impatto negativo delle molestie sessuali sulle donne e coinvolgeranno il pubblico in una discussione su come affrontare molestie e abusi.
Diverse campagne rivolte ai giovani e alle comunità si sono focalizzate sullo stesso argomento negli ultimi anni. Una delle  più famose è “Non stare zitta… Non ne aveva il diritto”, una campagna giovanile lanciata nell’ottobre del 2016 dal Women Health Center nella Striscia di Gaza. Il 16 giugno 2015, il Palestinian Center for Peace and Democracy ha organizzato  “Non stare zitta”.
Nonostante queste campagne, il tema continua a venire ignorato nei Territori palestinesi, a causa di tradizioni conservatrici e del rapporto di correlazione con “l’onore della famiglia”. Per colpa di questa mentalità, oltre che per la tendenza a non denunciare le molestie, mancano statistiche accurate su molestie e abusi. Inoltre, il Codice Penale palestinese non prevede pene per scoraggiare i molestatori, il che trattiene le donne dal denunciare tali episodi alla polizia. Ecco perché le campagne rivolte ai giovani hanno l’obiettivo di incoraggiare le donne a far sentire la loro voce.

Louay Arziqat, portavoce della polizia palestinese, ha dichiarato che “I casi di molestie sessuali difficilmente vengono denunciati alla polizia. Comunque, quando viene sporta denuncia, vengono prese tutte le necessarie misure di legge”. “Facciamo appello a tutte le donne affinché denuncino le molestie sessuali – ha aggiunto – e questi casi verranno trattati con la massima confidenzialità”.
Ilham Sami, Direttrice della Complaint Unit (Unità Denunce) al Ministero per gli Affari Femminili, ha raccontato ad Al Monitor che “Il Codice Penale, che risale al 1960, non riconosce la molestia sessuale come reato. Pertanto, per una vittima di molestie – donna, ragazza, o anche uomo – non varrà la pena fare ricorso alla magistratura e chiedere che sia garantito un provvedimento cautelare”.
Ha aggiunto che il Codice Penale è ormai obsoleto e ha bisogno di essere modificato, ma che “i politici rifiutano di farlo. La società deve fare pressione affinché la legge venga rettificata”.
Un gruppo di organizzazioni giuridiche e per i diritti umani, guidato dal Ministero della Giustizia, ha preparato, nel 2010, un disegno di Codice Penale nel quale la molestia sessuale viene riconosciuta come reato. Il disegno di legge è stato presentato nel 2011 al Consiglio dei Ministri, che l’ha approvato e inviato al Presidente Mahmoud Abbas per la ratifica, ma Abbas si è rifiutato di ratificarlo. Il 13 maggio 2014, il governo ha incaricato il Ministro della Giustizia Ali Abu Diak di presentare al Consiglio dei Ministri una bozza modificata di Codice Penale per l’approvazione prima dell’inoltro ad Abbas per la ratifica. Ad oggi, Abbas non l’ha ancora ratificata.
Ahmad Melhem è un giornalista e fotografo palestinese; lavora a Ramallah per Al-Watan News. Scrive per diverse testate arabe.
Fonte: http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2017/11/palestinian-women-come-forward-with-stories-of-harassment.html
 

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